Chapter 3

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"I dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore e dignità, ma per maturarci."
  Hermann Assia

Cleo's pov.🌑

dovevo lasciare l'Istituto per raggiungere New York e dare il meglio di me nelle missioni e chissà,magari.. diventare persino lì la migliore.

Ogni volta che conoscevo delle nuove persone,mi mettevo sempre in competizione con loro,le osservavo e riuscivo a percepire i loro punti deboli dal loro comportamento.
Per questo,ero riservata e riuscivo ad essere sempre la migliore.
Adoravo farmi amare e rispettare da tutti,ma preferivo che tutti mi odiassero e avessero timore di me.
Era più divertente dialogare mentre non riuscivano a guardarti in viso, occhi e occhi.

«Pronta?» Chiese Ester prima di consegnarmi dei fogli e una chiave.

«Ho altra scelta?» Domandai retorica.

«La chiave apre un appartamento non molto distante dall'istituto di New York,potrai utilizzarlo quando vuoi. Mi dicono che le camere dell'istituto di New York non sono così confortevoli come le nostre» ridacchiò e mi salutò con un sorriso.

Sospirai e oltrepassai il portale che ovviamente mi portò a New York,fuori da una chiesa antica che pensai fosse l'Istituto.
Entrai subito e sciocca,non disattivai l'allarme.

Che idiota.
mi accorsi che all'interno era ben fornito di dispositivi elettronici.

Qualcuno mi prese dal collo e mi spinse contro il muro..era stato un ragazzo dai capelli neri e occhi verdi che mi guardò accigliato.

«Ehi,sono qui da due minuti e già mi ritrovo contro un muro, ma lo preferirei in un contesto diverso.» Sorrisi alzando le sopracciglia e l'unica cosa che fece era stringere la presa.

«E tu chi cazzo sei?» quasi ringhiò come se fosse un cane inferocito.

«Gesù Cristo!» bofonchiai sotto la sua presa salda.

«Ti credi divertente?»

«Sono una Shadowhunter testa di cazzo, leva le tue mani dal mio corpo. schifoso!» feci finta di essere più debole di lui, con una mossa l'avrei steso.

«Perché l'allarme dei nascosti ha suonato?»

«direi proprio di farlo controllare»

Lo guardai fisso nei suoi occhi, chiusi le palpebre in due fessure.
Percepivo il suo astio nei miei confronti.

«Date così il benvenuto a New York?»

«Non puoi neanche immaginare cosa facciamo qui »

«Che benvenuto clamoroso,mi sento proprio a casa»

«Che ragazzina» borbottò sottovoce ma riuscì a sentirlo.

«Ragazzina ci chiami tua madre» con una mossa riuscii a togliere il braccio dal collo e lo guardai con odio.

Voleva sfidarmi?

«Cleo!»Mi voltai e vidi il capo dell'istituto raggiungermi con un sorriso a trentadue denti.

«Maryse,giusto?» Ricambiai il sorriso e annuì.

«Vedo che hai già conosciuto mio figlio,Alec»

«Suo figlio?» rimasi incredula

Come ha fatto a mettere al mondo una creatura così odiosa?

«Dammi del tu,per favore. Insisto. Si,lui è mio figlio»

«È molto dolce nel dare benvenuti»

«Davvero?»

«Si,mancava solo una scatola di cioccolatini» esclamai con un tono ironico ma lei non capii.

Damnatus AngelusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora