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Cacchio, cacchio e ancora cacchio! Sono in ritardo. La sveglia non ha fatto il suo dovere, è stufa anche lei di suonare, o probabilmente si è rotta per tutti gli schiaffi che le ho tirato, una volta l'ho persino buttata di sotto. Come to home...
Mi manca Londra, l'ultima volta che ci sono stata era per la morte di Denny e il ricordo mi uccide, mi fa male pensare che sia morto e fa ancor più male il fatto che Mattehw non si sia ancora ripreso. Chissà i suoi genitori come stanno. Beh, tra poco avremo modo di saperlo. Al volo mi infilo i vestiti e le scarpe, niente trucco altrimenti durante il volo si sbava e sarebbe anche fastidioso doverselo sistemare. Mi pettino a caso senza dare una piega precisa ai capelli. Scendo, faccio colazione, vado in sala accorgendomi che Rose è in piedi e la saluto. Mi abbraccia forte e mi ricorda di non fare diavolerie, la rassicuro ed esco vedendo arrivare in quel preciso momento il taxi con Cameron dentro.
Salgo e lui mi da un bacio veloce.
«Svegliata tardi vero?»
«I capelli giusto?»
«Si esatto. Di solito sono sempre impeccabili, tutto il resto è lasciato a se ma i capelli li porti sempre in ordine.»
«Scusa la sveglia non ha suonato.»
«Non scusarti, ero in ritardo anch'io tranquilla.» mi fa l'occhiolino e mi mette il braccio attorno al collo. Ieri sera si era portato la mia valigia a casa sua così avrebbe caricato il taxi da lì. Le ultime cose, come lo spazzolino, le metterò via quando saremo all'aeroporto.
Dopo mezz'ora arriviamo e troviamo solo i professori. Sistemo la porchette che mi ero tenuta fuori dalla valigia per caricarla stamattina.
Salutiamo i prof e imbarchiamo i bagagli così da non avere problemi più tardi. Chiamo Lù per chiederle dove sono finiti tutti e lei mi risponde che il bus è in un ritardo spaventoso ma che comunque dovrebbero arrivare in tempo.
Non appena arrivano anche gli altri, energumeni e fatine, ci assegnano i posti e tutti salutano i propri bagagli assicurandosi di averli chiusi bene e sperando che non vadano persi. Ci imbarchiamo sull'aereo, occupandolo più o meno tutto, ci sono dei posti liberi ma più della metà è nostra, siamo cinquantatré persone. L'altoparlante, come al solito, annuncia di allacciare le cinture e io lo faccio anche se so benissimo che, come gli atterraggi, i decolli non sono turbolenti come dichiarano. Di fianco a me ho Camilla che sta tremando mentre io ho in mano il telefono, in modalità aereo e con i dati spenti, con la app della musica aperta, scelgo tra i vari brani e una volta selezionato lo faccio partire per poi bloccare la traccia e lo schermo per confortare e rassicurare Camilla.
«Non hai mai preso un aereo vero?»
«Già, s..s..s..si v..vede?»
«Nooo, scherzi? Stai solo tremando! Hey ascolta rilassati, non è mai successo nulla ok? Le cinture indicano solo che devi stare seduta, non servono ad altro tranquilla. Sono stata su migliaia di aerei e sono ancora viva, non moriremo, penso che dovrai sopportare i tuoi genitori ancora per molto tempo. Prova a distrarti con della musica ad alto volume, non sentirai nemmeno il rumore del motore che parte credimi. Dicono di allacciare le cinture perchè l'aereo s'inclina perciò potresti cadere dal seggiolino, quando siamo involo la puoi slacciare perchè l'aereo è dritto. Giuro che le cinture servono solo per tenerti incollata ai seggiolini per via dell'inclinazione dell'aereo.»
Obbedisce allacciandosi tremolante la cintura. Tira fuori il suo mp3 e si mette le cuffie, lo faccio anche io. Mi appoggio al vetro del finestrino e, dopo Camilla, mi addormento aspettando impaziente che tra due ore la voce di prima mi dica di riallacciare la cintura per l'atterraggio.
Il jet-leg darà un po' fastidio ma è solo di un'ora perciò, si, saremo stanchi e smorti però ci abitueremo in fretta.

Un amore paranormaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora