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La scena di ieri non me la dimenticherò mai. E non credo che sarà l'ultima che mi farà pagare. Ieri ho fatto anche una sceneggiata perciò secondo le sue regole devo scontare la mia pena. Pensa davvero di potermi riprogrammare il cervello? Dopo ieri non penso più che ci sia un qualcosa di giusto. Ho sempre saputo per cosa lo faceva o meglio credevo di saperlo perchè alla fine pensavo fosse una cosa positiva, ma poi ha iniziato quel suo monologo schifoso sul fatto che quello che fa è buono e giusto come se fosse un prete. Ma il punto è che lui non vuole solo essere un prete lui vuole essere Dio, e per riuscirci cerca di creare una sorta di cura ad un malattia che inietta lui alle persone...che razza di perversione mentale sarebbe questa? Perchè inietti una cosa che uccide se non hai la cura?
«Lo fa perchè alcuni hanno un DNA resistente e che quindi potrebbe sopportare la malattia ma alla fine questa trova sempre il punto debole e li uccide. Non è difficile, non ci vuole nemmeno molto a capire che "la malattia", essendo un virus e quindi una cosa vivente, ha sviluppato una sua intelligenza» mi ha letto nella testa.
«Potresti aver ragione in effetti» non ci avevo mai pensato prima, i virus sono comunque batteri e cioè forme di vita che possono sviluppare una propria intelligenza - questa è scienza futuristica Merel, come fai a non averci pensato – con la quale possono trovare il modo di uccidere lo stesso. La porta cigola e io inizio a tremare come una foglia, non voglio che quegli zombie assassini mi saltino di nuovo addosso. Detto così sembra molto banale ma fa un male cane e non credo che il mio corpo regga di nuovo una perdita così ingente di sangue. Cam mi stringe forte la mano e quando vede che non si ferma alla mia cella tira un sospiro di sollievo ma io tremo ancora di più, questo vuol dire che prenderanno lui visto che sta nell'ultima cella e io nella penultima. La guardia, la stessa di ieri pomeriggio, apre la sua cella e gli dice di uscire lui non obbedisce e perciò gli spara in vena un sedativo che lo stende dopo due secondi.
«CAM...CAAAAM...NO CAMERON» provo anche a cercarlo col pensiero "Cameron ti prego rispondi, mi dispiace, Cameron!" niente, poi sparisce dietro alla porta cigolante. Inizio a piangere e a fare avanti e indietro per la cella. Poi mi siedo sotto richiesta di Chuck. Arriva una guardia a portarci da mangiare e io, per il nervosismo gli grido dietro. «Credi davvero che riuscirò a mangiare? Fammi sapere come sta, voglio uscire da qui!» urlo contro la guardia scuotendo le sbarre come se servisse a farle rompere. Alla fine bevo solo l'acqua e il té che mi hanno portato giusto per non disidratarmi. Passano le ore e di Cam nemmeno l'ombra. Mi sdraio sul letto, poi scendo e lo rifaccio, ripeto la cosa per almeno dieci volte, non ce la faccio più l'attesa mi sta uccidendo. Ed è proprio quando sto rifacendo il letto per l'undicesima volta che la porta cigola. Cam non cammina, ci sono due guardie che lo trascinano, è sporco di sangue e non ha più la maglietta in più sembra avere delle scottature sul torace ben definito. Mi avvicino alle sbarre e le guardie lo scaraventano dentro la sua cella poi gli lanciano un secchio dicendogli che se avesse avuto il bisogno di vomitare lo avrebbe potuto fare lì dentro così quando le prigioni sarebbero state pulite ci avrebbero messo di meno le cameriere. Che razza di crudeltà si spinge a tanto? Si rialza a fatica anzi, ad estrema fatica; vorrei poterlo aiutare. Vado verso le sbarre che separano la mia e la sua cella e cerco di aiutarlo come posso, lui mi sorride non appena riesce a mettersi seduto. Ha il respiro affannato e per calmarsi butta la testa all'indietro chiudendo gli occhi per qualche secondo poi torna in posizione normale ma rimane con la testa appoggiata al muro. Non chiedo cosa gli abbiano fatto per paura di infierire, me lo dirà lui se avrà voglia o forse glielo chiederò io più tardi, quando starà meglio, sempre che ci permettano di stare meglio perchè in effetti non so se permetteranno che torni in forze, hanno visto chi è e sanno cosa può fare perciò credo che lo terranno sotto controllo e non gli permetteranno di stare bene.
Cerca di alzarsi ma non ci riesce è troppo debole perciò tenta di parlare, ma non capisco subito alla fine indica il secchio e io cerco di prenderlo. Quando ci riesco glielo passo e lui si mette con la testa dentro, sento tossire e vomitare. Come vorrei che la smettesse. Alza la testa per respirare poi non fa a tempo a mettere la testa di nuovo dentro il secchio e vomita un liquido giallastro schifoso misto a del rosso che suppongo sia sangue. Mi dispiace tanto, è solo colpa mia. Quando smette gli accarezzo la spalla, in tutto questo casino ancora non gli ho parlato, forse perchè so che essendo colpa mia stare zitta è meglio. Si volta per nascondersi da me. No, non deve permettergli di separarci non può permetterglielo.
«Cameron no, non permettergli di distruggerci ti prego, non glielo permettere.» continua a rimanere girato allora faccio passare anche l'altro braccio attraverso le sbarre e lo abbraccio da dietro, lui mi stringe le braccia e dice qualcosa che non capisco e a quanto pare sa di non essere stato chiaro perché si schiarisce la gola per parlare. «Ok non glielo permetto promesso. Promesso?» fa a me con voce roca. Gli bacio il collo e annuisco poi lo dico per confermarlo e farlo stare tranquillo, si gira verso di me finalmente. Mi ricordo del mio pasto che ho saltato ma che non mi hanno portato via perciò lo prendo e glielo porgo, lui mi sorride e gli poso, in un modo un pò impossibile, un bacio sulla bocca che sa di ferro freddo.

Un amore paranormaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora