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Mi sveglia qualcuno con un bacio, naturalmente dev'essere Cameron. No, e chi può essere scusa, tuo nonno? Certe volte sei proprio stupida Merel White. Anche perchè non hai nemmeno un nonno...
Mi volto dall'altra parte perché non voglio alzarmi, siamo a mercoledì e oggi c'è la lezione di danza classica, non mi secca più di tanto, sono molto elastica e i miei muscoli reggono bene il dolore, però di alzarmi non se ne parla. Il mio corpo non ne vuole proprio sapere!
Il fatto è che tra due giorni, tre con oggi, Cass verrà qui e avrà con se le solite due cartelline: quella con i fogli per l'adozione e quella con i fogli del "ok, grazie per essere stata qui, ma non ti voglio, cerco qualcuno con meno problemi". Detesto che la gente mi etichetti come ragazza problematica, sono solo diversa da te, mica stupida. Tuttavia pensandoci Rose non mi ha mai sentita urlare o gridare durante i miei incubi, mi ha dato una camera, oltretutto lontana dalla sua, non penso che mi abbia mai sentita.
È deprimente il fatto che in una di quelle cartelline ci sia il mio futuro.
«Lasciami dormire Cameron»
«E no bella, ti devi svegliare, forza dobbiamo andare a scuola, non piace nemmeno a me sai?»
All'improvviso sento che mi tira su di peso e mi mette in piedi: «Devi vestirti altrimenti lo farò io e, credimi, non ti piacerà. Rose ti ha già chiamata due volte per la colazione.»
«Ok ok faccio da sola, grazie» mi infilo i vestiti che avevo preparato ieri sera, mi trucco un po', metto le scarpe, prendo la borsa e scendo a fare colazione. Ovvia routine mattutina degli studenti. Quando scendo vedo che in cucina Rose ha preparato solo latte e biscotti e infatti la vedo correre per uscire. Mi saluta e se ne va di corsa dicendo che c'è un'emergenza, ricambio il saluto e faccio colazione. Quando finisco vedo che è ancora presto per uscire di casa, perciò accendo la tv mettendo sul canale della musica sperando che ci sia qualcosa che non faccia dormire ed anzi mi carichi. Sto lì un po' e poi sento dei passi...mi spavento perciò prendo l'abat jours dimenticandomi che è attaccata alla presa della corrente, mi guardo intorno e l'unica cosa che trovo è una bottiglia di vetro con dentro della sabbia di chissà dove. I passi si avvicinano e io mi preparo per colpire.
«Woh, buona, metti giù» Cameron! Dio gliela tirerei in testa comunque, tanto ne uscirebbe illeso in ogni caso.
«Vivi in una bella casa però.»
«Ma che ci fai ancora qui? Non dovresti essere a casa tua?»
«C'ero infatti, mi sono cambiato ho preso la macchina e sono venuto a prenderti.»
«Ah, mmm...ok. Ehm...prendo la borsa e andiamo» stupita, si ecco, è il termine giusto. Vuole farsi vedere con me a scuola? Strano. La prima volta non è andata tanto bene, ma non importa, voglio essere ottimista, proviamoci di nuovo.
Usciamo di casa, chiudo a chiave la porta e salgo in macchina. Questa macchina è sobria, elegante, bella, costosa - forse troppo per uno che ha neno di 20 anni. Una Jaguar ma non la stessa che visto nel garage, è più piccola e non decappottabile.
«Da dove è uscita questa?»
«Macchina di mamma, comoda per andare a scuola e vuoi fare un gesto carino ad una piagnona che in moto non vuole salire.» si beh questo è ve...aspetta ma...HEY! Che è insulti gratis, ma vedi un po'. Ah si? Va bene allora ti darò pane per i tuoi denti.
«Detto da uno che se anche cade non muore, la cosa fa ridere.»
«Touché»
Il viaggio dura poco meno di un quarto d'ora, parcheggia nel piazzale della scuola sotto gli occhi di tutti senza farmi scendere. Che intenzioni ha?
Scende lui dalla macchina, mentre io sono ancora dentro, esitante mi apre la portiera e mi porge la mano in segno di aiuto per uscire, la accetto e lui mi mette un braccio intorno al collo subito dopo aver chiuso la macchina.
Le persone ci guardano sbalordite, ho migliaia di sguardi puntati addosso, cavolo che imbarazzo!!!
«Ehm...Cam?» gli sussurro vicino all'orecchio continuando a guardare le persone che ci scrutano attentamente cercando anche un solo piccolo difetto di cui sparlare.
«Che?» mi guarda come se nessuno ci stesse guardando, come se questa cosa fosse totalmente normale.
«Ci guardano tutti. È imbarazzante.»
«Si e tu non guardarli, tanto anche se provi imbarazzo ti fissano lo stesso, fregatene. Sai non è da me fare una cosa simile e sono invidiose di te.»
«Invidiose di questo?» mi fermo in mezzo alla strada aprendo le braccia in modo da indicarmi.
«Credimi, sei più bella tu di tutte loro, non ti nascondi dietro cemento armato spacciandolo per fondotinta , o in generale per trucco, o una quinta di seno avendo solo una terza e usando un push-up tre taglie più piccolo. Tu, tu sei vera in mezzo alla finzione e brilli per quanto sei vera. Anche con chi ti tratta di merda lo sei, rispondi ma rimani lo stesso tu, mentre chiunque altro diventerebbe un leone inferocito tu rimani innocente.»
«Oddio, non pensavo mi vedessi in questo modo, grazie. Anche tu sei diverso. Anzi sei diverso ma uguale. Uguale perché sei comunque il solito idiota pervertito, ma diverso perché agli occhi degli altri sei stronzo mentre ai miei sei il ragazzo che mostra gli occhi azzurri solo quando il suo cuore gli dice di farlo.»
Mi bacia, qui davanti a tutti lui mi bacia. La gente urla, applaude, altra che piange, altra che piange e urla. Non so perché ma in questo istante non me ne frega proprio nulla di loro, delle persone che stanno intorno a noi, esistiamo solo io e lui perché in qualche modo ci siamo detti di amarci senza aver dato spettacolo davanti a tutti.
Un bacio di un attimo può cambiare tutta la giornata o tutta la vita. Mi stacco leggermente da lui, voglio dirgli che lo amo ma sono troppo imbarazzata per farlo, dalla mia bocca non riesco a far uscire nulla, è deprimente. Mi guarda come se avesse capito cosa voglio dire e infatti:
«Ti amo anche io.»
Ci baciamo e nel mentre entrambi facciamo una smorfia con ancora le labbra appiccicate in un bacio. I tatuaggi. Il nostro è amore puro, amore vero. La profezia con noi non esiste più.

Un amore paranormaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora