All'improvviso qualcosa ci blocca la macchina da dietro. Ci troviamo su una tangenziale, credo in mezzo a dei boschi, suppongo sia una di quelle strade che ti portano di città in città come superstrade, tangenziali ed autostrade, una di quelle che è in mezzo al nulla se non fosse per autogrill e stazioni S.O.S., quelle in cui sei accompagnato solo da campi infiniti e boschi spaventosi. Ecco noi siamo su una di quelle strade. In cui dai boschi senti ululati, grilli e gufi in quantità da film horror.
Ma in fondo, dentro di me, dentro di noi, sapevamo che ci avrebbero presi. Era quasi una cosa scontata, una cosa che fuggire avrebbe solo ritardato, non risolto. Però scappare ci ha dato una speranza, come se il nostro corpo avesse bisogno di questo.
Tuttavia viene spontaneo porsi una semplice domanda: fuggire per tutta la vita o farsi prendere?
Beh, in queste cinque ore di macchina abbiamo parlato del più e del meno ed è venuto fuori che nessuno dei due si sarebbe fatto catturare e basta ma, al contrario, abbiamo trovato una specie di compromesso. Ci guardiamo in faccia come per scambiarci un segno d'intesa e dirci che tentare di fuggire sarebbe stato inutile. Toglie il piede dall'acceleratore e lascia che aprano le portiere, anzi che le strappino. Ci mettono un cappuccio di tela nera e soffocante e ci dicono di camminare, noi obbediamo.
«Nick...» nessuna risposta, so che Nicolas c'è, mio padre deve aver per forza mandato lui, si fida troppo per non mandarlo e poi mi conosce e sa che Nick non mi farebbe mai del male, ma saprebbe contenermi in caso di fuga. Da bambini giocavamo sempre insieme e lui mi aveva insegnato qualche trucchetto per fuggire, ovviamente aveva il master in quest'arte e non riuscirei mai a batterlo al suo stesso gioco.
«Avanti Nicolas, so che ci sei. Mio padre si fida ciecamente di te e sei troppo bravo per essere lasciato a guardia del castello...» o per meglio dire catacombe.
Ci tolgono i cappucci e infatti, a prova della mia tesi, vedo Nicolas.
«Tanto la strada già la conosci non è così Merel?» in risposta gli faccio un sorrisetto a bocca chiusa, uno di quelli che fai quando intendi dire "Ah ah ah, molto divertente" ad una persona che solitamente ti sta antipatica. Cam mi guarda spaesato.
«Merel ma di che parla?» ok qua ci sta: cazzo! Non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi, gli ho mentito per troppo tempo.
«Scusa io...io potrei aver mentito» continuo a non guardarlo, ho paura che il suo modo di guardarmi sia cambiato, io però non riesco a cambiare il mio nemmeno se mi ci metto d'impegno.
«Su cosa Mel?» beh ok ha detto Mel perciò è più calmo del previsto. Ok no, ci sono tre opzioni: A) è più calmo del previsto; B) è incazzato come una furia; C) è incazzato come una furia ma sta cercando di mantenere la calma perché prima vuole accertarsi su cosa ho mentito.
Si divincola dalla presa del tipo che lo stringe e mi prende per le braccia. Lo lasciano fare...strano, del resto però si merita la verità. Mi fissa negli occhi costringendomi a guardarlo.
«Mi vedi? Sono sempre io, qualsiasi cosa tu mi abbia detto sono sicuro che è stato per il mio bene.» il suo sguardo è sempre lo stesso. Opzione A. Tiro un sospiro di sollievo e abbasso la testa, sentendomi un padrone che ha bastonato il suo cane, sentendo di aver fatto una cosa ingiusta e crudele.
«Non ti ho detto molte cose e credo che non me la perdonerai facilmente, soprattutto questa.»
«Sputa il rospo o qualsiasi cosa tu abbia in bocca. Buttala fuori avanti.»
«Io...non posso, so che dovrei e che questo sarebbe il momento perfetto per farlo ma non ci riesco. Ti sto tenendo nascoste delle cose che...oddio mi dispiace» sento la sensazione delle lacrime e di un pianto in arrivo ma cerco di trattenermi. I suoi occhi si sgranano e fa un sospiro.
«Ok quindi non mi hai mentito, mi hai solo tenuto lontano dalla verità giusto?»
«No, cioè si ma davvero pensi solo a questo? Ti sto tenendo nascosta una verità molto importante e riesci a stare calmo e guardarmi ancora con i tuoi soliti stramaledettissimi occhi stupendi?»
«Se mi metto a pensare al fatto che mi stai nascondendo qualcosa mi metto a sradicare alberi. Che preferisci?» deglutisco rumorosamente ma a lui non gli fa effetto.
«Ok beh...si è meglio che tu la pensi così.»
Ci spingono per farci camminare dicendo che per parlare non servivano le gambe e avremmo potuto farlo senza fatica. Smetto di raccontare la storia a Cam e i tipi iniziano a correre. Aumento anche io il passo cercando di stargli dietro. Aumentano il passo sempre di più e alla fine grido «Non corro come voi. O mi lasciate qui così posso tornare indietro, oppure rallentate» Nick mi guarda storto mi si avvicina e mi carica sulle sue spalle. «Sei ingrassata Merel»
«No, sono cresciuta idiota»
«Anche sboccata a quanto sento»
«Solo con te. Mi stai molto simpatico e ho più confidenza.» dico ironica. Lui coglie l'ironia e prosegue «Più di quanta ne hai con il tuo ragazzo? Mi deludi»
«Già in effetti si potrebbe fare una cosa a tre non trovi?» dico alzando gli occhi al cielo e sorridendo.
«Beh non scopo da anni ma potrei sempre riabituarmici, in fondo è come andare in bicicletta devi solo rispolverare la memoria» il suo tono ora è diventato più caldo e più d'amico d'infanzia, come mio fratello maggiore, questo mi fa ripensare a...Wyatt. Mi manchi così tanto fratellone. Cameron deve avermi letto nel pensiero perché mi lancia un'occhiata saltando un passo. Passano i minuti, le ore. Sento il vento freddo sulla pelle. Non ne posso più di essere in movimento, ho i muscoli stanchi.
Per fortuna smettono di correre riprendendo a camminare veloce. Sono ancora in spalla a Nick a cui sembro non dar fastidio. Scendiamo ed entriamo in una specie di foresta oltrepassando un sasso gigante. Sembra di essere in Barbie Lago Dei Cigni dove dietro al sasso c'è la foresta incantata...peccato solo che questa sia la foresta degli incubi. Alla fine Nicolas mi sbatte per terra all'ingresso, al solito ingresso. Da piccola pensavo fosse un antro meraviglioso, bisogna considerare che avevo molti amici non nemici, è strano vedere come le persone che conoscevi cambiano e diventano tutt'altro. Avevo molti amici prima di tutta questa storia, qui ero sempre la più amata, eppure adesso sono la più odiata...perfino dal mio secondo fratello. Entriamo e percorriamo i lunghi e bui corridoi. Ovviamente loro riescono a vedere ma io, per quanto ne so, potrei camminare su cadaveri o fiumi di sangue. L'atrio è come quando ero piccola, lussuoso, in stile rococò e tutto lucido...estremamente levigato e lucido. Ci sono dipinti di angeli ed enormi tappeti appesi ai muri, roba impressionante che nemmeno si riesce a descrivere. A sinistra c'è la solita enorme porta di legno con maniglioni in ferro e una specie di leone orrendo in rilievo su entrambe le porte. Questa porta da piccola la varcavo spesso, portava alla "Sala del Trono" come la chiamo io, in realtà è solo una sala dove i più grandi si riuniscono per...beh per riunioni e dove ricevono gli "ospiti" ovvero vittime un po' speciali. Si dico speciali perché le vittime che usano per cibarsi le ospitano in una stanza apposita, hanno un rituale da tenere prima di ucciderli definitivamente e la stanza è adibita allo scopo. Sono maniaci della pulizia e dell'ordine...non c'è dubbio, eccetto che per due schifose sale sporche di sangue e ricolme di cadaveri. Da bambina avevo sempre paura che i cadaveri si risvegliassero ma poi ho capito la verità delle cose: non si sarebbero svegliati mai più...non quelli dentro alla sala del terrore. Mi viene un brivido ripensando a quelle immagini perciò cerco di scacciare il pensiero.
Continuano a spingerci verso un'altra porta, questa è più piccola e se non è cambiato nulla come per l'entrata allora condurrà a delle scale infinite. Aprono la porta e vedo quelle interminabili scale a chiocciola pericolanti e scricchiolanti.
Scendiamo una montagna di scale, letteralmente visto che siamo sotto una montagna nell'entroterra. Alla fine arriviamo nel posto che odio di più: le celle.
Non sono sporche perché sono fissati con l'igiene ma puzzano di pipì. Suppongo che quaggiù non ci sia una ventilazione esagerata per cui credo che puzzi per questo e non perché sia sporco...ok va bene mi piace pensare che sia per questo e non che in realtà sia davvero sporco. Per fortuna ci mettono in celle vicine io a destra e Cam a sinistra. La mia cella comunica con una vuota di fianco ed è anche molto grande.
«Sei speciale, perciò avrai un trattamento di riguardo ma non aspettarti coccole o vizi sei comunque in prigione.» dice uno dei tipi che mi ha spinta prima. Ha la voce da gay. Mi volto e vedo un letto, non uno di quelli appesi ai muri come nei film e nelle altre celle ma uno vero, uno di quelli che la gente ha nelle case. TRATTAMENTO DI RIGUARDO, Merel, TRATTAMENTO DI RIGUARDO.
Faccio gli occhi al cielo, sbuffo e mi giro verso Cam. È seduto sul suo letto, anzi sul suo materasso direi. Non ha la rete del letto solo il materasso. Così non va però, che ingiustizia!
«Trattamento di riguardo ricordi?» mi ha letto i pensieri. Per qualche assurdo motivo lui è riuscito a imparare a controllarlo mentre io faccio ancora cilecca.
«Si ricordo» sospiro piano aspettando la domanda fatidica.
«Perché hai questo trattamento di riguardo?» non rispondo. Devo cercare anche di non pensarci. Abbasso lo sguardo e lui si alza venendo contro le mie sbarre. «Vieni qui» obbedisco. Mi alzo e mi avvicino. Mi prende il viso tra le mani e ripete «Perché hai questo trattamento di riguardo? Rispondi»
«Preferirei non parlartene, non adesso, anche se succederà presto»
Annuisce e cerca di posarmi un bacio ma alla fine non riuscendoci si limita a darmene uno sulla mano sbuffando.
«Queste sbarre potrei romperle anche subito»
«Si lo so, ma non lo farai»
«Questo è da vedere, se vogliono che rimangano intatte allora dovranno permettermi di baciarti.» sorrido e gli vedo una scintilla blu negli occhi. Passano due ore e il mio stomaco inizia a brontolare. Gli altri prigionieri mi guardano male.
«Che c'è? Anche voi in forma umana lo fareste...» poi abbasso la testa e cerco di nascondere il mio imbarazzo. Dopo un po' mi raggomitolo su me stessa per il freddo e allora Cam si avvicina mettendomi le mani calde sui piedi in modo da scaldarli.
«Molto romantico ma qui non c'è posto per questo. Il tuo essere privilegiata ti ucciderà qui dentro.» dice un tipo strano che è nella cella di fronte alla nostra. Da una strana enfasi alle ultime due parole ed ha una voce molto nasale che è quasi fastidiosa. «Come prego?» chiedo gentile.
«Intendo dire che finché saranno deboli e non li nutriranno non potranno farti del male, ma quando li rimetteranno in forze non basteranno quelle fragili sbarre a proteggerti.»
«Sei umano non è così?» chiede Cam.
«Si. Sono il loro spuntino preferito. Mi hanno modificato il corpo in modo che ogni goccia del mio sangue sia più ricca di contenuto e che si rigeneri in fretta in modo da poter sfamare tutti nel giro di poco tempo»
«Tu sfami l'intero castello?»
«Non tutti, solo quelli che non possono permettersi di fare il rito perché non sono puri e di conseguenza non hanno accesso né al sangue delle sacche né a quello direttamente dagli umani»
«Che cosa orribile, ti prometto che sistemerò le cose»
«Oh no piccina. Per me è tardi ormai. Questa cosa mi porta ad invecchiare molto velocemente e morirò a breve perciò salva te stessa e cerca di salvare lui. Capito Principessina?» lo sa.
«Io non...si certo e grazie.» annuisce come a dire "prego". Questo qui sa più di quanto dà a vedere. Si sente il cigolio di una porta e di colpo tutti si girano a guardare e si mettono in fondo alle loro celle schiacciandosi il più possibile contro il muro, quasi entrando a far parte di esso stesso. Io e Cam ci guardiamo e al posto che spostarci ci avviciniamo per vedere cosa succede. Guardo il vecchietto di prima e non sembra preoccupato.
«Questo è il momento peggiore. Tranquilla Principessina a te non faranno nulla, ma il tuo ragazzo dovrebbe temere. Forse non per oggi però» dice indicando il tizio che hanno preso «Scelgono il prossimo da torturare. Ma bada bene, non tutti fanno ritorno. Molti non li si vede per giorni altri non li si rivede proprio.» rivolge uno sguardo a Cameron ma lui non ci fa caso. Sono ufficialmente preoccupata per lui.
Dopo un po' sentiamo di nuovo la porta cigolare e si ripete la scena di prima ma in realtà vengono qui in fondo a portarci da mangiare...a Cam però non danno nulla.
«E il mio?»
«Il cibo non è per i non-morti»
«Ok e io che mangio? Ho fame»
«Tu hai sete e per placare quell'istinto profani una cosa che dovrebbe essere naturale.» poi sparisce dietro la porta.
«Dannazione ha ragione» tira piano un pungo contro il muro.
«Cam? Prendi» gli dico porgendogli il polso. Per fortuna quello ci passa dalle sbarre, di traverso ma ci passa. Cam mi morde e io chiudo gli occhi per distrarmi da quella sensazione schifosa. Quando smette sento che mi gira un po' la testa allora prendo un sorso di spremuta che mi fa subito effetto facendo passare il giramento.
«Principessina non farti vedere quando lo fai. È un grande pregio che hai ragazzo non tutti sono disposti a donare il proprio sangue rischiando la morte. Le rotture che provochi alle vene fanno sì che andando avanti potrebbero non rigenerarsi»
«Come hai detto?» chiede Cam in tono brusco.
«Hai sentito bene ragazzo e lei lo sa meglio di me» oh-oh!
«Tu lo sapevi?»
«Si, ma non è una cosa che succede a tutti e non è grave i tessuti guariscono comunque ma la vena ci mette di più.
«Si ma non è sempre così. C'è stata una ragazza molto simile a te che è morta per questo. Il vampiro deve sapere cosa sta facendo e come farlo altrimenti i danni saranno permanenti, soprattutto se ti morderà alla giugulare e non riuscirà a richiudersi sarai morta ancor prima che tu te ne accorga. Conosco i tuoi poteri e non ti salveranno da chi possiede il tuo stesso marchio anche se la profezia si spezza»
«È già stata spezzata» dice Cam con amarezza.
Divido la cena con l'uomo che mi ringrazia e mi sorride accettando solo metà panino, poi mi sdraio sul letto e mi infilo sotto le coperte sperando di riuscire a dormire.

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Un amore paranormale
Storie d'amoreMerel si è trasferita da poco in Italia, il suo primo giorno di scuola le viene affidato un tutor, Cameron. Già dal primo incontro sente un forte legame con lui, capendo che in realtà non è come si mostra agli altri, decide di lascarlo fare con le s...