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«Ti prego devi aiutarmi, fa male e non guarisce» mi mostra una ferita vedendo che rimango immobile, sembra come il morso di un orso. Scuoto la testa e scendo dal divano, ero talmente stanca che mi sono appisolata lì.
«Io...io non so cosa devo fare. Mi dispiace davvero non sono un'infermiera o un medico...Cam non so cosa fare.»
«Nemmeno io so cosa fare e di nervoso basto io perciò datti una calmata mi serve il tuo cervello adesso»
«Il mio cervello non contiene informazioni per curare quelle ferite, non di un vampiro per lo meno.»
«Invece si, mi hanno detto "fai affidamento ai suoi ricordi, lei saprà cos fare, deve solo ricordarselo" quindi datti una mossa e ricordatelo. Hai detto che hai avuto a che fare con vampiri prima di me perciò ne hai aiutato uno, adesso devi aiutare me. Ti scongiuro Merel devi ricordare cosa hai fatto.»
Ok calma! Quando Wyatt stava male avevi otto anni, che cosa cacchio hai fatto?
Anche a lui non si cicatrizzava la ferita, ma perché?
«Non ci riesco, non ci riesco!» non con tutta questa pressione addosso...
«Merel calmati, devi riuscire a pensare e a ricordare. Per favore bambolina, fallo per me ne ho bisogno.»
«Ok aspetta...»
Dai forza Merl. Wyatt...marchio...morte...esperimenti...papà...cura...
Oddio si!!! Ora ricordo. Wyatt stava male perché mio padre gli ha fatto degli esperimenti e l'unica cura è unire i marchi, a me quelle flebo non fanno nulla sono come immune e tramite il marchio passo la mia immunità all'altra persona. Wyatt era mio fratello è solo così che me lo ricordo. Ho sempre saputo che era mio fratello, non l'ho mai detto a nessuno e meno ci penso meglio è. Ora però so come fare.
«Mettiti seduto e leva la maglia»
«Non mi sembra questo il caso bambolina.»
«Idiota fallo. So come curarti.» ogni volta che sono sotto pressione mi escono dalla bocca offese che non penso realmente, è un riflesso incondizionato.
Si toglie la maglia e si vede la ferita che fa sgorgare sangue da tutte le parti. Non mi fa schifo solo impressione. Il suo petto è pieno delle vene che si vedono anche sul viso, il suo cuore è nero, completamente nero, come se ci avesse tatuato sopra solo inchiostro nero. Lo fisso per qualche istante e lui se ne accorge «Scusa» perché si scusa?
«Chiudi gli occhi per favore. Devo spogliarmi anche io»
«Fammi capire tu puoi vergognarti e io no, che fine ha fatto la parità dei sessi?» lo guardo storto e lui obbedisce chiudendo gli occhi.
«Per i maschi è diverso, siete abituati e farvi vedere senza maglia e a non vergognarvi. Le femmine no, almeno alcune sono diverse visto che, ultimamente, molte si spogliano appena qualcuno le guarda.»
Intanto che parlo mi sono appoggiata alla sua schiena così si è distratto. Ricordo che faceva molto male, che Wyatt aveva gridato per il dolore e anche io avevo una smorfia stampata in faccia. Sento che tira un respiro profondo e vedo che stringe i pugni.
«Come facevi a sapere che ti avrebbero fatto questo?» tento di distrarlo, anche se ci siamo staccati il dolore prosegue finché la ferita non si cicatrizza. Sia a me che a lui, io provo meno dolore poichè non sono ferita.
«Lo so e basta. Insomma mio padre centra in tutto questo. Ogni tanto, senza volerlo, sento che parla con qualcuno al telefono, l'altro ieri ha parlato di oggi, lo faceva anche all'inizio, ma non so perché adesso sia ricominciato tutto.»
«Nemmeno io...» eccome se lo so.
«Perché mentirmi? Piuttosto non dire nulla.»
«Scusa.» vedo che la ferita si ricuce. Ha funzionato per fortuna.
«Tu come facevi a sapere come fare? Mi hanno detto che dovevi ricordartelo...quindi lo hai già fatto.»
«Si con mio fratello, ma lui non era te. Prima o poi in ogni caso tutti muoiono, si spingono sempre troppo in là con questi esperimenti e finiscono per ammazzare chiunque. Wyatt, si chiamava così, era il mio idolo, era forte e ogni volta che stava male non me lo faceva pesare. Era più grande di me ed era nello stesso orfanatrofio. Non ci mettevano mai nelle stesse famiglie ma ci vedevamo ogni tanto. Non ho mai perso i contatti con la mia famiglia vera, solo che non erano in grado di prendersi cura di noi. Eravamo uno sbaglio e tali dovevamo rimanere, finché non si accorsero che potevamo essere le cavie che stavano cercando. Ma io ne sono immune, mia madre è davvero morta, ma mio padre è vivo e lo sarà per sempre. Ha paura di me, non sa cosa posso fare e, sinceramente, nemmeno io. So solo che ci ha dati via perché pensava che fossimo come mia madre. Lei era forte e aveva dei poteri strani, non si sapeva se fossero passati a me o a Wyatt.»
«Sei immune al morso?»
«Si, non muoio, non mi trasformo e non mi dimentico. Ci ho solo guadagnato la cicatrice quando mio padre mi ha morsa.»
«In teoria che poteri dovresti avere?»
«In teoria dovrei essere immortale e lo sono, avere un sangue speciale e lo ho, avere una bolla di protezione e poter decidere chi proteggere, hai presente lo scudo che ha Bella di Twilight? Ecco più o meno quello. Ah, in teoria dovrei anche essere in grado di farlo esplodere come protezione, è più di questo ma non credo di saperlo spiegare.»
«Prova» me lo chiede con uno sguardo incuriosito.
«Beh tecnicamente dovrei riuscire a farlo esplodere ma riuscire a proteggere chi voglio. Cerco di spiegarmi meglio: se volessi che tutto intorno a me esplodesse potrei decidere di proteggere te, me, Lucinda, Rose, chi voglio io, a patto che abbia avuto un contatto fisico con me, almeno una volta. Dicono che dovrei essere più forte di mia madre, che dovrei avere poteri che potrebbero proteggermi ma non ho mai avuto l'occasione di vederli. Però sangue ed immortalità in teoria li ho, non li ho mai usati e nessuno mi ha spiegato come farlo.»
«Non ci hai mai provato? Non hai mai voluto sapere se tuo padre deve avere davvero paura di te?»
«No, perché anche se non sono capace di fare queste cose lui lo crede possibile perciò ha paura comunque.»
«Wow! Io avrei provato in continuazione.»
Scoppio a ridere e lui mi segue ma fa una smorfia per il dolore della ferita. Rimarrà la cicatrice di quel morso, purtroppo non riesco a guarire del tutto la pelle.
«Cicatrice» si passa il dito sopra alla pelle bianca.
«Scusa, non riesco a curarla più di così»
«Hey, non è colpa tua, vorrei solo riuscire a capire che c'è dietro.»
«Già anch'io» credo di essere riuscita a nascondere la bugia perché lui non mi riprende per fortuna. La notte passa tra raccontargli di Wyatt e guardare se la ferita è cambiata, è quasi un tic che gli è venuto, ogni tanto la fissa per un po', ci passa il dito, sbuffa e rimette la maglietta al suo posto.

Un amore paranormaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora