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NO! Non è lui, non è morto, non può esserlo. Eppure è lì, steso a terra, non si muove. Mi metto in ginocchio anche io e vedo che Violet mi scruta. Si alza e viene verso di me, poi mi abbraccia.
«Mi dispiace» dice singhiozzando.
«Non è morto. No. Non lo è.» dico tra le lacrime.
«Si che lo è Merel. Dobbiamo uscire adesso capito? Andiamocene via. Prenderà fuoco tutto tra poco.»
«Allora prenderò fuoco anche io. Se lui muore resto qui.»
«No, andiamo non fare la bambina. Andiamo via, forza.» mi grida contro. Contro la mia volontà mi trascina fuori dalla stanza. Non riesco a smettere di guardarlo. Percorriamo le varie stanze e i corridoi poi arriviamo all'uscita. Si sente il caldo del fuoco che avanza ed il fumo che entra nei polmoni e ne occupa lo spazio.
Balzo in piedi con una forza che non so dove ho trovato.
NO! Non posso permettere che il suo corpo rimanga lì dentro. Non posso permettere che lui sia morto. Questa volta decido io.
Mi divincolo dalla sua presa.
«Rimani qui. Lo porto fuori.»
«Cosa? Ma non puoi morirai.»
«No che non morirò. E se anche dovesse essere così non m'importa, saprò di averci provato.»
«Devi amarlo proprio tanto èh?»
«Non lo immagini neanche.» e sparisco.
Percorro la strada che conosco bene. Il fuoco, il fumo e il caldo mi rallentano nonostante questo devo riuscire a portarlo fuori da qui. Se non vivo allora morto, va bene, ma non lo lascerò qua dentro. Corro verso la stanza in cui era. D'improvviso non sento più l'effetto del fuoco. Forse l'adrenalina o Sid che aveva veramente ragione sull'esistenza della bolla. Sono determinata a portarlo fuori, Cameron Oaks non verrà seppellito in questo posto schifoso. Arrivo alla stanza apro le porte e lui è ancora lì, steso per terra, immobile. Mi fa venire ancora le lacrime ma non è il momento di piangere perciò mi controllo ricacciandole indietro.
Merel, olio di gomito forza, tiralo su e trascinalo fuori. Uno, due, tre, quattro tentativi dopo sono esausta e i miei muscoli contratti bruciano. Sono riuscita a spostarlo solo di cinque centimetri: non sono forte abbastanza. Mi accascio sul pavimento sconfortata. Chino la testa sul suo torace e piango, mi libero dal dolore che ho nel petto. «Non puoi essere morto. Non voglio che tu sia morto» a quelle parole sento un sussulto al cuore, come se mi mancasse il fiato e mancasse numerosi battiti. Non so cosa sia stato ma non ci faccio caso, rimango incollata a lui.
Tossisco. Qualsiasi cosa sia, bolla o adrenalina, sta per sparire lasciando spazio a desolazione, sconforto e cuore infranto. Chiudo gli occhi aspettando di essere soffocata dal fumo e consumata dal fuoco.
«Scusa Cameron, non riesco a portarti fuori da qui. So che vorresti che fossi scappata via ma senza di te non posso farcela. Non voglio che tu sia morto...» di nuovo il sussulto, mi metto seduta e con le poche forze che mi rimangono gli prendo la maglietta e lo scuoto «accidenti non puoi avermi lasciata sola. Ti prego svegliati cacchio!» le lacrime non smettono di uscire, son più veloci di quelle di prima. Tossisco più forte e mi sento svenire, annaspo cercando gli ultimi sprizzi di ossigeno rimasti nell'aria.
«Come fai a dire cacchio e accidenti in una situazione simile? Sei incredibile!» che?
«Tu sei...ma eri...come diavolo...»
«Non lo so. Ho sentito la tua voce che mi riportava indietro. Aspetta ma tu stai tossendo, hai appiccato il fuoco? Il fumo ti soffocherà, devi uscire subito.»
«Non ce la faccio sono troppo stanca, voglio solo dormire.»
«Dormire vuol dire che morirai» si alza e mi carica in spalla con dei cenni titubanti «Tu hai salvato me, ora io salvo te. Rimani sveglia però.» mi sento un sacco di patate. Tossisco più e più volte. Poi l'aria si rinfresca. Siamo vicini all'uscita. Sento che i muri crollano e noi ci siamo sotto. Cam inizia a correre ma rischia di inciampare più di una volta; è appena resuscitato ed è stanco, non ha nemmeno una goccia del mio sangue per attingere forza.
Poi vedo la luce del sole: finalmente, siamo fuori. Sento le loro voci ovattate. Violet insiste per portarmi un po' lei visto che lui è resuscitato...credo. Sento gli uccelli e il rumore dell'acqua che scorre, siamo in un bosco, il bosco in cui giocavo da bambina. Improvvisamente vengo avvolta dai ricordi, un flash back mi annebbia la vista: ero da sola, era molto buio e davanti a me c'era una figura maschile con gli occhi rossi, si stava avvicinando ma non avevo paura, sapevo chi era. Wyatt aveva l'aspetto di un mostro, era sporco di sangue e stava male, nonostante questo però mi prese in braccio e con uno scatto mi portò in città lasciandomi all'orfanotrofio. Mi disse: «Merel, devi vivere la tua vita finché lui non tornerà ad incasinartela. Sei una bambina speciale ma devi dire di essere normale mi hai capito? Lo terrò lontano da te il più possibile, tu cerca di vivere la tua vita in modo normale, sii te stessa ma non mostrare mai a nessuno il tatuaggio hai capito?» annuii e lui mi abbracciò.
«Ti voglio tanto bene sorellina. Anche la mamma te ne voleva molto. Non dimenticare che non devi fidarti di papà, e non devi far vedere a nessuno il tuo meraviglioso tatuaggio. Sorellina, sei bellissima ti voglio bene. Addio.» poi sento che dell'acqua gelida mi riporta indietro.
«Ma che...?» Vi e Cam tirano un sospiro di sollievo.
«Bentornata.» mi sorride Vi, Cam invece mi bacia direttamente.
«Ok, ok, potreste non farlo davanti a me per favore? È frustrante.» Cam ride.
Mi fa male tutto, la caviglia, lo stomaco, i punti in cui le ho prese come mai nella mia vita e inoltre sento ancora l'effetto del fumo dentro di me: nei muscoli, sulle ossa, nei polmoni, come se gravasse sul mio peso.
«Perchè sei vivo?» domanda stupida e molto brutta.
«Non lo so bambolina, dimmelo tu.»
«Io...io non lo so, volevo semplicemente che tu non fossi morto e poi ho sentito una specie di sussulto al cuore e dopo ti sei svegliato.»
«Sussulto al cuore hai detto? Presto levatevi le magliette» ci guardiamo incuriositi «Forza muovetevi.» obbediamo. Sorride senza un motivo apparente.
«Guardatevi i tatuaggi.» io guardo quello sulla schiena di Cam e lui guarda il mio.
«Sono cambiati» dico io confusa.
«No, non sono cambiati, si sono uniti. Ora siete legati per sempre. Sentirete le emozioni dell'altro, i pensieri, il dolore...tutto.»
«È una cosa bella o una brutta?» sempre il solito.
«Bella direi. Niente vi può separare perchè anche quando sarete lontani vi sentirete.»
Sorridiamo e ci baciamo di nuovo. «Scusa!» dico arrossendo e Vi si mette a ridere.
«Sei tornata te stessa?» dico io, riavrò la mia migliore amica, riavrò mia sorella.
«Credo che chiunque sia tornato se stesso quando lo avete ucciso. Suppongo che ogni persona marchiata sia tornata in se dopo la sua morte, ma era troppo tardi, non potevi salvarli tutti.»
«Lo so.» abbasso la testa e lo sguardo s'incupisce. Violet mi abbraccia «Hai fatto lo stesso un buon lavoro.»
Sorrido ricambiando a mia volta l'abbraccio.
«Mi sei mancata.» dico.
«Si, anche tu. Mi è mancato anche respirare da sola, pensare e ragionare da sola. Mi è mancato...vivere!» ci stringiamo di nuovo.
«Ok odio interrompere ma...noi due abbiamo una casa, non sarebbe il caso di tornarci?» beh Cam ha ragione, io e lui abbiamo una famiglia che sarà preoccupatissima per noi.
«Ma lei dove andrà? Se noi torniamo lei dove starà? E poi come facciamo a tornare dopo che siamo scomparsi per tutto questo tempo?»
«Verrà da me finché non troverà un posto migliore. E diremo la verità. Tutta la verità!»
«Funzionerà?»
«Io credo che ci manderanno tutti quanti in un ospedale psichiatrico.» scoppiamo tutti a ridere. Mentre camminiamo gli racconto dell'incubo che in realtà era un ricordo e, grazie ad esso, riesco a ritrovare la strada di casa.

Un amore paranormaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora