Mi sveglio travolta dalla paura di un incubo. Cam cerca di calmarmi e consolarmi ma senza riuscirci, ho visto tutto questa volta e ammetto che sembrava molto reale, più che un sogno una premonizione, un qualcosa che potrebbe realmente accadere.
«Che hai visto?» mi dimeno, non voglio essere toccata. Sto piangendo e sudando anche se fa freddo. «No, hey fermati. Bambolina dove cavolo stai andando?»
Apro la porta. Ho bisogno di aria. Sono scalza, in pantaloncini e maglietta a maniche corte e fuori fa un freddo tremendo. Vedo di sfuggita Cam che prende una coperta e la mia giacca e mi corre dietro. Scendo le scale senza dare retta alla fatica delle mie gambe e corro in strada pensando di riuscire a respirare meglio all'aperto, ma niente.
Attraverso la strada entrando nel parco qui vicino e quando trovo la fontana mi siedo sul bordo e metto i piedi dentro. Questo riesce a calmarmi, ma non per l'acqua gelida per...in realtà non lo so, l'acqua che scorre mi ha sempre calmata, soprattutto quando lo fa in modo plateale come schizzando fuori dalla bocca dei gargouille, oppure dalla cima della fontana e facendo giochi di luce ed acqua. Cameron mi raggiunge. «Merel che cazzo ti è saltato in mente? Sei diventata matta per caso? Ok beh...forse più matta del solito» mi avvolge la coperta attorno ciononostante non provi freddo, lui invece è a torso nudo e con indosso solo i boxer, praticamente dovrebbe congelare ma so che il suo organismo non gli permette di morire perciò credo che sia una specie di calorifero la sua pelle. «Merl che hai visto? Merda, dovrai pur parlarmi» non ha mai usato parolacce con me, cioè complessivamente non ne dice molte; e con me mai, devo proprio averla fatta grossa - beh sai, in effetti sei corsa in mezzo alla strada vestita come in piena estate mentre è inverno, non è nulla di grave tranquilla, è assolutamente normale! Tolgo i piedi dall'acqua e mi giro verso di lui.
«Scusa, io...non so cosa mi sia preso. Non respiravo e avevo bisogno di qualcosa che mi calmasse.»
«Ok però la prossima volta dimmelo che ti serve una fontana per calmarti così me ne costruisco una in giardino almeno posso tenerti d'occhio. Mi hai fatto spaventare sai?» è carino il modo in cui dice sai? quando si arrabbia o è preoccupato.
Sbuffa mi abbraccia e non appena si stacca mi chiede «Che cosa diavolaccio hai visto in quel sogno? Insomma dev'essere stato traumatizzante visto che sei scappata via così» in effetti è così, lo è, ma non so se dirgli la verità o una balla. Fatto sta che a dire balle sono una frana e anche se fossi estremamente brava capterebbe il mio battito cardiaco e lo capirebbe in ogni caso quindi mi conviene dire la verità.
«Ho visto noi due, cioè eravamo noi due ma sporchi ed in cella. Come celle di una prigione, c'era sangue sul pavimento, faceva freddo e se parlavo dalla bocca usciva una nuvola di condensa. Io ero vicina alle sbarre che comunicavano con la tua cella ed ero rannicchiata mentre tu eri accucciato nell'angolo destro della tua come se mi volessi stare lontano» chiudo gli occhi per vedere meglio ma raggelo all'idea perciò li riapro «Ho alzato gli occhi perché qualcuno ha oscurato la poca luce delle candele e ho visto...ho visto...» mio padre, ecco chi. Non è ancora pronto per saperlo.
«Ok, d'accordo, non so chi ho visto, so che era una persona per la quale tu ti sei spostato, ti sei messo il più infondo possibile nella tua cella» mi accorgo che sto parlando senza senso «Mi dispiace, onestamente non saprei come dirlo altrimenti»
«Farò uno sforzo, continua.» mi abbraccia poi mi scioglie lasciando però la sua mano dietro la mia schiena. «Beh insomma, sia tu che io, avevamo paura di questa persona tuttavia non mi sono tirata indietro, al contrario, ho rivolto lo sguardo verso di te e ho sentito le chiavi che giravano nella serratura della tua cella, il mio sguardo era pieno di terrore ma non per me, per te. In qualche modo entrambi sapevamo che cosa ti avrebbe fatto quella figura, ma io ero al sicuro ed il tuo sguardo esprimeva serenità - se così si può dire - da quel punto di vista. E poi proprio mentre ti trascina fuori dalla cella si volta a guardare me e dice alle guardie "Prendete anche lei" esse obbediscono poi tu gridi qualcosa come: "No, lasciatela stare, lei non ha fatto nulla" ma non ti ascoltano né le guardie né la suddetta figura che so essere di sesso maschile. Poi...BAM, mi sono svegliata!» sospiriamo entrambi, poi proseguo ma non con la storia.
«Sembrava così reale come fosse una...» mi interrompe per finire lui «Una premonizione. Credi che si avvererà?»
«Non ne ho idea Cameron. Non ne ho. Davvero. Idea.»
«Però hai avuto una reazione del tipo: "È molto probabile che succederà". Sicura di non aver visto quella persona in faccia? Se non vuoi rispondere non dire niente, detesto quando menti.»
«No, l'ho vista ma non riesco a ricordarmela. Mi dispiace tantissimo.»
«Non fa nulla, però adesso rientriamo o ci sbatteranno in un manicomio»
«Si, in effetti hai ragione. Mettila così: potrebbe essere finalmente il posto giusto per noi due...»
Mi prende in braccio. Cacchio, avevo ragione! Ha il corpo bollente. Si sta da Dio incollati a lui. Rientriamo in hotel e la temperatura è decisamente migliore. Negli ultimi minuti avevo cominciato ad avere freddo ma non ho detto nulla perché volevo dirgli la verità. Dovevo farlo. Come dovrei dirgli di mio padre ma lui non è....ok Merel ammettilo, tu non sei pronta a dirglielo, sai bene che la maggior parte degli incubi si avverano perciò credo che la verità salterà fuori molto prima di quanto vorresti e in quel caso dovrai per forza dire la verità! Ormai è inutile negare che i miei sogni non sono premonizioni, è inutile sperare che non sia così. Però questo mi da tregua, insomma, pensare che i miei sogni non siano premonizioni è...un flebile sollievo per i miei pensieri.
La lezione sembra non finire mai, oggi stiamo lavorando sulla fiducia e l'affidabilità. Al posto che sei ore, oggi ne faremo otto perché la settimana sta finendo e Madame vuole a tutti i costi unire energumeni e fatine per fare un mega spettacolo che pretende di vedere. Spero solo di essere all'altezza di insegnare ai ragazzi "l'enorme disciplina della danza", come direbbe Madame.
Sono ancora un po' spaventata per il sogno, credo fermamente che sia reale e che si avvererà ma cerco di nasconderlo a tutti i costi, non per Cameron ma per me stessa, perché voglio credere che sia stato solo un sogno anche se in realtà so che non è così. Come dicevo ieri, pensare che sia finzione mi fa stare più in pace con me stessa.
Al momento però, l'unica cosa che mi fa stare bene è ballare, perciò niente di meglio di una lezione di danza guidata da degli adolescenti. Qualcuno fa partire una canzone che conosco bene, anzi quasi a memoria, Philofobia di GionnyScandal, non è tanto per lui che mi piace, quanto per quello che dice. Parla della paura d'amare e, sinceramente, mi ci rispecchio un po' perché con tutti i falsi amori delle famiglie che sono stata costretta a sopportare, alla fine mi hanno fatto capire che dare amore a chiunque era sbagliato e per questo faccio molta fatica a credere in esso. Nonostante questa fatica esista - e si insinui in me - non funziona con Cam, con lui è diverso, sento di poter essere me stessa, ho ancora la sensazione di formicolio in tutto il corpo quando mi tocca, anche se solo per baciarmi.
La lezione finisce, finalmente. Ho una fame che non ci vedo.
«Ti spiace se, prima di ritornare in hotel, ci mangiamo qualcosa da qualche parte?»
«Assolutamente no, ma in albergo dobbiamo andarci per forza» mi lancia un'occhiata d'intesa e capisco che si riferisce al fatto che ha bisogno di sangue.
Prendiamo del cibo cinese e torniamo alla camera. Una volta su mangiamo e poi gli porgo il mio braccio «Stavolta voglio farlo in modo diverso» mi rivolge uno sguardo di quelli che assomigliano alle faccine pervertite.
«Cam io...»
«Se non vuoi io posso aspettare, capisco che ti ci voglia del tempo per elaborare la situazione.»
«In realtà voglio farlo ma niente preliminari o almeno non troppi. Non voglio essere "torturata".»
«Chiaro, niente tortura»
Mi spoglia gettando i vestiti a terra facendomi sdraiare sopra di lui. Mi tocca il sedere, come fosse una pallina anti-stress. Mi faccio subito travolgere dai suoi baci. Mi ficca la lingua in gola e io schiudo le labbra per lasciarlo passare, ha la saliva dolce e sa di cioccolato, non capisco proprio come faccia a sapere sempre di cioccolato. Mi fa sdraiare di lato e mi leva il reggiseno poi si stende sopra di me, lo lascio fare e anche se vorrei ribadirgli che non voglio i preliminari non ci riesco perché, per quanto la mia testa dica no, il mio corpo risponde al suo tocco con un sì e così sono costretta - come se fosse una cosa brutta - a lasciarlo fare. Mi mette le dita nelle mutande, prima che possa fare qualcosa ribalto la situazione mettendomi sopra, lui sembra spiazzato ma non mi importa, meglio così. Mi metto a sedere sulle due gambe e lui si tira su ricominciando a baciarmi, dopodiché gli tolgo la maglietta e gli slaccio i jeans, ribalta di nuovo la situazione e inizia a baciarmi il corpo, mi dimeno sotto le sue labbra perché non sono sufficienti. Mi stringe le cosce e io rabbrividisco al contatto. Cavolo, lo voglio adesso, ma so che non mi accontenterà, non così facilmente. Toglie le mutande e poi le sfila anche a me. Lo vedo prendere il preservativo ma lo blocco. Ha detto che il rischio non c'è perciò...perché usarlo? È scomodo per lui. «Non mi piace usare il metodo del coito interrotto. È meglio metterlo fa stare più sicuro me, ok?» annuisco incapace, come al solito, di dire altro.
Torna a baciarmi il collo e mi sussurra «Devi stare ferma, non morderò il collo tranquilla, ma potrai muoverti di nuovo solo quando sentirai che sarò fuori dal polso, ok? Dimmi che hai capito»
«Ok, ho capito.» dico affannando le parole.
Mi blocca uno dei due bracci sopra la mia testa, l'altro me lo lascia libero dicendomi di dare un pungo alla schiena quando volevo che smettesse. Mi stuzzica ancora un po' e io continuo a ondeggiare con tutto il corpo per sentirlo di più anche se la sua erezione è molto chiara e vicina. Entra dentro di me e io sussulto, da una spinta poi un'altra, poi ancora; prima lento poi aumenta pian piano, sussulto di nuovo. I miei muscoli si tendono ed iniziano a tremare, sento che anche lui è vicino all'orgasmo. Mi morde il polso, benché sia concentrata sul fatto che lui è dentro di me, sento che il sangue mi scivola via dalle vene con una facilità estrema. Tiro il pungo sulla schiena e lui si ferma, poi mi bacia e dà un paio di spinte decisive. Prima vengo sussultando il suo nome e inarcando la schiena, seguita da lui che sospira soltanto. Siamo entrambi sudati. Lui esce da me senza smettere d'intrecciare la sua lingua alla mia. Alla fine, esausti, ci sdraiamo, tiriamo su le coperte e dormiamo.
Fine del quinto giorno, mancano ancora quarantatré ore prima della partenza per il ritorno.

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Un amore paranormale
RomanceMerel si è trasferita da poco in Italia, il suo primo giorno di scuola le viene affidato un tutor, Cameron. Già dal primo incontro sente un forte legame con lui, capendo che in realtà non è come si mostra agli altri, decide di lascarlo fare con le s...