Merel
Lunedì. Una parola che, da sola, può sconvolgere il mondo. Ho ancora l'effetto del fuso orario sulla pelle, o meglio sulla mia faccia visto che ho delle occhiaie da spavento. Per la verità non so perchè mi dia così tanto fastidio, insomma parliamo solo di un'ora o poco più. La voglia di andare di nuovo a scuola, dopo questa meravigliosa gita, è veramente scarsa; non ho sonno, più che altro stanchezza. Però oltre la sveglia c'è anche Rose che grida e minaccia di venire su a prendermi di peso, mettermi in macchina e consegnarmi in pigiama alla scuola, come se fossi una ricercata dalla polizia e la scuola fosse la prigione. La cosa è poco piacevole ma finalmente riesco a mettere i piedi fuori dalle coperte e, trascinandomi a fatica, mi vesto. Ho indosso una tuta? Beh si credo sia una tuta, ho gli occhi stanchi e la vista di conseguenza è appannata, non un granché come inizio settimana! Il mio corpo é insensibile tanto che non riesco a capire che cosa sto indossando. Siccome non ho molta voglia di litigare con i capelli li pettino in una coda che è più alta di come la porto di solito, un velo di trucco - anche se servirebbe un mascherone - e scendo le scale. Per fortuna che passa Cam a prendermi altrimenti sarei stata in ritardo. Finito di bere il latte e il succo mi sistemo già per uscire con scarpe, giubbotto e borsa vicino all'entrata in modo da non farlo aspettare più del necessario.
Cacchio è la terza volta che, da quando mi sono alzata, devo andare a cambiarmi in bagno. Si ho il maledettissimo ciclo! Non riesco a sopportare l'idea di perdere sangue da lì sotto, è troppo per me, l'idea che il mio corpo abbia prodotto un uovo - come fossi una gallina - e adesso abbia bisogno di espellerlo perché non è in grado di assimilarlo...dico io, allora sei scemo! Perché fare una cosa che non sai gestire nel modo corretto? E poi chi cavolo ti ha dato il permesso di produrre questo diavolo di uovo? Va beh, sorvoliamo, è una sorte che mi tocca e sinceramente non credo di essere l'unica a farsi domande simili o ad essere infastidita da questa situazione scomoda.
Sento il clacson della moto di Cam. No! È venuto in moto, non ci credo!
Sarà un viaggio lungo, moto e ciclo non vanno d'accordo, così come Nutella e pizza.
Esco gli rivolgo un'occhiataccia e lui sogghigna, mi rende il casco e io gli do un buffetto sulla spalla, mi aiuta a salire e, malgrado la situazione, partiamo.
Arrivati a scuola va a parcheggiare la moto per poi baciarmi e andare dai suoi amici. Sarà una lunga giornata.
Suona l'intervallo delle prime due ore, alzandomi sgranchisco le gambe che per un attimo vacillano. Cameron è già qua fuori che mi aspetta così gli vado incontro senza indugiare. Insieme andiamo al bar e ci prendiamo qualcosa con della caffeina, lui del semplice caffè amaro e io invece una tazza di tè nero. Al suono della fine dell'intervallo vado in classe e già sento l'effetto del tè. Suona anche la terza ora e tutti raccogliamo le nostre cose per andare in palestra, almeno fare movimento ci sveglierà un po'...sempre che non ci faccia direttamente cadere!
Il coach acconsente a farci collaborare coi maschi e allora fa partire una canzone di chissà quale artista e tutti ci mettiamo a ballare al ritmo di quella...cosa.
Madame ha fatto proprio un bel lavoro, ognuno ha il suo partner e ci lavora anche abbastanza bene, inoltre anche se ci scambiamo tra di noi si riesce comunque a lavorare in sintonia. La prima ora di educazione fisica finisce e la successiva il coach chiede di giocare una partita con i maschi in modo da allenarli: loro si rendono ridicoli ballando e noi con lo sport. Il problema è che io facevo molto sport alla Royal ballet, avevo degli amici che frequentavano l'accademia di fronte, che era appunto un'accademia sportiva, e noi andavamo a fare le prove di cheerleading lì davanti, così ho imparato non solo le regole ma anche a giocare perché a tempo perso una partita coi ragazzi ce la facevamo volentieri. Incoraggio le ragazze che, sbuffando, accettano di giocare. Ci disponiamo per l'allenamento, perché a sentire il coach non siamo in grado di sostenere una vera partita; ci spiega le regole generali del basket e poi ci fa fare degli esercizi. Cavolo i ragazzi sono davvero bravi e affiatati in effetti. Al contrario di molte compagne Lù, Marghe ed io riusciamo a prendere qualche pallone. L'esercizio consiste nel sorpassare gli avversari ed andare a canestro, se poi si riesce a segnare è anche meglio però non è obbligatorio. Facciamo una fila e ovviamente fanno partire me per evitare l'umiliazione. Eseguo l'esercizio schivando i ragazzi per poi arrivare a canestro e fare centro, tutti, Cam incluso, rimangono a bocca aperta e io sogghigno tra me e me. Ci fa eseguire l'esercizio quattro volte a testa, e in tutte e quattro riesco a fare canestro. La lezione finisce ed entrambe le parti vanno spogliatoi. Visto che è la nostra ultima ora di lezione abbiamo tutto il tempo per lavarci come si deve e sistemarci per bene.
Alla fine usciamo e andiamo al bar fuori dalla scuola. La maggior parte ordina un panino a testa e delle patatine per poi sbizzarrirsi con dolci e schifezze zuccherate. Torno a piedi a casa poso la borsa e corro a casa di Cameron.
È già sulla soglia ad aspettarmi. Gli vado incontro e mi abbraccia calorosamente, poi mi bacia. Ci scambiamo mentalmente un ti amo pieno d'affetto poi mi prende la mano e iniziamo a passeggiare. Stiamo nel parco vicino a casa sua vista l'ora.
In effetti sono le quattro e qualcosa ed è abbastanza tardi ma lui aveva voglia di stare un po' con me così ho dovuto tralasciare i compiti e venire qui. Ci sediamo su una panchina e giacché fa freddo mi rannicchio accanto a lui, che capisce il motivo per cui lo faccio e inizia a far scaldare il suo corpo.
Parola dopo parola si fanno le sei e mezza e io devo proprio tornarmene a casa. Lo saluto come si deve, infilo gli auricolari e inizio a camminare verso casa.La strada sembra più lunga e durante il tragitto provo delle fitte assurde sul tatuaggio e ho anche dei capogiri che mi fanno fermare di continuo. Alla fine riesco ad arrivare a casa ma per via del male e dei capogiri fatico quasi ad inserire le chiavi nella serratura. Quando apro la porta lo vedo. È lì, seduto sulla sedia come se niente fosse.
«Papà» dico con noncuranza. Ecco perché il tatuaggio mi faceva male e mi dava le vertigini, non voleva che venissi qui. Per quanto sia terrorizzata riesco a nascondere ciò che provo anche nella voce.
«Sappi che sono qui per dirti che stiamo arrivando. Non sono in forze perciò non tenterò di rapirti, ma sappi che verrò a prenderti.» sgrano gli occhi. Mi avvicino alla sedia e vedo che c'è qualcosa per terra, uno di quei cose che proiettano le immagini in formato mini e un biglietto sotto di esso:"Sappiamo dove siete, con chi passate le giornate, come vivete, sappiamo tutto, ogni singolo dettaglio è stato monitorato e adesso possiamo prendervi senza arrecare danni a chi non centra nulla. Ma sappiate una cosa: se tenterete di scappare al vostro destino allora anche le persone più innocenti verranno coinvolte e nel peggiore dei casi moriranno."
Lascio cadere il biglietto vedendo le foto di Rose, Matt, Piper, Lù e tutti quelli che conosco, qui e a Londra. Impietrita dalla paura mi accascio a terra. Sento qualcuno che entra dalla porta sul retro così vinco la paura e vado dritta in cucina a prendere un coltello aspettando che chiunque sia entrato si riveli. Il tatuaggio brucia come non ha mai fatto e poi vedo quell'ombra che per fortuna mi è familiare. Cam alza le mani in segno di resa e io lascio cadere il coltello sul marmo lucido del piano di lavoro della cucina. Accendo la luce e mi mostra lo stesso biglietto che ho trovato io.
«L'ho trovato nella mia camera. Merel nessuno ci è mai entrato. E mio padre ieri sera era molto strano, aveva una siringa in tasca con un liquido che stava gridando di essere liberato nelle mie vene, pensavo che sarebbe venuto a bussare alla mia porta ma non lo ha fatto. Merl, credo che mio padre mi stesse avvisando e che l'ho sempre visto come un verme ma in realtà penso che sia stato proprio lui ad aiutarmi e nemmeno me ne sono accorto» ha la faccia sconvolta.
«Che cosa intendi, spiegati meglio per cortesia.»
«Intendo dire che se fosse per loro» tira su la mano col biglietto per farmi intendere a chi è riferito il "loro" «non sarei rimasto a casa mia ma in una qualche cella di contenimento, invece ho potuto affrontare la cosa completamente a casa mia. E gli allenamenti, pensaci bambolina, occupano più o meno la maggior parte delle mie giornate, perché secondo te?» inizio a capire.
«Per tenerti d'occhio e per proteggerti, se eri impegnato e insieme ad altre persone non avrebbero potuto prenderti.»
«Si esatto bambolina, e credo che lo sapesse già da quando ero piccolo che mi sarebbe capitato e sai perchè? Perché ha riempito la casa di persone, domestici, ragazzi, camerieri, senza mai lasciare la casa scoperta. Lo ha sempre fatto per proteggermi e quella siringa in bella mostra stava a significare che non avrebbe più potuto farlo. Merel» mi guarda negli occhi serio «da adesso in avanti mi occuperò io di te perciò prendi tutto quello che hai, mettilo in una borsa e vieni con me. Scrivi un biglietto a Rose, sono sicuro che capirà. Da adesso noi siamo il futuro, noi abbiamo le redini e perciò dobbiamo fare in modo di rimanere sempre al posto del fantino e non del pulisci-stalle hai capito?» mi prende il viso tra le mani mi posa un bacio sulla bocca e poi uno in fronte. Spaventata salgo in camera e prendo tutti i vestiti che ho cercando di farceli stare tutti in poche valige poi mi metto alla scrivania e scrivo qualcosa per Rose:"Non so quando tornerò, né se lo farò. Non è colpa tua, sono subentrati problemi più grandi di quanto tu possa credere e non puoi risolverli. Solo io e Cameron possiamo, ma per poterlo fare dobbiamo rimanere lontani dalle persone care. Stai tranquilla niente droga. Grazie di quello che hai fatto per me e di quello che, spero, potrai fare. Ci si vede...spero, Merel!"
Carichiamo le valigie sulla macchina di Cameron e partiamo. Verso dove non lo so. Alla ricerca di un posto in cui essere noi stessi, in cui la libertà non ci viene negata. Andiamo verso il nulla, verso un luogo dove nessuno ci può trovare anche se dentro di me so che è già troppo tardi per scappare. Ci hanno trovati e stanno venendo a prenderci.
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Un amore paranormale
RomanceMerel si è trasferita da poco in Italia, il suo primo giorno di scuola le viene affidato un tutor, Cameron. Già dal primo incontro sente un forte legame con lui, capendo che in realtà non è come si mostra agli altri, decide di lascarlo fare con le s...