Quattrodicesima parte

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Sono fuggita dal suo sguardo. Dal suo respiro che si mischiava con il mio, come il suo profumo. L'aria iniziava a essere poca e io non posso permettermi di essere fragile davanti a lui. Non adesso. Non ora che avevo promesso a me stessa di andare avanti. Esco dal bagno una volta finita la doccia ed essermi cambiata. Lo trovo in cucina con la colazione pronta.
«grazie ma non ho molta fame»
«non voglio storie. Ora ti siedi a tavola in giardino e mangi qualcosa»
«guarda che...»
«che non sono il tuo fidanzato ti ho capito. Ma devi mangiare o rischi di sentirti male. Sei dimagrita. Quindi andiamo. » prende il vassoio e passa davanti a me. Lo seguo. Non ho intenzione di obbiettare. Ho lo stomaco che brontola. Ci sediamo fuori. Prendo la mia tazza con il latte e bagno due biscotti. Lui mi fissa.
«devi dirmi qualcosa?»
«prima non ti dava fastidio.»
«cosa?»
«il fatto di guardarti»
«sarà che non sono più abituata ad averti affianco» voglio pungere. Voglio fargli sentire come mi sento quando non c'è.
«elo io non so nulla. Me ne sono andato è vero. Ero stanco di litigare tutti giorni anche per delle scemenze. Stando lontano ho capito che la tua rabbia a volte non è cattiveria. Sei fatta così. Allo stesso tempo però, ho pensato che se non riusciamo a rimettere i cocci pezzi per pezzo é inutile provarci. Io non voglio svegliarmi la mattina è pensare che dopo averti stretto tutto cambia. Perché c'erano quei giorni che uscivamo di casa e rientravamo per discutere. »
«ho sempre cercato di modificare il mio lato irascibile; è vero non sono una fidanzata ideale. Non sono perfetta. Sono stronza e anche troppo pesante. Se hai scelto di andartene hai tutte le tue ragioni. Me ne farò anche io una ragione. »
«che stai dicendo?»
«sto dicendo che so benissimo perché sei qui. È presto adesso ma tra poco prenderai degli scatoloni quelli che abbiamo conservato e metterai dentro la tua roba. Lasciando dentro di me un vuoto pazzesco. Ma tranquillo. Passerà. Passerà tutto quando. Sono sicura che un giorno troverai una migliore di me. Come ti ho sempre detto. Una che ti sappia amare veramente. Che non ti ferisca. Una che ti metta davanti a tutto come meriti. » non dico nient'altro. Finisco il mio latte e mi alzo dal tavolino. Impossibile scappare casa è piccola. Ma almeno mi allontano due secondi dai suoi occhi. Quelli che mi hanno sempre fatto capire quanto lo amavo. Quelli che mi parlavano prima che lui dicesse qualcosa. Quelli che da tre settimane sono completamente privi di emozione.
«io non merito nessun'altra donna elodie. Io credo di meritarmi te. »
«peccato che tu quella donna che dici di meritare oggi l'hai mollata con un messaggio» si alza pure lui siamo in salotto. Mi sfiora la guancia.
«dimmi che non mi ami è vado via» non rispondo. Non potrei mai dirglielo perché non è la verità. Non posso dirgli di non amarlo se in realtà vorrei abbracciarlo fortissimo in questo momento.
«dimmi che non mi vuoi più e prenderò davvero la roba»
«Lele tutto questo non ha senso. Oggi finiremo a fare l'amore domani sarai già giù a Napoli. Non ho voglia di stare dietro ai tira e molla. Io ho bisogno di vederti. Se questo è ciò che non puoi darmi. Allora lasciarmi in pace» confesso. Sono amareggiata. Perché vorrebbe sentirsi dire cose che sa benissimo non potrei mai dire.

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