cinquantunesimo capitolo

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Quattro mesi dopo

«Leleeee, ma possibile che non ti ritiri mai niente.» nessuna risposta. Mi precipito in salotto. Non c'è nessuno. Dove cavolo sta? Adesso mi sente.
«leleeee!» urlo. Non ci sta nessuno. Ma era qua cinque minuti fa. Guardo il tavolino, computer aperto e un bigliettino.  Lo prendo e lo apro “mi sono dimenticato dei testi da Giulio torno subito. Ti amo”.
Questi non è normale. Si mette a lavoro e invece di dirmelo scrive biglietti. È un caso perso. Io non posso farcela così. In queste due settimane sono sempre più stanca. Casa e ultime rifiniture al disco. Milano Roma. Roma Milano. Non riesco a reggere gli orari. Spesso mi viene mal di testa. Torno nella camera e ritiro la sua roba. Glielo farò passare questo vizio di non ritirare mai nulla. Metto a fare la lavatrice. Un ora dopo lo vedo tornare a casa. Nella mano destra i fogli, nell'altra mano una rosa bianca. Sorrido.
«sai sempre come farti perdonare eh!» gli confesso una volta che a due centimetri da me.
«scusa. Sono fuggito lasciandoti sola»
«piu che altro in mezzo ai tuoi panni. Perché non li ritiri mai. È sempre tutto in terra lele»
«l'avrei poi ritirata»
«poi quando? Lele ogni santa volta dici così e invece non lo fai mai»
«ma non è vero!!» alzò gli occhi al cielo. Non voglio dire nient'altro. Tanto è sempre come dice lui. Che pazienza.
«spero non ti sia arrabbiata»
«lele no. Vorrei solo che mi aiutassi ogni tanto. Non dico molto ma almeno mettere mutande e calzini nella cesta non ti costa nulla.» sono seccata. Apro lo stendino fuori nel giardino. Inizia a girarmi la testa. Mi tengo al muro, devo essermi mossa troppo in fretta.
«Elo stai bene?»
«si tranquillo. Torna a lavorare»
«sei giorni così. Tra mal di testa e giramenti. Stanotte hai pure rimesso. »
«sara stato qualcosa che mangiato. »
«devi riposarti!» confessa. Ora sto per arrabbiarmi sul serio. Riposarmi. Lui è sempre a lavoro. Io pure. Se non ci sono io spesso questa casa è un porcile.
«un anno hai vissuto da solo qua dentro. La roba a chi la portavi? Mamma Linda? Lavanderia? Chi puliva? Donna delle pulizie? Da quando sono tornata sto con te, pulisco, vado a Milano. Dove sta il riposo» rispondo sono nervosa. Mi siedo su una di quelle sedie che abbiamo comprato agli inizi. Mi guarda. Sì siede accanto a me. Il sole ci picchia in testa. È forte. A Roma oggi fa una bella giornata.
«amore quanto ti deve venire il ciclo?» mi chiede di punto in bianco. Dal nulla. Nel silenzio che mi stavo leggermente godendo. Sposto l'attenzione verso il suo viso.
«perché?» chiedo.
«perché hai tutti sintomi di una donna incinta» confessa sorridendo.
«ma figurati! Sarà comunque stress! Devo controllare nel calendario però»
«tu controlla. Io vado a comprare un test.» annuisco. Non posso essere incinta!!

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