Con occhi diversi (68° capitolo)

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Lele continua a guardarmi senza parlare. Sono sdraiata da dieci minuti sul suo letto e non mi fa muovere. So benissimo che questa situazione non ci porta da nessuna parte. Devo andare via. Via da qua. Via da lui. Resterà il padre di mio figlio.
«Lele posso andare?» chiedo. Lui non si muove. Sta seduto nel letto.
«perché dovresti scusa?»
«dai Lele falla finita. Non mi vuoi più. Sei freddo da morire. Non mi guardi più come prima figurati se devo stare qua.»
«tu mi devi spiegare chi ti ha messo in testa che non ti voglio più?» mi alzo con il busto. Ma è inutile, mi si annebbia la vista. Sto nervosa. Agitata. Continuo ad avere l'ansia e il bambino si muove velocemente. Scalcia e ogni tanto mi fa male. Non riesco a rilassarmi.
«tu con i tuoi atteggiamenti mi fai capire questo. »
«sei fuori strada Elo veramente»
« io credo proprio di no! Non sei ancora convinto ma...» mi bacia all'improvviso così. Senza farmi finire la frase. Approfondisce il bacio, lo lascio fare. Era un sacco di tempo che ci baciavamo. Ci stacchiamo a corto di fiato.
«smettila di dire cazzate! Ti voglio più di quanto immagini» sorrido. Non dico nulla. Vedo che appoggia l'orecchio sulla pancia. Il piccolo si muove.
« sai che ormai conosce “la strada verso casa” in questi giorni gli ho messo le cuffie e sentiva la tua voce. Si muoveva alle prime note e poi si fermava. Come se lo si rilassasse. » vedo che si emoziona. Gli occhi gli diventano lucidi e poi mi bacia la pancia. Lo guardo.
«ti chiedo scusa»
«come stai adesso?» mi chiede sdraiandosi accanto al mio braccio destro. Stiamo un po' stretti un questo lettino. Prima ci stavamo meglio.
«adesso sto bene. »
«devi riposare.»
«lo so. Ma era diventato impossibile!» confesso. Appoggia le sue labbra sulla mia guancia destra, chiudo gli occhi e mi godo il momento. Ne avevo veramente bisogno di questi piccoli gesti.
«quanto resti?»
«non lo so. Sono scesa soltanto per parlarti. Ho preso solo un cambio. Nella mia testa ero convinta di dover tornare a casa. » scuote la testa.
«se resti due giorni torniamo a Roma insieme. Ti porto un po' a Capri » sorrido. Non posso fare altro adesso. I nostri occhi sono completamente incastrati. Lele non muove nessun muscolo del corpo. Mi fissa. Quello sguardo che rivedo adesso. Quello che prima non vedevo. Ora è uno sguardo caldo e non più freddo. Adesso vedo gli occhi del suo amore per me.
«Lé» vorrei non rovinare il momento ma siamo vicini alla nascita del nostro bambino e non abbiamo scelto il nome. «in questi giorni ho pensato a tanti nomi. Ma ascoltando la tua canzone mi è venuto in mente perché non gli mettiamo Mattia» sbarra gli occhi.
«dici sul serio? Sai che mio fratello prende un colpo così!»
«lo so amore. Ma quella canzone l'hai scritta per lui. È tuo figlio era davvero felice di sentirla che ho pensato perché non mettergli il nome di suo zio. Sarebbe una cosa bellissima. Tu vorresti essere un esempio per lui ed è sempre stato così. Figurati quanto sarebbe bello che avesse quel nome. » mi abbraccia.
«grazie»
«ma se faccio solo danni. Grazie di cosa. »
«di questo regalo. » mi accarezza la pancia.
«senza te sarebbe tutto inutile amore davvero. » non dice altro. Forse non è il caso di parlare. Mi bacia. Un vero è proprio bacio. Mi attacco di più a lui nonostante la pancia non mi permetta di avvicinarmi troppo.
«Leleeee» la voce di Mattia si espande verso la camera. Ci stacchiamo e ridiamo.
«sono un in camera. » urla. Entra mi vede e sorride.
«no dai disturbo»
«ma vieni qua. Che disturbi!» affermò. Il mio fidanzato sorride. Lo fa avvicinare e lo abbracciano entrambi. Famiglia Esposito quanto mi era mancata.

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