cinquatanovesimo capitolo

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Flashback
Arrivammo a Lecce in tarda serata. Dieci ore di viaggio. Elodie si era addormenta e non volevo neanche svegliarla. Era incantevole. Tutte le armature cadevano. Niente muri. Niente paure soltanto il suo visi angelico. Il suo petto che si muoveva ritmo del respiro. Il pancino che si intravedeva mi faceva uscire pazzo. Sì stava realizzando un sogno e ancora non ci credevo.
«didi... - la chiamai. - amore siamo arrivati» apri gli occhi, si stiracchiò un po'
«quanto ho dormito?»
«9 ore esatte, la prima ora l'hai passata a guardare fuori dal finestrino»
«perché non mi hai svegliato prima»
«perché eri bellissima. » mi bacio. Scendemmo dalla macchina. Suonai al campanello di ada. Elo si torturava le mani.
«andrà tutto bene amore.» le dissi. Annuì.
«ciaoooo belli!» urlo Ada all'entrata non appena ci vide.
«ciao cuore » elo la stringeva.
«come state?»
«noi bene ada» risposi tranquillo. Entrammo in casa. Stasera avremmo detto a tutti che aspettavamo un bambino, ma elo non riusciva a nascondere la sua ansia. Ada su questo era formidabile. La capiva. La conosceva.
«Elo ma stai bene? Ti vedo agitata? È successo qualcosa? »
Elodie non sapeva che dire. Parlare ora sarebbe come rovinare la sorpresa per quella sera. Ma continuare a negare all'amica che non c'era niente da dire era peggio.
«Ada stiamo per diventare genitori. Tiene l'ansia perché ha paura che tutti la prendano male » dissi di botto.
«amo» mi rimproverò. Sorrisi.
«tanto lo avresti detto tu. Ti conosco non riusciresti a tenerti un cecio in bocca con Ada. E soprattutto con la tua ansia avresti parlato. » Ada ci guardo con due occhi pieni d'amore. Forse come non ci aveva mai visto.
«sono felicissima per voi ragazzi. Era da tanto che speravo di diventare zia. Avete faticato per essere qua e io sono straorgogliosa di aver creduto nel vostro amore. - la guardiamo. Elo mi accarezza una guancia. - non lo dico per piaggeria davvero. Ma perché sapevo che nelle tue mani Lele, elodie sarebbe stata la donna più felice al mondo. Sentivo che prima o poi sareste tornati insieme, voi siete legati è i sentimenti come i vostri a volte non finiscono mai. Potevate sostituire con altre persone il posto vuoto ma non sarebbe mai stato lo stesso.
Un giorno spiegherò a mio nipote la forza vera dell'amore : i suoi genitori. » Didi si alzò dal divano in cui si era seduta pochi minuti prima e la strinse. Adoravo quei momenti. Erano come sorelle non di sangue ma pur sempre sorelle.

Fine flashback.

Il trasloco è iniziato. La cucina è già montata grazie a Gabriele e mio padre che ci stanno dando una mano enorme. Abbiamo portato tutti gli strumenti di Lele e anche il divano grigio. Sono seduta vicino a Lele nella stanza d'aspetto tra pochi minuti vedremo di nuovo il nostro bambino. La cosa che mi emoziona di più è sentire il suo cuoricino battere. Sapere che è dentro di me si sente protetto mi fa sentire la mamma più felice al mondo.
«Di patrizi» mi chiamano. Alzò la testa dal telefonino. Lo butto in borsa. Lele sorride. Ci alziamo ed entriamo dentro. La ginecologa mi chiede come sto e se sto prendendo le vitamine con il ferro. Le dico di sì. Mi sdraio sul lettino e Lele al mio fianco mi stringe la mano.
«allora ragazzi vediamo un po' come sta questo cucciolo o cucciola» mette il gel sulla pancia e controlla il tutto. « questo è il suo cuoricino, lui sta bene.»
«lui?» chiede Lele.
« eh sì è un maschietto. Ho rovinato la sorpresa me sa» ridiamo.
«non importa dottoressa. L'importante che stia bene.» rispondo io.
«giusto. Allora ecco qua! » il cuore si espande nell'aria. «mamma papà queste sono le sue mani, i piedi che si stanno formando. »
«quanto è bello!» esclama Lele con gli occhi lucidi.
«puoi pulirti Elodie. Il bambino cresce benissimo. Adesso controllo le ultime analisi e ti lascio andare.» annuisco mentre Lele mi aiuta a pulirmi la pancia. Si avvicina e mi bacia. I piccoli gesti che per lui verso di me non mancano mai.
«elodie continua a prendere il ferro perché lo tieni basso. Le vitamine aiutano il bambino quindi anche quelle. Mangia e ci vediamo tra un mese d'accordo?»
«d'accordo!» l'infermiera mi consegna l'ecografia e usciamo salutando. Avremmo un maschietto.

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