quarantatresimo capitolo

600 50 16
                                    

«Lele quando hai finito dimmelo!» mi volto a guardarla. Stiamo passeggiando tranquillamente per le vie di Lecce.
«che sto facendo?»
«quello che mi infastidisce di più»
«elo non ti sto capendo.»
« è il culo della tipa che appena passata te lo sei guardato bene?» mi chiede nervosa. Ma sta facendo sul serio?
Mezz'ora in giro a fare shopping. Buste ovunque e adesso mi accusa di cose che non sto facendo.
«vuoi già litigare?»
«non è questione di litigio Lele. Ma di rispetto. » non credo alle mie orecchie. Mi fermo sul marciapiede. Appoggio le buste sulla panchina vicino a me. Lei mi guarda. «vuoi dare spettacolo?»
«ti sbagli! Hai iniziato un discorso ora lo finisci. E non mi muovo da qua fin quando non ti decidi a capire determinate cose»
«allora potrei tornare pure a Roma da sola. »
«stai facendo la bambina uno. Due non ho guardato nessun culo. Tre stavo preso per mano con te. Quattro vorrei sapere quando e come lo vista se in realtà stavo guardando se proprio ti interessa una ragazza che aveva in braccio il suo bambino appena nato. »
«appena ti è passata affianco ti sei voltato. »
«sai perché mi sono voltato? Perché proprio la ragazza con il bambino ha voltato l'angolo guarda caso quando la tipa mi è passata affianco. Ma no continua a fare la gelosa. Non ti preoccupare» riprendo le buste. Non voglio sentire altro. Non riesce neanche a guardare quello che faccio veramente. Cammino avanti lasciandola dietro. Attaccarmi per una cosa del genere è follia. Non avessi il suo di sedere da guardare potrei pure capirlo ma è tutta altra cosa lei.
«lele aspetta...»
«sto tornando in albergo. »
«l'apertivo»
«non ho più voglia. Hai detto che vuoi tornare a Roma. Io in questo momento voglio tornare in albergo senza se e senza ma» sono duro nei suoi confronti. Ma siamo alle solite. Ancora non ha capito che voglio solo lei. Dopo quel discorso meraviglioso fatto ieri appena arrivati mi aspettavo che si fidasse un pochino di più.
«sei un bambino tu adesso. »
«ok va bene» non fiata più. Torniamo in albergo in rigoroso silenzio. Entro in camera, appoggio le borse sul divanetto. Il silenzio continua, lei si siede sul letto sento che mi guarda. Il suo sguardo lo sento sulla mia schiena. Fisso fuori dalla finestra.
«vorrei capire dove andremmo? Vorrei capire se questa storia potrà andare avanti un giorno. Sì passa dallo stare bene, a dire cose importanti al litigio che potrebbe distruggere tutto. Non capisco come fai a dire di aver guardato quella quando in realtà mi ero incantato ad immaginare te con un nostro ipotetico figlio. Evidentemente mi sono fatto un film troppo forte. Ho sbagliato non dovevo. Se solo capissi che ti amo veramente tanto a questo punto non ci arriveremo. Capisco essere gelosi, lo sono pure io, ma non al punto di farmi passare per quello che non sono. » prendo il giubbotto. Ho bisogno di un po' d'aria. Andrò verso il giardino.
«dove vai??» mi chiede. Di tutto ciò che ho detto mi chiede dove vado.
«a prendere aria» rispondo. Non dice nulla. Esco dalla stanza e scendo.

Questa casa sa di TE ❤ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora