ventesima parte

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«Lele ma che fai qui?» sento la voce di mio padre. Lo vedo avvicinarsi. «sei pazzo. Fa caldo. Entriamo dentro. »
«papà perché fa così tanto male l'amore? Perché non potremmo essere felici è basta?»
«torniamo dentro poi ti rispondo.» annuisco. Prendo la chitarra e torno dentro. Mi rendo conto dello sbalzo di temperatura da dentro fuori. Sembro quasi scemo. Ho il cuore a pezzi. Ci sediamo in un gradino della scala che ci porta alle camere da letto.
«che ti succede?»
«sto combinando dei casini assurdi papà»
«vuoi parlare un po con me?»
«elodie mi ha lasciato questa dentro lo zaino.» gli passo il figlio. «c'e il dolore di una ragazza. Della mia ragazza. Mi lascia andare perché dice altro non può fare. Io non prendo una posizione non riesco ad stare con lei e quindi mi lascia andare»
« è tu credi che sia la cosa migliore andare via?»
«io non credo più a niente papà. Non so niente. Non so nemmeno come comportarmi. Stare a casa lì con lei mi sembrava tutto diverso. Vedere lei stare male mi ha fatto male. Sapevo che era innamorata ma non così tanto. »
«sei consapevole del fatto che ti ami,  allora cosa ti blocca?»
«ho paura di tornare a casa e tornare a litigare come prima papà. Io sono stanco di ferirla e di di sentirmi ferito dalle nostre litigate. »
«lele siete diversi. Tutti siamo diversi a questo mondo. Non possiamo essere tutti uguali. C'è chi è tondo e chi è quadrato. Sai che monotonia la gente tutta uguale. Se tutti la pensassimo in maniera uguale non ci sarebbe un mondo. Lei è più grande di te questo è vero, ma sai anche quanto sia fragile. Se foste stati uguali credi che ti saresti mai innamorato di lei?» mi chiede con una estrema calma. Cerca di trasmetterci tranquillità.
«credo di no»
«vedi. Lele ci innamoriamo di una persona anche per i suoi difetti. Ci innamoriamo di una persona perché ne sentiamo l'esigenza, sentiamo la voglia di legarci a un altro essere umano che non per forza deve essere uguale a te
Semplicemente deve farti sentire importante e farti stare bene»
«da quando abbiamo discusso e me ne sono andato lei è convinta di non essere più il mio bene; di non esserlo mai stato»
«pensi di averle dato modo di pensarlo?» annuisco « perché invece non provi a farle cambiare questa ideologia che se messa in testa. Dopotutto tu pensi il contrario. Tu senti che lei è il tuo bene come la musica» confessa guardandomi negli occhi. Fin da piccolo cercava d farmi capire le cose anche solo con uno sguardo.
«io penso che sono innamorato di lei, che probabilmente se finisse tutto non riuscirei a toccare nessun'altra donna perché dentro di me sentirei un forte senso di tradimento nei suoi confronti. Penso che non potrò mai dimenticare ciò che ha fatto per me. Lei neanche se lo immagina. » sussurro le ultime frasi. Mio padre appoggia la mano sulla mia spalla.
«hai mai provato a dirle che tutto ciò che facevi tu per lei era ricambiato dall'amore esatto di lei stessa? Le hai mai detto che aveva fatto tanto anche senza dire niente?» scuoto la testa. Non le ho mai detto nulla. Pensavo capisse che in realtà se stavo con lei era perché mi sentivo ricambiato. Ma leggendo la lettera si percepisce quanto si senta inferiore a me. «prova a dirglielo. Prova a dirle tutto ciò che hai dentro Lele. A volte le parole non servono. Altre volte invece si. » non rispondo. Si alza dal gradino.
«lele ascoltami a volte è meglio averci provato che avere il rimpianto di non aver vissuto» mi lascia solo. La lettera non l'ha neanche aperta è appoggiata sul grandino. La prendo corro in camera mia. Provo a chiamarla ma non risponde. Mando un messaggio a Giannini. “Elodie è con te? Scusami se ti disturbo” mi risponde subito. “ sì siamo a Milano. Stiamo in studio. Ha lasciato il telefono in borsa credo. Stai tranquillo.” mi rilasso. Sapere dove sta mi tranquillizza. Lo ringrazio e appoggio l'iPhone. Le sensazioni di confusione​ oggi sono aumentate.

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