«Raffaele dove stai andando?» mi madre mi ferma per un polso davanti alla porta di casa. Sono le 7 del mattino. Che ci fa in piedi a quest'ora? Papà non deve nemmeno lavorare di mattina oggi.
«vado a Roma. Mi serve un po' di roba!»
«scommetto che lei non c'è.»
« sì mamma è a Roma pure lei» sorride. «a te non ti si spegne mai la speranza vero mamma?»
«a me non mi ammazza nessuno. Figurati se mi metto problemi a sperare. Ci credo in voi. Credo nella vostra storia e nella vostra felicità. Parla con lei»
«mamma non è detto che vedendoci risolviamo tutto»
«non importa. Basta che le cose ve le dite in faccia e non per telefono » le bacio una guancia.
«vai a letto mhm. »
«raffaé mi raccomando! Non farla più soffrire. Lei ha bisogno di te»
«mamma non ti prometto nulla. Può succedere di tutto. Magari riporto tutto a Napoli. Magari resta tutto così. La nostra storia è in bivio. E io ho preso una decisione» annuisce. Non mi dice altro. Vado in stazione è salgo sul treno. Un ora di viaggio. Sembra l'eternità. Un viaggio che non ha mai fine. Guardo una coppia davanti a me nei sedili più avanti e stanno vicini. Lui le stringe la mano. Gli fa delle carezze sul viso. Noi eravamo così ogni volta che prendevano un treno insieme. Una cuffia ad uno e a un altro completamente assortiti nei nostri pensieri senza lasciare le nostre mani. Una stretta che ci fa sentire forti. Che ad oggi sempre svanita.
Il treno si ferma a termini. Prendo lo zaino e scendo. Prendo la metro in direzione casa.
Una volta arrivato la davanti il cervello mi si annebbia. Il cuore fa bum! bum! bum! bum! bum velocemente. Respiro. Prendo le chiavi dalla tasca del pantalone entro nel pianerottolo. Faccio due passi e poi apro definitivamente casa. L' avvolgibile è abbassata. È completamente buio. Forse non c'è. Allungo le mani e accendo. La trovo sul divano. Un quaderno a terra. Una penna sulla sua pancia. Il braccio destro copre gli occhi. Altro cade in terra lungo il divano. Nel tavolino c'è di tutto, fazzoletti, caramelle, fogli di lavoro, il telefono e il nostro anello. Mi avvicino spengo la luce. Apro un po' le tapparelle e mi avvicino a lei.
«didi» la richiamo
«oddio» salta in aria spaventandosi. Mi guarda e si rilassa. « ma sei pazzo! Mi hai fatto prendere un colpo Lele! » si tiene la mano sul cuore. «che ci fai qui? Che ore sono ? »
«sono le otto e mi mancavi»
«volevi farmi morire altro che “mi mancavi”»
«la domanda è un altra che ci fai sul divano»
«a letto non trovo sonno Lele. È impossibile dormire su quel letto. Per quanto voglio c'è il tuo odore»
«ma qui stai scomoda elo. Guarda che poi ti viene il mal di schiena »
«mi spieghi perché ti preoccupi tanto?? Mi hai lasciato!» alzò gli occhi al cielo. Non sapevo che risponderle. In questo momento le prendere il viso e la bacerei volentieri.
«hai mangiato?» chiedo. Volevo cambiare discorso perché rispondere a quella domanda voleva dire che non essere sicuro della mia scelta. Già i suoi occhi mi stavano destabilizzando.
«Lele non mi hai risposto»
«non devo risponderti per forza»
« è allora vai via!!! Perché se sei venuto qua per non parlare con me. Prendi la roba è non farti più vedere» urla. Gli occhi già li tiene lucidi.
«non sono venuto per la roba. Ieri non mi ha risposto e sono salito preoccupato.»
«oh wow! Sto bene. Mi sono solo addormentata con i fogli e il quaderno addosso. Il telefono non lo sentito. Scusami se sono stata a lavoro eh!»
«non ti stavo dando nessuna colpa. Volevo vederti»
«certo. » ci guardiamo. Cade il silenzio. Le sfioro la mano. «Lele ti prego. Se mi devi fare ancora del male lasciami in pace»
«non ci riesco. Non riesco a lasciarti andare. Non riesco a pensare che non sia più mia. L'idea che qualcuno possa toccarti soltanto mi fa andare il sangue al cervello. Il cuore continua a dirmi che ho fatto una cazzata»
Non risponde. Mi bacia una guancia. Un bacio lungo pieno di significato. Poi scappa in bagno.
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Questa casa sa di TE ❤
FanfictionNon c'è una vera proprio descrizione della storia. Credo che a volte bisognerebbe leggere senza giudicare dalla copertina. ❤