SIERRA
Mi sfugge un leggero gemito. «Tranquilla, stai buona.» Mormora distratto mentre finisce di tamponare il sangue in uscita.
Poggia il cotone sporco nella cassetta medica prendendo, poi, delle bende nuove da mettermi attorno al polso. Fisso le piccole ferite ancora aperte a differenza del polso destro già rimarginato. Connor cerca di essere il più delicato possibile, ma non ce la fa. Solo per prendermi l'avambraccio mi ha lasciato l'impronta delle sue dita sulla pelle.
Inizia a bendarmi il polso sinistro con attenzione stringendo leggermente, ma non dico niente vedendolo concentrato. Sembra anche abbastanza irritato, probabilmente perché il fatto che non abbia messo Linda al suo posto come al solito li lascia una sensazione fastidiosa in bocca. Odia lasciare i conti in sospeso.
«Fatto.» Taglia il grande nastro bianco con delle forbici rimettendo tutto nel kit di pronto soccorso. La richiude spingendola sotto il suo letto.
Mi guarda attorno. La stanza è abbastanza da...maschio. Le finestre tappezzano le pareti, dalla parte di Connor solo metà delle mura, mentre dalla parte di Aston le vetrate ricoprono completamente la parete dietro alla tastiera del letto attaccato all'angolo. Noto che nell'angolo di Connor sono attaccate delle foto, probabilmente scattate da Ash, che ricoprono il grigio del muretto. La tastiera del letto che sembra separare il muretto in questione alle vetrate attaccate quasi al soffito, è ricoperta di alcune lucette accese che donano un'aria soffusa alla stanza buia. È una camera molto bella, se non fosse per una cosa che attira molto la mia attenzione. La parete frontale al letto di Connor, accanto alla porta, c'è una specie di bacheca poco sopra il comodino nero lucido, ma non riesco a vedere cosa ci sia attaccato dato che è coperta da una tendina scura. Noto, però, sul comodino, un libro ma che a causa della penombra non riesco a distinguerne la copertina.
«Cosa ci facevi con quella in biblioteca la notte!? Non dirmi che sei lesbica pure tu.» Ma che cazz- «No! Certo che no! Ma poi, scusa, che ci sarebbe di male se fossi lesbica? Sei omofobo?» Chiedo alzando le sopracciglia.
Lui resta attonito dalla mia domanda improvvisa per poi scuotere la testa come un cane. «Certo che no! Ma per chi mi hai preso!? E non fuoriuscire dall'argomento!» Pascal scuote le orecchie forse infastidito dalle nostre voci più alte del normale.
«Mi ha seguita.» Ammetto infine incrociando le braccia al petto. Connor spalanca gli occhi verdi fatesi più scuri. «Ti ha seguita? È una cazzo di psicopatica o cosa!?» I suoi muscoli si contraggono sotto i miei occhi che fissano il suo busto scoperto senza maglietta.
Dio Santo!
«Ha detto che...ehm...» Mi passo una mano tra i capelli lisci arrossendo leggermente. «Che cosa?» Chiede aggrottando le sopracciglia scure. Abbasso il capo per non far vedere le mie guance arrossate. «Che...mi ama.» Non sento più nulla.
Alzo le iridi di cioccolata verso di lui. Lo trovo che sta cercando di trattenere le risate. Roteo gli occhi scocciata. «Avanti, datti da fare: ridi.» Non aspetta altro prima di scoppiare a ridere crollando all'indietro sul materasso di fronte a me.
Mi appoggio con la schiena alla tastiera del letto mentre lo osservo che ancora ride con le lacrime agli occhi facendo addirittura svegliare Pascal nel letto accanto.
«Ti ama! Ha gli occhi nel culo, che cazzo avrà visto!?» Metto il broncio. «Sono una persona amabile!» Esclamo io, ma così dicendo, finisco solo per farlo ridere ancora di più. «Oh cazzo, basta! Non ce la faccio più!» Bastardo.
STAI LEGGENDO
Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]
Humor[COMPLETA] (S.2) Erano considerati due anime sperdute in una landa desolata chiamata "vita". I due si incontrarono in una notte, ma questo portò solo all'inizio dell'incubo. Lui era un demone malato, sadico di per sé che vagava alla ricerca di qualc...