C.42:||OurHiddenPearl

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SIERRA

Le lezioni procedono tranquillamente con la compagnia di alcuni miei amici in quei pochi corsi che abbiamo in comune.
Decido di staccare un pò in mensa per pranzare con Shantel abbastanza pensierosa.

Spingo la porta per entrare seguita da Shanti che tiene il capo chino.
Mi volto discretamente verso di lei per osservarla, i suoi occhi scuri sembrano persi in chissà quale pensiero che sembra turbarla a dir poco.
Ma non guardando dove vado, finisco per sbattere il muso contro la colonna facendola voltare di scatto.

Scoppia inevitabilmente a ridere nel vedermi imprecare mentre mi massaggio la fronte.
«Ti spaccherai anche la testa se continui così.» Sbuffo sonoramente dirigendomi verso il bancone come se nulla fosse.

«Come mai sei così pensierosa?»
Si vede che ha un problema e ovviamente farà finta di niente.
«Io? Non ho niente.» Prevedibile.

Carter mi butta un piatto di pasta sotto al naso il cui buon odorino giunge alle mie narici come un profumo degli dei.
«Mangia tutto, altrimenti chiamo Brooks.» Annuisco distrattamente infilando una forchettata in bocca.

Punto un seguito la forchetta verso Shantel.
«Spara il problema, non tenerti tutto dentro che poi ti fa male.»
Infilo un'altra forchettata.
«Te lo dico pe- espe-ienza!» Esclamo a bocca piena.

La mia amica sorride leggermente al mio modo di fare.
Giocherella un pò con le mani sul bancone nervosa.
Continuo a mangiare voltando lo sguardo verso il piano in legno per lasciarle un pò di tempo.
Anche se non dico nulla, osservarla significa metterle pressione quindi è meglio farla sentire il più a suo agio possibile.

So molto bene che Shantel, seppur sia silenziosa e timida, ha molti scheletri nell'armadio.
La sua famiglia è la cosa che più le crea difficoltà.
Non può mai prendere le sue decisioni senza venir sgridata da suo padre o dai suoi due fratellini minori.
Le pesa molto essere presa con così poco conto senza che i suoi stessi genitori prendano in causa le sue idee e le sue passioni in modo serio e non solo come pensieri di una ribelle in fase adolescenziale.
Se solo sapessero quanto sono fortunati ad avere una bellissima figlia come lei con così tanti talenti, sono sicura che non se ne separerebbero mai e non contesterebbero nessuna idea di Shantel.

Forse è proprio questo il motivo del suo sguardo perso.
I suoi genitori le avranno messo di nuovo pressione, ma non l'avevo mai vista così tanto abbattuta.
Ci sarà stato un litigio questa volta?
Che i suoi fratelli abbiano aggravato la situazione solo per farsi vedere di buon occhio da suo padre?
Credo che questa sia l'opzione più plausibile per spiegare del perché il suo sguardo sia così perso.

Mi faccio più attenta quando prende un bel respiro.
Mastico il cibo voltandomi verso di lei.

«I miei vogliono tornare a Londra.» Merda.
«Aspet-» Mi va di traverso uno spaghetto, subito si allarma guardandomi terrorizzata mentre tossisco come se avessi degli spasmi.

Mi batte una mano sulla schiena mentre Carter mi allunga preoccupata un bicchiere d'acqua che mi affretto a bere una volta ripreso a respirare normalmente.

«Tu vuoi morire, dimmi la verità.»
Sorrido allo sguardo imbronciato di Carter che mi fissa con le braccia incrociate.
«Vorrei almeno morire in paradiso!»
Shantel accanto a me spalanca gli occhi sorridendo in seguito in modo enigmatico con gli occhi scuri che iniziano a luccicare di una strana luce ammirevole.
«Giovani...» Scuote la testa rassegnata tornando a lavoro.

Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora