SIERRA
«Volevo fare un giro per il campus e ti ho visto agitato.» Faccio spallucce fingendo indifferenza. Intanto, dentro, il mio cuore si sta mollando pugni addosso per cercare di battere ancora un pò e mantenere la calma.
La sue dita si fermano nel bel mezzo della curva della mia schiena. Fa un respiro profondo. «Strano, avrei giurato che mi fossi venuta alle spalle, non ti ho vista arrivare.» Dondolo i piedi nervosamente sfiorando alle volte la sua pelle accaldata. «Non te ne sarai accorto...» Borbotto io. «D'accordo.» Dice infine sospirando.
Quasi tiro un sospiro di sollievo anch'io. Il mio cuore riprende a battere normalmente mentre i miei muscoli si rilassano. «Dammi la mano un secondo.» Aggrotto la fronte confusa alla sua richiesta, ma obbedisco anche se attonita.
Prima che possa allungargliela del tutto, la sua mano calda mi afferra violentemente per il polso facendomi comparire una smorfia di dolore sul volto. Mi strattona. Subito, in un agile mossa, mi ritrovo sdraiata a pancia in giù con lui seduto a cavalcioni su di me, i polsi bloccati sopra la mia testa dalle sue mani forti e dalla presa troppo stretta.
«Connor, lasciami! Mi fai male!» Grido io dolorante sentendomi la pelle bruciare e le ossa scrocchiare.
Ma la sua presa non sembra dell'idea di allentare, anzi, stringe di più facendomi gridare nel sentire uno scrocchio che quasi mi spezza i polsi. Vedo Pascal alzarsi di scatto insieme a Ti-Pex. Inizia ad abbaiare e ringhiare rabbioso scendendo con un abile balzo dal letto di Mavis per venire verso di noi. Ti-Pex soffia infilzando le lenzuola con i suoi artigli, miagola rumorosamente sparando il suo grigio pelo da tutte le parti come segno di avvertimento.
«Non mentirmi, hai capito!? Cosa cazzo ci facevi lì? Cos'hai sentito?» Pascal abbaia ancora di più. Subito Connor si volta di scatto verso il mio cane. «STAI ZITTO TU!» Pas guaisce spaventato, ciò nonostante continua a restare nella sua posizione.
«Parla!» Scuoto categoricamente la testa trattenendo a stento un gemito di dolore. «Cosa. Hai. Sentito. O me lo dici o giuro che quella lingua te la strappo.» Perchè fa così adesso? Perché l'ho aiutato? Dovevo seguire lo stesso consiglio che ho dato alle ragazze, invece sono stata la prima a fare l'esatto opposto, per giunta con Connor. Che mi è saltato in mente!?
Averlo visto arrabbiato, fuori controllo e da solo mi ha spinto ad andare da lui, a dimostrarli che c'ero nonostante il casino in cui è immerso. Volevo essere quella mano che avrebbe afferrato in modo da permettermi di tirarlo fuori e lui quella mano l'ha afferrata ma ora me la sta rompendo. Vorrei aiutarlo, sul serio. Darei qualsiasi cosa per salvarlo, per non vederlo ogni volta ridotto in questo stato. Ma ogni volta che tento di esserli d'aiuto, finisco io stessa per essere quella che deve essere salvata.
Il mio grido rimbomba in tutta la stanza, oserei dire in tutto il condominio. Le unghie di Connor affondano nella mia pelle facendo uscire delle goccioline di un rosso scarlatto che si ritrova a fissare ammagliato mentre queste scorrono lungo le mie braccia. Stringo gli occhi per il dolore. Pascal balza all'attacco, subito Connor lo avvista distogliendo lo sguardo dai miei polsi feriti. Con un calcio ben assestato, Pascal ricade pesantemente sul pavimento guaendo mentre cerca di alzarsi.
Spalanco gli occhi quando lo sento emettere dei lamenti doloranti. Non sento più il dolore ai polsi, non sento più il peso di Connor sulla mia schiena, non sento più nulla se non Pascal che, sdraiato sul pavimento, scuote il muso per cercare di orientarsi mentre si alza con le zampe tremanti e la coda tra le gambe.
«LASCIAMI, SEI UN MOSTRO!!!» Inizio a scalciare dimenandomi solo per raggiungere Pascal e aiutarlo. «Prima mi dirai cosa hai sentito e prima ti lascerò andare.» Sentenzia con voce divertita, oserei dire quasi giocosa.
STAI LEGGENDO
Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]
Humor[COMPLETA] (S.2) Erano considerati due anime sperdute in una landa desolata chiamata "vita". I due si incontrarono in una notte, ma questo portò solo all'inizio dell'incubo. Lui era un demone malato, sadico di per sé che vagava alla ricerca di qualc...