C.59:||MySpanishAunt

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SIERRA

Quando pensi, il tempo sembra non passare mai ma non ti accorgi nemmeno di quanto passi lentamente tanto sei immersa nella tua mente.
C'è stato un periodo in cui l'unica cosa che facevo era solo restare seduta sul divano a fissare la TV spenta e pensavo.
Pensavo così tanto finché non mi accorgevo che era calato il buio e avevo passato la giornata a fissare il vuoto senza mangiare e senza fare nient'altro.
Ritornavo in camera mia e cercavo di chiudere occhio, ma gli incubi si rifiutavano di lasciarmi in pace anche la sera, così cercavo di restare sveglia e non lasciarmi prendere la stanchezza a volte scoppiando anche a piangere senza un valido motivo.
Avevo paura persino a dormire sperando di non risvegliarmi su quel letto.

Ma quando ridi e ti diverti, il tempo passa talmente veloce che desideri resettarlo e ricominciare tutto dall'inizio.
Tempo fa non avrei mai pensato di provare queste emozioni, forse perché non le ho mai provate.
Restavo segregata a casa andando solo a scuola.
Mi era vietato invitare amici a casa o uscire il pomeriggio se non per andare in giardino.
Adam non voleva che mi permettessi svaghi all'infuori della sua missione che era rendermi una futura socia dell'azienda e proprietaria esecutiva dell'impero McGarden.

Ora, avendo 18 anni ed essendo responsabile di me stessa, sono completamente indipendente e le cose le decido io.
Tutta questa libertà l'ho acquisita solo quando sono giunta a Villa Brooks.
Quella famiglia mi ha cambiata radicalmente e posso dire con certezza di essere una Brooks anche se il mio cognome resterà sempre McGarden.
Liz e papà sono a Miami è vero, ma Connor è qui e da quando ieri siamo arrivati, mi è rimasto accanto per tutto il tempo.
La cosa mi fa strano ancora ora, ma non le do molto peso dato che mi sto divertendo un sacco.

Il discorso ieri di Connor mi hanno molto colpita incidendosi nella mia mente come un tatuaggio.
E approposito di tatuaggi...

«Ti dico che ho le palle di farlo, scommetti?» Chiede divertito voltandosi verso di me, i suoi occhi a guardarmi in segno di sfida.
Roteo gli occhi. «Sei rincoglionito, non c'è altra spiegazione.» Mormoro io fissando gli alberi del parco.
«Me lo faccio sul petto!» Esclama infine battendosi un pugno all'altezza del cuore.
Q

uasi soffoco con la mia cioccolata calda. «Scordatelo, non ti farai un bel niente!» Strillo io.

«Ricordati che ho 19 anni ormai! Sono più grande di te.» Ringhio. «Sì, 19 anni da tre giorni.» E il tuo cervello è ancora un feto aggiungerei.

Connor sbuffa. «Un giorno me lo farò. A forma di tigre e sul petto. Lo giuro.»
Con la coda dell'occhio lo guardo dubbiosa.

I suoi occhi fissano il paesaggio verdeggiante leggermente coperto di brina appena accennata dovuta al freddo.

Il verde degli alberi si riflette nei suoi occhi accentuando quelle sfumature pericolosamente affascinanti.
Cammina con disinvoltura accanto a me con le mani nella felpa del suo colore preferito: rosso.


Le sue parole dette sembrano un giuramento solenne che è deciso a mantenere.
La cosa mi lascia di sasso.
Insomma, è un tatuaggio, non è roba da nulla e lui se lo vuole fare sul petto e a forma di tigre.
Dice che se lo fai lui, lo devo fare anch'io, ma cazzo è una roba grande.
Non sono sicura di volerlo fare e se lo fa lui sarò obbligata a farlo anch'io.

«Pascal, attento a non scivolare.» Lo avverto io vedendolo intento a passare su una pozzanghera ghiacciata.
Il mio cane abbaia, ma nell'intento di voltarsi, la sua zampa scivola e cade di pancia sulla pozzanghera.
«Pascal!» Connor scoppia a ridere mentre mi vede correre a salvare il mio fedele amico a quattro zampe.

Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora