SIERRA
Deglutisco. «Avevo una madre sempre impegnata per tutto tranne che per me. Un padre che neanche mi guardava in faccia se non per mettermi sottopressione alla gestione dell'azienda. Un fratello che se la spassava la sera con gli amici sotto droga e alcool. E poi c'ero io.» Sorrido amaramente. «Com'ero io? Dovrei saperlo, no? E invece non so nemmeno chi sono.»
Il mio sguardo è fisso di fronte a me a guardare la porta lasciata aperta affacciata al corridoio che mi ricorda tanto quello di villa McGarden. La porta a sinistra infondo al corridoio. Mi vedo uscire dalla mia stanza con il mio album tra le braccia per andare alla porta davanti a bussare per stare un pò con mio fratello. Poi questo usciva già vestito e capivo già che per un altro giorno ancora sarei stata da sola perché Ethan si divertiva a fare altro invece che stare almeno per cinque minuti con sua sorella.
«Avevo una montagna di giocattoli, ma nessuno con cui giocarci. Avevo parecchi soldi, ma che non mi davano gioia. Avevo una famiglia, ma ormai non era più tale.» I miei occhi si riempiono di lacrime amare a quei ricordi. «Ero una stupidissima bambina che credeva che le cose si potessero risolvere come per magia!» Grido io arrabbiata con me stessa per essere stata ingenua già da allora.
Connor non osa aprire bocca. Il suo silenzio non è per niente fastidioso, anzi, lo trovo quasi comprensivo. Accompagna le mie parole in una canzone che non emette nessuna parola e nessuna nota, la miglior musica che si possa mai sentire.
«Do quasi ragione a Moose.» Ridacchio. «Avere me per sorella con tutti questi problemi non dev'essere stato facile per lui.» Mi volto verso Connor, mi fissa intensamente. «Tu che dici? Lo chiedo a te perché mi reputi una sorella, non un'amica.» La sua mandibola guizza, ma non osa togliermi gli occhi di dosso, sono io invece a tornare a fissare il vuoto di fronte a me.
«Siamo nati attaccati assieme. Ci siamo protetti da quando avevamo il pannolino. Siamo cresciuti nella stessa casa finché a quattordici anni non ha iniziato ad uscire di casa da solo.» Chissà, magari era stanco della vita di lusso e si è dato alla bassa lega. «Lui era già un uomo, io ero rimasta una bambina.» Mi stringo le gambe al petto.
«È stato a quattordici anni che sono uscita di casa di nascosto a prenderlo. Ero spaventata all'idea che se Adam ci avesse scoperto, ci avrebbe di sicuro ucciso. Letteralmente.» Ghigno. «Non potevamo sporcare la sua immagine.» Mi ha sporcato l'intera esistenza facendomi essere sua figlia di sangue.
Stringo le lenzuola tra le dita. «Era la prima volta che vedevo posti del genere. Uomini che mi guardavano nonostante fossi una ragazzina, non sembrava che importasse così tanto. Se mettevi piede lì dentro era o per scopare oppure per bere e drogarti. Io volevo indietro solo mio fratello.» Le dita di Connor tremano stringendosi in due pugni dall'aria minacciosa.
«Da lì in poi uscivo ogni sera dalla mia finestra. Scendevo dall'albero, prendevo la bici e scappavo a prenderlo.» Sorrido. «Una volta ero andata in canottiera e pantaloncini a Dicembre, mi ero ammalata, avevo la febbre. La sera dopo l'aveva rifatto, ma non potevo lasciare il mio fratellino lì. Sono andata a riprenderlo e non appena li ho fatto passare la sbronza sono crollata a dormire. Non sono nemmeno andata a scuola.» Era durante quella settimana che mi ero messa a parlare con un cazzo di grillo trovato in giardino. Ero messa malissimo, avevo la febbre a 40°.
«A quindici anni succedeva ogni sera, di ogni giorno, di ogni mese per un anno intero.» Mi volto verso di lui. «E l'anno dopo ho incontrato te.» Le sue pupille si dilatano, le sue iridi si scuriscono. «Sapevo che Ethan era in compagnia di amici. Ero andata a cercarlo come ormai succedeva da due anni. Ma non ho trovato lui.» Dico afflitta. Sospiro pesantemente poggiando la nuca alla tastiera.
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Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]
Humor[COMPLETA] (S.2) Erano considerati due anime sperdute in una landa desolata chiamata "vita". I due si incontrarono in una notte, ma questo portò solo all'inizio dell'incubo. Lui era un demone malato, sadico di per sé che vagava alla ricerca di qualc...