C.51:||SecondStep:Tacoma

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CONNOR

Abbiamo deciso di fermarci al primo autogrill in parte all'autostrada ormai giunti a Tacoma alla prossima uscita.
Il viaggio è stato più duraturo di quanto avessimo programmato data la stanchezza di Joshua che non ha smesso di guidare da Miami fino a qui e che non voleva cedere il volante a nessuno.
Sono le sei di mattina e il sole sta sorgendo all'orizzonte.

Osservo le svariate auto parcheggiate vicino al parchetto dell'autogrill in sosta per proseguire il viaggio appena ne avranno la possibilità.
Alcuni stanno andando ora a fare colazione e bere qualcosa di caldo dato il freddo della mattina presto. 

Io sono appoggiato al furgone con una sigaretta tra le dita.
La gente mi guarda stranita vedendomi a maniche corte a completo mio agio nonostante il freddo; sono stanco di continuare a trinciarli con lo sguardo, oggi non ho voglia di fare un cazzo di niente.

Caccio il fumo dalla bocca battendo il piede sull'asfalto ghiacciato.

Non ho chiuso occhio per tutta la notte, oltre che per il russare di Jolen che madre di Dio sembra il clacson di un camion, anche per la discussione avuta ieri con Sierra.
La cosa esilarante è che si tratta di una cazzata e non capisco tutt'ora come ci siamo finiti a parlarne.

Il matrimonio.

È una stronzata come tutte le altre che fa parte della vita, perché dovrei essere uno della massa e fare una cosa che reputo sopravvalutata.
Molte coppie sposate si separano prima di quelle fidanzate.
L'utilità del matrimonio e di due stupidi anelli al dito si limita solo a mostrare alle altre persone che i due soggetti si sono promessi amore a vita.
Che cazzata enorme.

Il problema però è che alcune persone ci credono sul serio e Sierra è parte della massa.
Ma ingenua com'è lei pensa sul serio che il matrimonio sia un gesto di fiducia che i due si scambiano.

A volte la sua ingenuità è insopportabilmente fastidiosa, altre volte è tenera perché dimostra la sua capacità di vedere il buono in tutto e tutti.
Questa volta però mi ha seriamente girato le palle perché la questione per lei è seria ma per me è solo inutile.

Essere d'accordo con me tanto per farmi chiudere bocca mi ha fatto incazzare.
Non sono quel genere di tipo che si soddisfa regalandoli l'ultima parola, io me la guadagno, è così che sono fatto io, adoro complicarmi l'esistenza.
Sono masochista per questo? Probabilmente sì.

Il rumore metallico della serratura mi fa voltare.
Le porte si aprono e i gemiti di Jolen per la fatica mi fanno aggrottare le sopracciglia confuso.
Mi chino leggermente per vedere cosa stia facendo.

«Avanti, cuginetta, i tuoi 46 kg sembrano 83!» Afferra Sierra da dietro le ginocchia facendola appoggiare alla sua schiena.
«Mi scappa...» Boffonchia la bimba premendo la sua guancia paffuta sulla spalla della cugina.

Jolen sbuffa per la fatica scendendo dal furgone con Sierra.
Butto la sigaretta a terra pestandola con il piede.
Non che ci sia bisogno, si è ghiacciata da sola.
Infilo le mani in tasca avvicinandomi alle due cugine.

«Che combinate?» Chiedo io guardandole confuso.
Jolen fa un cenno verso la bimba. «Deve andare in bagno ma ha sonno. Se non vado con lei potrei trovarla a dormire sulla tazza del cesso.»
Mi sfugge una risatina. «Tu ridi, ma da bambina una volta l'ha fatto.»
Le faccio cenno di passarmela vedendo le sue mani tremare per il peso.

«Oso chiedere?» Alzo un sopracciglio mentre prendo in braccio Sierra che si accoccola al mio petto.
«Quando c'è freddo deve sempre andare in bagno anche di notte, ma dice di non volerci andare perché sta comoda, alla fine non dorme nemmeno e non va in bagno. Resta solo aggrovigliata nel letto con gli occhi aperti cercando di non farsela addosso.» È troppo.

Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora