C.26:||TheCuteRedSea

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SIERRA

«È tra due settimane. Martedì. Vieni?» Sospiro fissando il soffitto. «Se ci andate voi, vengo anch'io. Una festa non fa male a nessuno.» Connor mi fissa con la coda dell'occhio sdraiato sul letto accanto a me con il gomito piantato sul materasso per sorreggersi la testa con la mano.

«Alcool?» Sorrido. «Giá, ne ho voglia. Torniamo domattina.» Guardo Denver che rotola cercando di prendere con le piccole manine il ciondolo di Connor.

«D'accordo, divertiti Sira!» Le riaggancio in faccia consapevole che è una presa per il culo.

Poggio il telefono sul comodino buttandomi all'indietro con la testa sul cuscino. I versi adorabili di Denver mi fanno sorridere a tanta tenerezza. Connor lo fissa da sopra senza trasparire alcuna emozione come suo solito fare.

So che però la vista di un bambino così piccolo vicino a lui lì crea varie sensazioni contrastanti ognuna di loro con una diversa lanterna che svolazza liberamente nel cielo verde dei suoi occhi. Ognuna di diversa luce e di diversa luminosità, ma allo stesso modo importante.

Crolla con la testa sul materasso ignorando con finta indifferenza il divertimento nel vedere il piccolo cuginetto cercare di arrampicarsi sul suo petto come se stesse scalando una montagna.

«Cosa ti ha detto?» Chiede spezzando il silenzio creatosi. Faccio spallucce. «Niente, la festa della confraternita.» Annuisce leggermente.

«Baba!» Squittisce il bambino cercando di sollevare il piede che, però, con il pannolino, li risulta complicato.

Connor geme di frustrazione facendomi ridacchiare. «Stai fermo dai.» Lo fa rotolare sopra il suo petto tirandolo per il bordo del pannolino.

Subito Denver si accuccia su di lui premendo la guanciotta sui pettorali mentre afferra il ciondolo di Connor ridendo goffamente. Se lo mette in bocca per mordere il freddo metallo procurando, così, una scintilla omicida nelle iridi di Mr. Popular. Sbuffa sapendo bene che non può niente contro un piccolo bambino e lo lascia fare guardando annoiato il soffito, finché non molla la bomba.

«Rifacciamo quel gioco dell'altra volta?» Mi volto verso di lui guardandolo confusa, fissa ancora il soffitto.

Faccio spallucce. «Ma ad una condizione.» Dice lui ad un certo punto, lo guardo in quegli occhi verdi curiosa. «Dobbiamo scegliere un solo argomento su cui non faremo domande.» Uno? Ci sto.

«Quali?» Chiedo io. «Lo sai bene.» Si tira la catenina con il ciondolo ancora nella bocca di Denver. Annuisco senza controbattere, penso di sapere molto più di quanto mi direbbe lui. «Tu?» Deglutisco. «Lucky.» Annuisce.

Sospiro, almeno finché non spara la prima domanda con una tale leggerezza che quasi me lo fa pensare seriamente insensibile.

«Si è mai comportato da vero padre?» Chiede riferendosi ad Adam. So però che il gioco è molto chiaro, si risponde sempre ad una domanda e non se ne fanno più di una alla volta. «Non si è mai reputato tale.» La sua mandibola si contrae.

Avendo avuto sempre un padre disponibile in caso di necessità ogni volta che lo voleva, lo tratta più come amico e fratello che come padre. Berry c'è sempre stato per lui anche quando Katia non c'era, ha fatto da padre e da madre per Connor e Lisa.

Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora