C.58:||MumAndDad

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CONNOR

«L-Lucky...»
Non credo che capirò mai il dolore di una madre nel perdere il proprio figlio, forse perché io sono stato abbandonato proprio dalla mia stessa mamma quando avevo 3 anni appena compiuti.
Ma so che il dolore di Sierra è una ferita ancora aperta e sanguinosa.

Accarezzo con il pollice la cicatrice che ha sul collo ricordando che lei la trovava semplicemente carina perché era simile alla mia.
Non credo che questa sia l'unica cicatrice che abbiamo in comune.
Forse, senza saperlo, mi ha donato anche la sua.
Mi sta chiedendo di aiutarla in silenzio e io la sto solo guardando.
Cosa dovrei fare d'altronde? Non posso riportarle indietro nos-suo figlio.

Questa situazione mi sta facendo impazzire.
Non sopporto vederla ridotta così, m'infastidisce. Ma non posso farci nulla, dovrò sopportare questo dolore, ha un buon motivo per essere devasta, perdere un figlio non è una cosa da prendere sotto gamba con tanta facilità.

Le sue palpebre tremano leggermente, le lacrime le bagnano le gote nonostante gli occhi chiusi.
Gliele asciugo più che posso.
Sta piangendo da quando è svenuta e non riesco ad immaginare cosa stia sognando. Forse non lo voglio nemmeno sapere, si tratta di Lucky dopotutto, non credo che apprezzi il fatto che m'interessi in qualsiasi modo a lui.
Non ho mai dato peso alla questione, ma ora mi sto pian piano rendendo conto del dolore che si sta portando appresso da due anni.
La perdita del suo bambino.

A chi sarebbe somigliato? A me o a lei?

Scuoto violentemente la testa.

Cazzo, credo di sentirmi male.
Ho bisogno di una sigaretta.
Forse più di una.

Di solito mi basta aspirare e rilasciare il fumo per rilassarmi, è una cosa faccio quando sono pensieroso.
Faccio finta che la sigaretta sia il mio problema, lo aspiro fino alla fine e poi lo butto fuori lasciando che si mescoli con il vento.
Questa convinzione mi lascia un pò di pace prima di trovare una soluzione adeguata al problema.

Anche se di solito questo peggiora...va bene, non importa, voglio fumare.

«Connor...» Abbasso subito lo sguardo.
Le sue palpebre sono socchiuse fissandomi da sotto.
Si lascia sfuggire un singhiozzo prima che i suoi occhioni nocciola vengano inondati dalle lacrime che, non standoci, escono senza il suo permesso.

Il suo viso si nasconde nella mia coscia dove prima stava dormendo mentre io, seduto sul letto, la guardavo da sopra sorvegliandola.
Le sue dita tremanti stringono le pieghe del lenzuolo, singhiozza violentemente, la sua schiena viene colpita da molteplici spasmi ad ogni singhiozzo.
Nonostante la sua pelle stia riprendendo colore, la sua anima sembra essersi oscurata di colpo come se l'avessero immersa in un lago di vernice nera.
Quel lago è talmente pieno di rimpianto e dolore che sembra fatto di sabbie mobili e lei ci sta affondando.

Le poso la mano sulla testa guardandola intensamente come a chiederle di guardarmi a sua volta.
Al mio tocco, soffoca l'ennesimo singhiozzo bloccandosi di colpo.

«Torna in te, cazzo, reagisci.»
La mia voce esce bassa e roca, ma che dimostra la mia profonda irritazione che la colpisce facendole spalancare gli occhi. 

Mi fa incazzare!
Non era lei a dire che dovevamo sempre combattere e le solite cazzate che di solito si sentono nei cartoni dei bambini che hanno l'autostima sotto zero!?
Ora sta facendo l'esatto opposto.
Mi diceva che ero uno stupido a rimanere bloccato nel passato, che non ne vale la pena, che è solo un ricordo, ma lei ora cosa sta facendo?
Io ho i miei buoni motivi per cercare Sardonice. Gliel'ho promesso e so per certo che lei è viva ed è qui a Seattle, ma Lucky no. Lui è morto, non c'è più da due anni, lei lo sa meglio di me.
Quindi che senso ha? É suo figlio, non lo nego, li vuole bene ed è un ricordo troppo importante per separarsene, ma questo non significa doverne dipendere.

Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora