C.36:||IndelibleWounds

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CONNOR

«Figli di puttana.»
Ringhio furente guardando lo schermo della televisione mentre stringo il bordo del comodino su cui è poggiata la TV che Carlos e Joshua tengono nella loro stanza.

Jolen singhiozza nascondendo il viso mandido di lacrime nel petto di Shantel anch'essa preoccupata a fissare lo schermo.
Cassidy si tiene le mani sulla bocca, gli occhi lucidi e il corpo tremante.
Mavis sembra assente con lo sguardo, la pelle sbiancata e le braccia lungo i fianchi in piedi accanto a letto.
I ragazzi fissano ciò che la diretta trasmette dalla webcam che hanno nascosto nella stanza in cui hanno rinchiuso Sierra.

«Levatele il sacco.»
All'ordine di Hazza, la mano di Jedi posizionato dietro la sedia su cui hanno bloccato Sierra afferra il sacco scuro che le copre la testa.

Carlos deglutisce accanto a me sentendo Jolly scoppiare in un pianto senza fine alla vista della cugina sudata per il sacco che le hanno tenuto per chissà quanto tempo, bianca come una bambola di porcellana e le iridi scurite dalle pupille ristrette in procinto in un possibile attacco di panico per colpa del buio e per averla privata della vista per colpa del tessuto sulla testa come io l'ho bendata il fatidico giorno del Luglio 2017.
Respira pesantemente dal naso non potendo usare la bocca dato lo scotch su di essa, il suo petto pompa a scatti irregolari.

«Sierra McGarden. È un onore averla qui.»
Stringo ancora di più la presa facendo sbiancare le nocche per colpa degli anelli alle dita.

Sierra scuote la testa per riprendersi facendo cadere dei ciuffi ribelli davanti al suo viso che lentamente riacquisisce il suo colorito bronzeo dalle gote leggermente arrossate per il caldo.
Le sue pupille si ingrandiscono e si restringono come quelli di un rettile fissando un punto impreciso mentre inclina leggermente la testa cercando di riprendersi.
Emette dei leggeri mugolii deboli.
Pascal seduto sulle mie cosce emette gli stessi versi inclinando anche lui la testa mentre fissa la sua padrona con le orecchie tristemente abbassate.

«Oh, perché la signorina non parla?» Chiede con tono fastidioso Jedi alle sue spalle afferrandola per il volto portandole la testa all'indietro in modo che lo possa vedere da sotto.

«Io lo sbudello se le fa qualcosa.» Mormora Carlos più indiavolato che mai esattamente come me.
Aston, a differenza nostra, è troppo occupato a smanettare sul computer per cercare di localizzare il luogo grazie alla piccola schedina che hanno lasciato in modo che potessimo vedere cosa le stavano facendo.

«È veramente carina, voi non credete?»
Noto le catene attorno ai suoi esili polsi, un'altra lunga catena a tenerla legata con il busto alla sedia, il pigiama leggermente sporco e anche strappato probabilmente per una lotta che ha fatto pur di non venir portata via.

«Ti sbrighi con quel coso!?» Chiedo alterato ad Ash.
«Stai zitto, evitavi di togliere lo scudo.» Ringhio.

A volte la mia impulsività gioca a sfavore di alcune persone, ma alla fine rimedio e questa volta voglio rimediare.
Non voglio che capiti la stessa tragedia anche con lei, non lo permetterò.
Ha promesso di starmi vicino, dovrà tenere fede alla promessa, non lascerò che mi abbandoni anche lei.

Uno strappo e un debole mugolio di dolore mi fa voltare di scatto verso la fonte della voce.
Le hanno staccato lo scotch.
Le tiene il mento nella mano con lo sguardo rivolto in alto verso di lui.

Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora