C.17:||DrunkWithPassion

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CONNOR

«Amico, tua sorella qui è veramente messa una merda. Vieni qua a prenderla prima che se la faccia con qualcuno.» Stringo il telefono tra le dita contraendo la mandibola.

«Va bene, dammi qualche minuto. Tienila a bada.» La ragazza accanto a me mi guarda con sguardo da cucciolo bastonato.

Ma quando sento la sua voce brilla e cantilena per il troppo alcool, scatto seduto sul letto. «Te lo giuro su Santo Pascal, non farei mai sesso con quel bel ragazzo laggiù!»

Un ringhio ben più che un ruggito di battaglia sfugge dalle mie labbra. «Tieni ferma quella testa di cazzo.» Riattacco immediatamente alzandomi dal letto ancora nudo.

Riprendo i miei boxer rimettendoli di fretta, la mia erezione ancora ben stretta, non ancora soddisfatta per quella cazzo di chiamata da parte di Kevin, mi sta facendo un male cane. Mi tocca stare stretto per tutto il tragitto solo per riprendere quella cogliona di turno.

Figurarsi che mi ha fatto anche una scenata al bar dicendo che la sono andato a riprendere solo due volte, fosse stato per me, me ne sarei rimasto qui steso a letto a sfondare la bella bionda. Invece devo rinunciare a una sana scopata per riprendere quella piccola tigre alcolizzata di nuovo per la depressione.

«Dove vai? Non abbiamo nemmeno iniziato...» Mostra senza vergogna il suo corpo alzandosi leggermente apposta per far scivolare il lenzuolo bianco dalle sue curve prosperose, una probabile quinta di seno e un culo niente male.

«Sarà per la prossima volta, bambola.» Mi rimetto i pantaloncini e la canottiera afferrando le scarpe per metterle.

Mi siedo sul letto infilandomi i calzini e le converse infilando di fretta i lacci dentro le scarpe. «Sicuro? Ci metto solo cinque minuti.» Dice maliziosamente. «Io ci metto due secondi a farti pregare di smettere, ma dopo non potrai più aprire le gambe per tre settimane. Ti risparmio l'astinenza da sesso.» Spalanca i suoi occhi azzurri.

Mi metto il telefono in tasca e prendo le chiavi. «Fuori dalla mia stanza. Saprò dove trovarti, quindi non credere che sia finita così.» Subito un sorriso compare sulle sue labbra strapiene di rossetto ormai sbavato.

«Ci si vede, Rachel.» Mette il broncio. «Mi chiamo Hope.» L'ennesima stupida del cazzo. «Come ti pare.» Sbatto la porta dietro di me.

Prendo di nuovo il cellulare correndo verso le scale per fare più velocemente. Digito il nome di Kevin chiamandolo. Dopo alcuni squilli, la sua voce si eleva seguita da molte altre e da una musica assordante. 

«No! Smettila con la vodka!» Roteo gli occhi. «Ma io la voglio...» Sento tirare su con il naso. «Connor, che faccio? Qua sta per piangere...Ed è pure tenera cazzo!» Salto l'ultima rampa di scale atterrando in piedi.

Corro verso l'uscita del condominio andando verso il parcheggio dove teniamo le auto. «Lasciala piangere, ma non darle quella cazzo di vodka. Per me può anche frignare a vita, se lo merita.» Lo scoppio di un pianto rumoroso mi fa mozzare il fiato per un secondo, per poi sorridere divertito.

È capace di piangere solo per farti sentire in colpa. Ma ci crede veramente così stupidi da cascarci? «No, no, no, no, no! Tieni, tieni! Non piangere però!» Ringhio. «Kevin!»

Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora