C.37||PactMadeTiger

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SIERRA

Tornando al campus il più discretamente possibile verso le tre di notte circa e arrivata in stanza, il nostro gruppo di pazzi non mi ha mollata nemmeno un secondo.

Sono veramente contenta di rivederli, credevo che non l'avrei più fatto.
Per un momento, in quel posto, ho pensato di non poter uscire da lì se non in una barella.
Ma sapevo molto bene che quei pensieri non dovevano affatto offuscarmi la mente, dovevo uscire da lì a tutti i costi e così è successo grazie a Connor.

Non credevo sarebbe venuto a riprendermi e nemmeno che mi avrebbe aiutata a curarmi le ferite insieme ai gemelli e a Mavis.
Sono stati carini con me, si sono veramente preoccupati poverini, soprattutto Pascal.
Non l'avevo mai visto così contento, non si è più staccato.

«Tieni gli occhi chiusi se ci tieni alla vita.» Consiglio io ancora tra le sue braccia completamente esposta con le braccia a coprirmi il seno nudo.

Connor ridacchia mentre si dirige tastando con il piede alla ricerca della vasca da bagno piena di schiuma e acqua dove Pascal sta felicemente nuotando.

La mia pelle è a contatto con la sua, senza maglietta.
Mi fa rabbrividire la sensazione delle nostre pelli a contatto senza nessuna barriera a dividerci.
Il suo tepore è a dir poco sconvolgente ma molto rassicurante.

Ad occhi chiusi finalmente trova con il piede la vasca, ma facendo ciò, apre gli occhi esultando.
Subito caccio un gridolino.
«IDIOTA, CHIUDI GLI OCCHI!»

I ragazzi nella stanza accanto scoppiano in una fragorosa risata sentendomi gridare sotto le risate infantili di Connor.

«Non ti sto guardando!» Esclama lui tenendo gli occhi fissi su, da lui soprannominato, "palla di pelo" che nuota nella vasca indisturbato.
«TI CONVIENE NON FARLO, MR. POPULAR!»

Scuote la testa divertito mentre mi appoggia all'interno della vasca, subito mi innarco nel sentire il bruciore sulla mia pelle per colpa delle ferite aperte a contatto con l'acqua calda.
Il dolore è così forte che stringo la mano di Connor costringendolo a restare accanto a me.

Pascal guaisce avvicinandosi nuotando guardandomi con le orecchiette abbassate.

Porto la testa all'indietro stringendo le palpebre mentre caccio fuori un sospiro.
Un respiro profondo dietro l'altro.
Lo sguardo dei due su di me, uno preoccupato mentre l'altro mi fissa e basta, probabilmente pensando che stia esagerando.

Cerco di rilassarmi il più possibile, ma ogni volta sembra che una ferita si stia di nuovo riaprendo facendomi irrigidire ancora una volta.

«Stringi quando ti fa male.»
Annuisco al suo consiglio detto freddamente restando nella stessa posizione, gambe piegate, busto coperto dalla schiuma e testa appoggiata al bordo con gli occhi chiusi per il bruciore.

Mi convinco che restando messa così non sentirò altro dolore alla pelle, ma ogni parte del mio corpo sembra pulsare pronta a squarciarsi ancora una volta.

Mi sento come un fragile pezzo di carta, uno strappo ancora e sarò finita.

Non sentendo più nulla, allento la presa sulla grande mano di Connor tenendola comunque con la mia piccola e fragile mano.

Socchiudo leggermente le palpebre voltandomi verso di lui.
Incontro le sue biglie di vetro splendenti, due mondi boschivi fatti interamente di smeraldo, il colore della speranza, simbolo di perseveranza e della superiorità.
Le sue pupille dilatate a fissarmi intensamente, mi studia e mi esamina con sguardo serio che mi turba leggermente.

Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora