SIERRA
Sbatto le palpebre.
La mia vista si fa più nitida quando per lo spavento, caccio un urlo nel vedere un viso troppo vicino al mio e due occhi che mi fissano in modo inquietante.
Lo scemo scoppia a ridere alzandosi dalla posizione accovacciata che teneva accanto al letto per farmi perdere anni di vita.
Mi stroppiccio gli occhi con i pugni per poi alzare lo sguardo imbronciata su di lui.
Ma lo ritrovo bianco come un lenzuolo mentre alza un dito verso la mia pancia.«Non l'ho fatto di nuovo...vero?» Aggrotto le sopracciglia esterrefatta.
«Cosa diavolo stai dicendo!?» Scuote il dito.Abbasso lo sguardo trovando la mia maglietta che sembra contenere il ventre di una donna incinta.
Riporto lo sguardo verso Connor aprendo le braccia.
«Idiota, è Pascal, quando ha freddo fa così!» Grido io tirando su la maglietta rivelando il mio cane accucciato su sé stesso sopra la mia pancia.Connor caccia un sospiro di sollievo. «Meno male.» Ma...è fuori? Non abbiamo fatto niente poi anche se fosse, non è che in una notte acquisisco 9 mesi di gravidanza come se nulla fosse.
«Ma stai bene? Non è che hai battuto la testa?»
Che li abbia dato un calcio mentre dormivo? Probabile.
Mi faccio paura da sola.«Cosa? No. Perché?» Sorride innocentemente.
Resto completamente scioccata.
Alzo lentamente entrambe le sopracciglia guardandolo da sotto preoccupata.
Non mi ha insultata ma mi ha risposto educatamente.Sta male. Ma male, male, male.
Cos'ha fatto durante la notte?
Mi ricordo che stava dormendo accanto a me, o l'ho buttato giù dal letto oppure è un problema suo isolato.«Che ti prende?» Chiedo cautamente mettendomi seduta.
Afferro Pascal da sotto tirandolo fuori dal calduccio.
Lo abbraccio in modo che non senta freddo lasciandolo dormire voltandomi quel poco che basta per vedere l'orologio che segna le sette di mattina.Se non facciamo presto sarà difficile prendere le nostre cose e organizzare il prossimo volo.
Ormai qua a Spokane è chiaro che non c'è, non è che sia questo granché di città quindi l'avremo di sicuro notato se ci fosse stata oppure no e a quanto pare la sua presenza qui è inesistente.
3/4.
Ora tocca andare a Tacoma sperando di riuscire a trovare qualche biglietto il prima possibile.«Niente, sto benissimo.»
Mi allunga una vaschetta di gelato alla stracciatella sotto al naso, i miei occhi si illuminano.
«T'ho portato questo da sotto, ho dovuto pagarlo più del dovuto.» Il suo sorriso si allarga.
«Apprezza...» Dice infine a denti stretti.Poso Pascal sul materasso afferrando il contenitore tra le mani.
Subito lo apro infilando il cucchiaio che Connor ha portato.
La prima cucchiaiata è sempre quella più dolce esattamente come l'ultima.
Emetto un verso.
Le mani di Connor si uniscono davanti al suo viso allargando quel sorriso in modo inquietante simile a quello della sorellina Lisa rimasta a Seattle.«Cosa c'è?» Mi posa una mano sulla testa sedendosi accanto a me.
Avvolgendomi le spalle mi attira a lui strofinando la sua mano sui miei capelli spaventosamente concentrato.
«Ecco pensavo che, magari, invece di andare in aereo sarebbe meglio andare in macchina, così...tanto per vedere lo stato. Non sarebbe-» Mi attira di più a se. «-bello?» Chiede allargando il sorriso da un orecchio all'altro.
STAI LEGGENDO
Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]
Humor[COMPLETA] (S.2) Erano considerati due anime sperdute in una landa desolata chiamata "vita". I due si incontrarono in una notte, ma questo portò solo all'inizio dell'incubo. Lui era un demone malato, sadico di per sé che vagava alla ricerca di qualc...