C.57:||HealingPoison

344 33 1
                                    

JOLEN

Sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato.
Sapevo che nessuna di noi sarebbe stata pronta e l'unica persona che doveva veramente essere la più preparata a riaffrontare il passato, è l'unica che si è isolata da tutto quanto.
Non posso immaginare cosa possa provare in questo momento.
Ritornare nella stessa città dove tutto ciò per cui aveva aspirato, è finito nel più tragico degli eventi.
La morte di mio nipote è stata per me un duro colpo.
Scoprirlo in quel modo mi ha distrutto e sapere che Sierra era sotto cesareo pronta a vedere il suo stesso figlio, sangue del suo sangue, privo di vita l'avrebbe distrutta.

Sarebbe morta come lui e io non potevo permetterlo.

Non ha avuto il coraggio di cremarlo, come darle torto? Nessuno lo voleva.
Ha solo deciso di seppellirlo a Miami in modo che non si oscurasse il ricordo del bambino nello stesso luogo in cui è stato ucciso.

E noi ora dobbiamo andare lì.

Dobbiamo ritornare in quella città, in quel quartiere e in quella villa dove tutto è successo.
Ho la costante paura che Sierra possa crollare in questo momento e io con lei. Perché non è solo mia cugina, è mia sorella, la considero tale da una vita e dopo tutto ciò che abbiamo passato insieme sin da quando siamo nate, ho imparato a conoscerla e a capirla.
Seppur non lo dimostri, so che è terrorizzata. La sua paura è incalcolabile.

I suoi occhi persi nel buio nella contemplazione di chissà quale ricordo mi fanno rabbrividire.
Dondola leggermente stringendo le gambe al petto, la sua pelle bianca come porcellana, le iridi scure leggermente lucide, la postura dritta e il corpo accucciato su sé stesso sul sedile tra Mavis e Shantel che la guardano preoccupate.
Shanti ha gli occhi lucidi, Mavis sembra essere spaventata.

Dopotutto, tutte noi tenevamo alla salute di quel bambino, tutte noi volevamo conoscerlo ed essere quelle zie che tanto desideravamo.

Le cose non vanno sempre come si vuole.

«Fra un pò saremo lì da voi, nonna, non ti preoccupare.» Da Olympia a Seattle ci vuole solo un'ora e non so se sia una cosa buona o cattiva in questo momento. Di sicuro per i ragazzi sarà una liberazione arrivare lì, per noi sarà tutt'altro.
«D'accordo cara.» Sospira pesantemente. «Tua cugina? Sierra sta bene?»

La domanda mi fa irrigidire dalla testa ai piedi e accanto a me Carlos che rideva, si volta sentendomi un blocco di ghiaccio.

Evito il contatto visivo con i suoi occhi scuri come la notte.
Con la coda dell'occhio però, vedo il suo sorriso trasformarsi in una tenera faccetta confusa che cerca di scoprire cosa io stia nascondendo.
Guardo distrattamente i ragazzi che ridacchiano tra di loro, tranne uno: Connor.

Fissa con la testa inclinata mia cugina, i suoi occhi verdi stranamente attratti dal comportamento di Sira.

Nonostante lo traspaia nulla se non indifferenza, non possono non escludere la possibilità che sia preoccupato in qualche modo per la nostra amica; d'altronde hanno passato veramente molto tempo insieme, avranno legato parecchio e da come Connor capisce subito cosa succeda a Sierra, penso proprio che abbia capito anche ora che c'è qualcosa che non va.
Magari è talmente torvo che non ci arriverà subito, ma sono sicura che ci arriverà. Almeno lo spero.

«Devo andare.» La nonna respira a fatica, la sua voce tremante mi fa venire gli occhi lucidi. «Fate attenzione per strada.»
Riattacco.

Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora