SIERRA
«Ok, grazie nonno.» Sorrido teneramente.
«Grazie a te, piccina, mi hai salvato.» E una missione è completata! Finalmente libera!Riattacco il telefono lanciandolo sul letto.
Mi butto all'indietro sul materasso e afferro Pascal da sotto le zampe per poggiarlo sul mio busto dove subito si sdraiata leccandomi il mento.«Sei un bravo cucciolone! Si che lo sei!» Faccio la vocina che lo fa scodinzolare.
«Dimmi ti voglio bene.» Inizia a fare versi strani tra l'abbaiare e l'ululare, non capisco una singola parola ma apprezzo lo sforzo.Afferro le sue zampe portandole alla bocca baciandole.
Strofina il suo nasino contro la mia guancia.
Guaisce felicemente alle mie attenzioni.
Ultimamente non sto molto con lui e mi dispiace perché resta o con Carlos oppure in stanza finché non lo prendo per la solita passeggiata notturna.
Sarebbe stato meglio lasciarlo alla villa, ma mi sarebbe mancato troppo.
È il mio piccolo bimbo pelosino, non riesco a saperlo lontano da me fuori dalla mia attenzione.«La schiena?» Chiede Mavis uscendo dal bagno mentre si asciuga i capelli rossicci.
Poso lo sguardo su di lei che distratta si strofina la testa con l'asciugamano guardano la sua gatta balzata in piedi.
«Tutto bene, ho tolto le fasce.» Annuisce.«E ieri?» Accarezzo la testolina di Pas che ha posato sul mio petto con il nasino rivolto al mio collo.
«Non me ne parlare. Ho litigato con Connor e non avevo proprio voglia di farlo...ma ho dovuto.» Mavis emette un lungo verso dolorante.
«Che hai detto?» Chiede Mav prendendo la spazzola.Sospiro affondando la mano nel pelo del mio cane.
«Mi ha portato in un posto. Una casa. C'erano tantissime foto di Sardonice e Connor, dovevi vederla, è bellissima.» Mormoro ricordando quegli occhi bruni.
«Beh, era la ragazza di Connor.» Mormora lei. «È la ragazza di Connor.» La correggo io.La mia amica dai capelli rossi scocca la lingua contro il palato sorridendo. «Rosichi a bestia.» Inculati male.
«Vuoi sapere che cazzo è successo o no!?» Annuisce energicamente.«Mi ha "imposto" di cercare qualcosa di utile. Abbiamo trovato delle lettere con dei nomi di alcune città del Washington. Voleva vederle subito ma io dovevo...fare quella cosa e quindi ho detto di no.» Subito si illumina capendo il motivo del litigio.
«E gliel'hai detto? Doveva pur sapere perché non potevi, credo che avrebbe capito.»
Pascal muove le orecchie accarezzandomi il collo.
«Non voglio parlare di Lucky con lui.» Sentenzio io freddamente, ma nonostante il mio tono che di solito la fa zittire, questa volta non sembra voler abbandonare il discorso.«Che ti piaccia o no è anche suo figlio e ha il diritto di sapere quando è morto.» Le rivolgo un'occhiata glaciale.
«E secondo te si è mai preoccupato di chiedermi qualcosa apparte se sarebbe stato come tutti gli altri bambini? L'interessa solo Dimaria e che se la tenga, ma Lucky se lo può scordare, oramai non è più affar suo.»
Mavis sospira tornando in bagno per rimettere al proprio posto la spazzola e l'asciugamano.«Non puoi chiederli di scegliere. Fino ad un anno fa nemmeno sapeva della tua esistenza, non puoi imporli di amare una persona che mai ha conosciuto e che ora non c'è più.»
Pascal guaisce plasmandosi di più al mio busto.
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Still United (S.2) [NON PERMANENTE SU WATTPAD]
Humor[COMPLETA] (S.2) Erano considerati due anime sperdute in una landa desolata chiamata "vita". I due si incontrarono in una notte, ma questo portò solo all'inizio dell'incubo. Lui era un demone malato, sadico di per sé che vagava alla ricerca di qualc...