Natasha Romanoff🏳️‍🌈

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T/n, seduta sull'autobus di ritorno a casa dopo una lunga giornata, aveva solo un desiderio: un bagno caldo e un calice di vino, anzi una bottiglia.
Niente nella sua vita era stata più la stessa da quando aveva perso la sua licenza di avvocato, amava il suo lavoro, ma se non avesse avuto il cuore spezzato non le sarebbe importato fare la barista in un caffè di Soho. Eppure eccola lì, erano quasi le otto di sera, era su un sudicio autobus, il suo turno era stato infernale grazie a degli stupidi clienti che le avevano lasciato una mancia ridicola. In quei momenti t/n si pentiva di aver seguito il cuore, non solo perchè la sua licenza era andata, ma perchè il cuore che aveva seguito era stato brutalmente calpestato.
In ogni caso, quando entrò nell'atrio del palazzo tutto quello a cui riusciva a pensare era la bottiglia di vino nella dispensa e l'immagine dell'acqua tiepida riempire la vasca.
Aprì velocemente la porta e se la richiuse dietro di sè, sospirando e buttando la borsa accanto all'entrata. Quando si voltò, dando le spalle alla porta, la luce della lampada nell'angolo accanto al divano si accese, rivelando l'ultima cosa che t/n avrebbe mai voluto vedere dopo una giornata frustrante come quella.
"Il tuo appartamento sulla Quinta era molto più bello" le sorrise provocante Natasha.
"Sai dopo aver perso la licenza non potevo più permettermelo, come sei entrata?" domandò fredda t/n, nonostante il suo cuore battesse all'impazzata cercò di mantere un tono calmo e distaccato.
"In questo appartamento potrebbe entrare anche un bambino alle prime armi, sai, dovresti prendere più sul serio la tua sicurezza", le rispose senza mai distogliere lo sguardo.
"Non penso ti interessi più di tanto la mia scurezza, o almeno non più. Cosa ci fai qui?" T/n andò alla dispenza, se doveva affrontare Natasha quello di cui aveva bisogno era decisamente del vino.
Prese un calice e la bottiglia e tornò nel salone.
Natasha la stava ancora osservando, adesso però si era alzata in piedi e non aveva più il suo sorriso provocatorio.
T/n aprì la bottiglia senza mai guardarla e si versò il vino nel calice, ne bevve un lunghissimo sorso.
"Non ti dispiace se non te ne offro, vero? Dopotutto non penso che tu abbia anche solo il diritto di lamentartene" prese un altro sorso e posò lo sguardo nel suo, "quindi perchè sei qui?"
"So che sei arrabbiata, t/n, ne hai tutto il diritto-"
"Certamente che ne ho diritto e ci puoi giurare che sono arrabbiata, anzi incazzata nera, ma non è questo il punto! Il punto è cosa vuole Natasha Romanoff da me? Non pratico più, quindi non posso più tirarti fuori dai guai e sinceramente anche se l'avessi non penso che ti aiuterei!" prese un altro lungo sorso, "decretato che non posso fare nulla per aiutarti, gradirei che mi lasciassi in pace e te ne andassi da casa mia!" Le disse arrabbiata t/n, che nel fare il suo discorso senza rendersene conto si era avvicinata alla rossa, ed adesso erano una difronte all'altra.
T/n accorgendosi della vicinanza, si sentì a disagio, la sua testa le girava per la rabbia ed il vino bevuto un po' troppo velocemente e abbassò lo sguado dai suoi occhi. Se ne penstì all'istante perchè si ritrovò così a notare come le sue labbra piene fossero rosse e si ricordò di quante volte le aveva baciate o ne era stata baciata.
"Mi mancavi, ecco perchè sono qui e non ti chiederò scusa per la licenza: non ti ho mai chiesto di rinunciarvi per me" le disse Natasha, notando il modo in cui stava osservando le sue labbra, cosa che lei fece altrettanto con quelle di t/n, che le erano mancate incredibilmente.
Natasha avrebbe voluto baciarla, sbatterla sul divano, spogliarla e mostrarle quanto le era mancata, come avevano fatto infinite volte prima.
"Vero, ma solitamente le persone quando sono innamorate danno via tutto, perlomeno alcune persone. In ogni caso, tu a me non manchi affatto!" le disse t/n, ritornando a guardare i suoi occhi. Aveva la sensazione di aver indugiato troppo sulle sue labbra, il che sicuramente non era andato inosservato a Natasha, che sapeva per certo avesse colto la bugia detta, ancor prima che lasciasse le sue labbra.
La rossa ghignò, avvicinò le sue labbra all'orecchio sinistro di t/n, il suo profumo circondò i suoi sensi, sconvolgendola ancora di più.
"Allora perchè da quando ti sei avvicinata non hai fatto altro che fissare le mie labbra, ripensare a quando erano sul tuo corpo, quando erano tra le tue gambe?" La sua voce era la cosa più erotica che avesse mai sfiorato i sensi di t/n, ciò la investì nuovamente.
"Come fai a saperlo?" sospirò t/n, sentando le proprie gambe tremare. Le sembrava di impazzire: nella sua mente si riproducevano immagini di Natasha che la baciava e toccava nei suoi punti più intimi e del suo fiato caldo su di sè.
"Perchè non ho fatto che pensare alle tue labbra su di me dal momento esatto in cui sei entrata dalla porta" le rispose.
Le gambe di t/n cedettero e Natasha le cinse i fianchi con le forti braccia e la trattenne contro di sè, sorreggendola contro il proprio corpo, per poi baciarla come fosse la sua ragione di vita.
Le loro labbra si scontratono rabbiose per la frustrazione e le cose non ancora dette e chiarite, le lingue si strofinarono tra loro come avevano entrambe sognato per mesi. Si strinserò una all'altra disperate, quando dovettero riprendere fiato. T/n appoggiò la fronte contro quella di Natasha.
"Hai ragione, mi sei mancata", le disse.

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