Mi scuso in anteprima se ci sono delle inesattezze tra il personaggio originale e questo, ma non sono mai arrivata a leggere i libri in cui si parla di lui. E ci tengo a precisare anche che la leggenda in cui si cita Era non esiste, è solo a scopo narrativo.
Il luogo che Annabeth aveva trovato sulle mappe era splendido: la piccola cittadina sorgeva sulla costa occidentale del Medditerraneo. A pochi chilometri dalla costa e dalla cittadina, verso l'interso, si estendeva una foresta. Annabeth gli aveva raccontato, durante il viaggio, che era uno dei luoghi ad Era più cari. Di tanto in tanto vi andava per diletto e la foresta sembrava essere abitata da moltissime creature.
"Annabeth devo proprio dirtelo: l'idea di una piccola vacanza dopo tutto quel combattere, sopravvivere e uccidere mostri, ci voleva proprio" le disse il primo giorno, mentre erano stesi tutti e tre sulla sabbia calda. Il sole splendeva nel cielo riscaldandoli, una leggera brezza marina li accarezzava, il mare era calmo. Sulla spiaggia vi erano loro ed altre poche persone: il luogo non era tanto conosciuto tra i mortali, ed evitato da molti semidei e non solo per paura della dea. La poca gente che si trovava con loro era del posto, ed erano stati fino a quel momento molto cordiali, li avevano perfino salutati mentre avevano camminato attraverso le piccole stradine della cittadina.
Jason si sentiva, per la prima volta dopo tanto tempo, libero, leggero: non doveva preoccuparsi di nulla, non doveva dare ordini, controllare nessuno. Poteva finalmente rilassarsi.
Lui e Percy stavano giocando a carte e il figlio di Poseidone lo stava massacrando malamente, quando aspettando che fosse il propio turno, si guardò attorno e rimase folgorato.
A qualche metro di distanza, stesa su un telo a leggere, aveva visto la creatura più bella del mondo mortale.
Sentì il cuore accelerare, la testa girare al solo sguardo di quella bellissima ragazza. Per un momento ebbe quasi la sensazione che Amore lo avesse colpito con una delle sue frecce.
"Jason che succede? Ti senti male?" gli domandò preoccupata Annabeth, guardandolo fermo come una statua.
"Ragazzi, credete sia possibile che Amore mi abbia appena giocato un brutto scherzo?" chiese, girandosi a fatica verso i suoi amici.
"Che intendi?" chiese allarmato Percy: l'ultima cosa che voleva erano altri guai.
"La vedete quella ragazza lì? Quella splendida, bellissima ragazza?" domandò indicando col capo la direzione, mentre con voce sognante parlava.
Annabeth sbuffò e si alzò, poi camminò a passo spedito verso a ragazza. Jason quasi non ebbe un infarto nel vederla andare lì.
Le due ragazze si dissero qualcosa poi Annabeth indicò i due ragazzi, l'altra annuì sorridente, si alzò, prese le sue cose e si diressero verso loro.
"Ragazzi, lei è t/n!" li informò "le ho chiesto se le andasse di unirsi a noi per una nuova partita, così giochiamo alla pari".
"Ciao, sono Jason" il biondo le porse la mano, che venne stretta subito dopo da una stretta morbida e gentile. Se Jason avesse potuto si sarebbe sciolto.
"Io mi chiamo Percy" Le sorrise l'altro.
"T/n" disse solo, si sedette a gambe incrociate tra i due ragazzi e iniziarono a giocare.
Dopo qualche minuto il solito Jason era tornato: era riuscito a riprendere facoltà di parola, che aveva sentito di aver perso quando la ragazza si era seduta accanto a lui.
Annabeth e t/n li avevano stracciati tre volte, quando decisero di farsi una nuotata: era metà mattina, il sole picchiava forte sui loro corpi e la pelle iniziava a bruciare.
T/n si ritrovò ad adorare la compagnia di quel trio: Annabeth era molto simpatica e gentile, Percy lo trovò davvero divertente, mentre Jason l'aveva incantata: t/n non aveva mai trovato nessuno, in tutta la sua vita, tanto bello e ammaliante. Sentiva che il ragazzo l'aveva in pugno e non sapeva neppure spiegarsi il perchè. Qualcosa in lui la faceva sentire viva ed anche il solo guardarlo era un piacere per gli occhi: la sua pelle abbronzata sembrava luccicare al sole ogni qualvolta i suoi muscoli si tendevano, i suoi capelli oro risplendevano, incorniciandogli il bel viso, i suoi occhi azzurro mare le facevano tremare le gambe: mai nessuno aveva incontrato che fosse così bello. Quando si stesero sui teli nuovamente, t/n si ritrovò ad ammirarlo, mentre sedeva con gli occhi chiusi e il volto verso il sole: sembrava una delle statue greche che aveva studiato a scuola.
Aveva sempre fatto un po' fatica a comprendere l'amore che i greci avevano per il bello, ma quando il suo sguardo si posò su di lui, tutto ebbe senso.
Arrivato il pomeriggio t/n salutò i ragazzi, dovendo tornare a casa. Si accordarono per incontrarsi nella piazza della cittadina quella sera.
Quando questa arrivò, portò un dono a Jason, una visione: t/n in un leggero e svolazzante vestito a piccoli fiori. Sentì mancargli il respiro: niente aveva mai visto di tanto bello.
Passarono la serata a chiacchierare e conoscersi, mangiare e ridere. Fu così per tutta la settimana successiva.
La domenica dopo, i ragazzi si ritrovarono a passeggiare sulla spiaggia durante la sera. La brezza era leggera e calda, l'odore della salsedine gli riempì i polmoni, la Luna illuminava tutto ciò che li circondava. Percy e Annabeth camminavano mano nella mano, la bionda poggiava il capo sulla spalla di Percy. T/n e Jason camminavano dietro di loro: lei gli stava raccontando una leggenda che legava la dea Era alla foresta poco distante.
"Quando Era vide che lui si battè contro il mostro per vendicare l'amato morto, condannando se stesso alla morte, uccise il mostro e riportò indietro il suo compagno" gli raccontò con lo sguardo sognate.
"Ti piace questa storia, vero?" le chiese, notando il trasporto nella sua voce. Lei annuì arrossendo.
"La adoro, è forse una delle mie leggende preferite: l'eroe vendica l'amato e non solo muore per lui, ma muore per lui già morto" rispose, "come Achille con Patroclo".
"Mi piace come lo hai detto: morire per lui già morto, non per salvarlo" si complimentò.
"Beh diciamo che potrei aver usato le parole di Platone, nel Simposio" confessò t/n. Jason rise, dicendo "penso tu sia l'unica persona che possa citare il Simposio". Quello che avrebbe voluto dirle era: anche io ti vendicherei, morendo per te già morta.
Le guance le si tinsero. Alla luce candida della Luna t/n gli sembrava una dea, la guardò negli occhi e poi piegò il viso sul suo e unì le loro labbra.
Una scarica elettrica sembrò attraversarlo, calore si irradiò dalle sue labbra per tutto il suo corpo. Si sentiva in grado di prendere il posto di Crono nel reggere il peso della volta celeste.
Sentiva come se quel momento fosse accaduto così che i poeti potessero scriverne, decantarne le odi.
Per la prima volta Jason sentì che se pure un'altra guerra fosse scoppiata, se Crono in persona avesse voluto battersi con lui, avrebbe vinto.
Per la prima volta, Jason si sentì come il padre: un dio.
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Immagina
FanfictionIn questo libro scriverò degli immagina su personaggi reali, famosi o dei libri (Harry Potter, Maze Runner, ....) Scriverò anche immagina su richiesta. Spero la storia vi piaccia! <3