Peter Parker [Marvel]

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Sono seduta sul letto di Peter ormai da quasi un'ora e lui non si è ancora fatto vedere

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Sono seduta sul letto di Peter ormai da quasi un'ora e lui non si è ancora fatto vedere.

Guardo l'orologio per la millesima volta. “Non arriverà mai,” penso mentre rigiro tra le mani una delle sue T-shirt stropicciate che ho trovato sul pavimento.

Il suo appartamento è un disastro totale.

Vestiti ovunque, cibo in scatolette dimenticato da chissà quando, e una collezione di fumetti che fa sembrare la mia pila di libri a casa un gioco da bambini.

Sospiro.

Dove diamine è finito?

Non risponde ai messaggi, e a chiamarlo ci ho rinunciato dopo il quarto squillo.

Forse dovrei andare via, ma qualcosa mi dice di aspettare ancora.

All’improvviso, sento un rumore provenire dalla finestra.

Mi irrigidisco.

Vedo una figura scivolare dentro.

Peter.

Finalmente.

Però... non è esattamente il tipo di ingresso che mi aspettavo.

Si arrampica dentro in modo goffo e traballante, chiaramente stanco, e appena mette piede nel suo appartamento, chiude la finestra e fa un sospiro pesante.

Poi, come se nulla fosse, si gira verso la porta.

Lui non si è ancora accorto della mia presenza, e devo fare uno sforzo sovrumano per non ridere.

Fa un passo, poi si ferma di colpo, abbassando lo sguardo sulla sua maglietta zuppa di sangue.

Oh no.

Lo vedo mentre si sfila la maglia con una smorfia di dolore e si avvicina allo specchio, toccandosi una ferita sul fianco.

Ha graffi e tagli ovunque, anche sul viso.

Istintivamente, mi si stringe lo stomaco.

Peter è ferito, e non poco.

Non posso più restare zitta -Peter- dico, la mia voce taglia il silenzio come una lama.

Lui sobbalza, girandosi di scatto.

-Che diavolo—T/n!?- Mi guarda con gli occhi spalancati, sorpreso e colpevole allo stesso tempo -Che ci fai qui?-

-Oh T/n, grazie per essere passata- dico sarcastica.

Ma non posso fare a meno di preoccuparmi, vedendo quanto è malridotto -Che ti è successo?-

Lui sbuffa, e per un secondo sembra quasi che stia per fare una battuta.

Ma poi scuote la testa, apparentemente troppo esausto per mentire -Solito... criminali di quartiere, niente di che-

Mi avvicino lentamente, senza togliergli gli occhi di dosso.

Non mi piace quando fa così.

Cerca sempre di minimizzare tutto -Niente di che? Sei sporco di sangue, Peter. E hai un taglio enorme sulla faccia-

Peter distoglie lo sguardo, quasi imbarazzato -Non volevo che mi vedessi così- mormora, passandosi una mano nei capelli ormai appiccicati dal sudore.

Mi fermo a un passo da lui, cercando il suo sguardo -Va tutto bene- dico con dolcezza -Ma devi stare più attento. Sei solo tu, là fuori-

Lui fa un mezzo sorriso stanco, che però non raggiunge gli occhi -Lo so. Ma qualcuno deve pur farlo, no?-

Lo guardo per un momento, studiando il suo volto.

Ha sempre questo modo di parlare, come se fosse il peso del mondo a gravare sulle sue spalle, e mi spezza il cuore ogni volta -Non devi fare tutto da solo- gli dico piano, la mia voce più morbida di quanto volessi.

Peter alza lo sguardo e per un attimo sembra volermi dire qualcosa, ma si morde il labbro, rimandando.

Alla fine, annuisce piano -Hai ragione. Ma... è difficile-

Lo osservo ancora per qualche secondo, poi mi avvicino di più, il mio cuore che batte più forte per ogni passo -Lascia che ti aiuti a medicarti, okay?- propongo, quasi in un sussurro.

Lui esita, poi, con un leggero cenno del capo, si siede sul bordo del letto.

Prendo una bacinella d'acqua e un panno pulito dal bagno, e torno da lui.

Mi siedo accanto a Peter, il silenzio che riempie la stanza come un velo di tensione.

Comincio a pulirgli la faccia, tamponando delicatamente il taglio sul suo zigomo.

Lui stringe un po' i denti, ma non si lamenta -Ti fa male?-

-Un po', ma ci sono abituato- risponde con un mezzo sorriso che fa male a vedere.

Continuo a pulirlo con cura, concentrandomi sulle sue ferite mentre cerco di ignorare quanto mi senta incredibilmente vicina a lui in questo momento.

Il suo respiro è lento, profondo, e il calore del suo corpo è quasi tangibile contro la mia pelle.

Quando finisco, gli sollevo delicatamente il viso per guardarlo negli occhi.

I suoi occhi castani, sempre così vivi e brillanti, ora sono stanchi, ma c'è una scintilla dietro quella stanchezza che mi fa sentire qualcosa dentro.

Qualcosa di caldo, di tenero -Non devi più fare l'eroe solitario- gli sussurro.

Lui abbassa lo sguardo per un attimo, poi torna a fissarmi, il viso una maschera di serietà -Non volevo che vedessi questo lato di me- ammette, la sua voce spezzata da un mix di vulnerabilità e vergogna -Non è... bello-

Sorrido piano, scuotendo la testa -Peter, va tutto bene. Non devi essere sempre perfetto. Nessuno lo è-

Lui mi guarda, e in quel momento sento che qualcosa tra di noi è cambiato.

È come se per la prima volta stesse davvero ascoltando quello che gli dico, come se stesse davvero permettendosi di essere vulnerabile davanti a me -Mi dispiace- mormora.

Scuoto la testa di nuovo, stringendogli leggermente la mano -Non devi scusarti. Voglio solo che stai bene-

Ci guardiamo per un attimo che sembra eterno, il silenzio carico di tutto ciò che non diciamo.

Poi, senza pensarci due volte, mi avvicino e lo bacio.

È un bacio dolce, lento.

Le mie labbra si muovono contro le sue con una tenerezza che non sapevo di poter provare.

Lui risponde subito, il suo bacio è incerto all’inizio, come se avesse paura di farmi male, poi si rilassa e si lascia andare.

Le sue mani trovano la mia schiena e mi tira più vicina, mentre io affondo le dita tra i suoi capelli.

Il mondo si dissolve attorno a noi, e per quel momento, non c'è nient'altro che noi due.

Quando ci separiamo, i suoi occhi brillano di una luce nuova, qualcosa che non avevo mai visto prima -Grazie- sussurra piano, la sua voce quasi rotta dall'emozione.

Sorrido, accarezzandogli il viso ancora una volta -Sempre-

Immagina Multifandom² - Richieste Aperte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora