Capitolo 5

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Consiglio l'ascolto della canzone durante la lettura.






Pov Eric






Allungai una mano per raggiungere una ciocca di capelli biondi ribelle e spostarla dal suo viso.

Eravamo a letto da circa venti minuti, il pranzo insieme era saltato perché lui aveva da fare ed io ero ritornato a casa all'incirca mezz'ora fa.

Nessun saluto, nessun bacio, era rimasto come un vegetale steso a letto mentre io mi spogliavo dei vestiti e lo raggiungevo.

"Mi dici che hai?" domandai per quella che mi sembrò la decima volta.

I lineamenti del suo viso erano duri e lo sguardo perso nel soffitto, in chissà quali pensieri.

In quel attimo mi ritrovai con la stessa sensazione che avevo avuto la sera prima quando sul nostro letto dopo tanto tempo, avevamo fatto di nuovo l'amore.

Mi sentivo suo marito, colui che lo aveva amato infinitamente per quattro anni.

Ma dentro di me quella sensazione momentanea non mi bastava per rimanere con lui ma bastava per rimandare un qualcosa che stavo rimandando da tempo.

Il flusso dei miei pensieri venne bloccato dalle sue iridi azzurre e scure che di scatto si posarono su di me.

"Perché mi hai mentito?"

Una semplice domanda che mi mise subito sull'attenti.

Che avesse scoperto tutto? E come? Mi ha seguito?

Mi schiarii la voce, cercando una calma che dentro di me scarseggiava ogni secondo di più.

"Su cosa ti avrei mentito?" domandai con una voce che tremava sotto il suo sguardo tagliente.

"Ho chiamato Nicolas per concederti il weekend libero ma mi ha detto che non ti fa lavorare il weekend così ho contattato Aiden e sai che mi ha detto? Che tu lavori da casa da due mesi.
Quindi il dubbio mi sorge spontaneo, dove è che vai di preciso, tutti i santi giorni?"

Ascoltai con attenzione ogni singola parola e non trovai un briciolo di rabbia nel suo tono, solo confusione e delusione.

Il destino aveva scelto per me che era arrivato il momento di andarmene da lui e da quel matrimonio che mi stava stretto.

Feci per aprire bocca ma ritornando a guardare i suoi occhi, non riuscii a dire niente.

Le parole, i discorsi che mi ero ripetuto nella testa tantissime volte, si erano sgretolati sotto lo sguardo di quel uomo che mi amava più di quanto amasse sé stesso.

Ed in quel istante decisi che sarebbe stata l'ultima volta in cui gli avrei mentito.

"Negli ultimi mesi sono stato molto stressato tra il lavoro e te quindi ho detto in ufficio che avrei lavorato da casa e in realtà l'ho fatto fuori casa, lontano da tutto e tutti.
Andavo al parco o da qualche parte per rilassarmi e mi faceva stare bene, mi dispiace, so che non avrei dovuto mentirti ma se te lo avessi detto ti saresti arrabbiato per tutto il tempo che passavo fuori e litigare con te era l'ultima cosa di chi avevo bisogno"

Alla fine di quel mare di stronzate il mio stomaco si era contorto dal disgusto che provavo per me stesso.

"Amore"

Quel nomignolo mi riportò alla realtà e ciò in cui mi imbattei furono degli occhi preoccupati e sollevati.

"Mi dispiace tanto, io ti vedevo sempre nervoso ma non ho fatto nulla per aiutarti, scusami" disse di fretta, allungandosi con il busto per abbracciarmi e stringermi contro il suo petto.

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