Capitolo 37

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Pov Max




Trasalii all'ennesimo tonfo, proveniente dalla stanza degli ospiti, ovvero quella che era diventata da poco, la camera di Isabel.

Puntai lo sguardo verso gli occhioni azzurri di James, che per niente disturbato da quei rumori, giocava con la sua macchinina, facendola scorrere avanti e indietro sul pavimento.

Ero indeciso, se andare a controllare che non stesse facendo a pezzi un cadavere o rimanere lì, ignaro di nulla.

Negli ultimi giorni, spesso si era rinchiusa in camera, senza uscire per ore, come se gli occhi gonfi e rossi non, bastassero a farmi capire il tempo trascorso a piangere.

Ma Isabel era così, gestiva le cose a modo suo e quando avrebbe avuto bisogno di me, sarebbe uscita dalla tana da sola.

All'ennesimo rumore assordante, decisi di alzarmi e tirare dritto verso la porta della sua stanza, che spalancai.

Ciò che trovai di fronte a me, fu un ammasso di scatoloni, vestiti e varie cianfrusaglie, con la mia migliore amica, seduta a centro del pavimento, a gambe incrociate.

La sua testa ruotò nella mia direzione, con ancora in mano una maglietta.

"Ho fatto troppo casino?" domandò tranquillamente, tornando a buttare cose nei scatoloni.

"Ma che succede qui?" chiesi, portando le mani ai fianchi e passando lo sguardo da un lato all'altro della stanza ormai, irriconoscibile.

Si alzò, afferrando un foglio di cartoncino tra le mani e facendosi strada tra i vestiti, mi raggiunse, porgendomi il volantino.

"L'ho trovato stamattina nella cassetta della posta. Ho pensato che ho tante cose vecchie, che non uso e non metto più, poi ho anche della roba di cui mi voglio sbarazzare. Quale modo migliore, se così posso anche aiutare gli altri?" spiegò mentre leggevo le poche righe, che invitavano le persone a fare della beneficenza, portando vestiti o oggetti usati, per donarli alle scuole e nei vari centri di volontariato in città.

Purtroppo a Dover, i quartieri poveri aumentavano a dismisura mentre i ricchi, beh loro non conoscevano crisi.

Rialzai lo sguardo ai vari scatoloni, soffermandomi a fissarne uno in particolare dove spiccava la scritta 'stronza'.

Isabel seguì il mio sguardo e scrollò le spalle.
"Era per quello che facevo baccano, appena mi imbattevo in dei regali di quella, mi innervosivo e li buttavo in malo modo, cancellerò la scritta prima di andare là non preoccuparti" alzò gli occhi al cielo e scoppiai a ridere, tornando serio l'attimo dopo.

"Vuoi davvero liberarti di quelle cose?" domandai incerto, stando attento ad ogni possibile reazione.

Sospirò a lungo, prima di voltarsi e ritornare ad occuparsi delle varie cose, in disordine.

"Qualcosa lo tengo ancora ma questa è la mia terapia, non posso trovare in ogni angolo della stanza, cose che riguardano lei o non penserò ad altro, cosa che comunque mi rimane difficile" rispose e potei notare il nervosismo, dietro le sue parole.

"E i tuoi vestiti invece? Ci sei molto attaccata" domandai, osservando i vari abiti da sera, pronti per essere impacchettati e donati chissà a chi.

"È vero ma come ho detto molti li uso poco o niente e là fuori è pieno di ragazze sfigate, molto più di me. Io ho te, c'è chi non ha nessuno e se posso nel mio piccolo, aiutare qualcuno ad essere felice anche solo per un secondo, grazie a uno stupido vestito elegante, sono più che contenta di farlo"

Il suo discorso non mi stupì, mi rese solo ancora più fiero di lei e della donna, che ormai stava diventando.

Di colei che non si abbatteva mai e trovava sempre il giusto pensiero, per ognuno.

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