Capitolo 79

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Pov Max




"Non so perché è così nervoso in questi giorni" sospirai, riferendomi a James, davanti ai miei occhi che per l'ennesima volta, si rifiutava di mangiare.

"Anche tu sei nervoso in questi giorni" obbiettò mia madre, lanciandomi un'occhiata sospettosa.

"Io ho un motivo, Derek è in Argentina e non so quando torna, lui che cosa avrebbe?" chiesi esasperato, sbuffando nuovamente appena il cucchiaino, stracolmo di omogeneizzato alla frutta, andò a scontrarsi con la guancia del bimbo.

"Non hai pensato che forse anche a lui manca Derek?" ipotizzò, facendomi corrucciare e puntare gli occhi al broncio di James.

Mi avvicinai al suo faccino, infilando una mano tra i morbidi ricci biondi.

"Ti manca Derek amore?" gli chiesi e notai come il suo piccolo labbro inferiore tremò, gli occhi si riempirono di lacrime e il suo broncio si trasformò in un vero e proprio pianto.

"Oddio no amore" mollai il cucchiaino per potermi tirare su e prendere James in braccio.

"Erek!" strillò tra le lacrime, stringendosi maggiormente a me e spezzandomi il cuore.

Come avevo fatto a non arrivarci? Erano a causa di questo tutti i capricci, i pianti, i pasti mancati e le notti insonni.

Derek non mancava come l'aria, soltanto a me ma anche al mio piccolo esserino, molto più di quanto potessi immaginare.

"Amore, Derek torna presto e sai cosa farebbe se fosse qui?" sussurrai contro la sua fronte, ottenendo la sua attenzione.

Alzò il mento e mi guardò con gli enormi occhioni azzurri lucidi.
"Palla" rispose, calmandosi dal pianto.

Sorrisi per poi lasciargli un bacio tra i capelli e posarlo delicatamente a terra.

"Vai in salotto amore, io prendo la palla di sopra e torno" dissi e aspettai che raggiungesse il tappeto, prima di correre gli scalini fino al piano superiore per andare a recuperare la sua palla nella scatola dei giochi.

Come al solito, fu quasi un'impresa, anche perché inciampai più volte in stupidi pupazzi sonori.

Alla fine, riuscii a trovare la palla e dopo un altro slalom verso la porta, arrivai in cima alle scale, pronto a scendere se non fosse per l'urlo che sentii e un'altra voce più che famigliare.

Un sorriso spontaneo incurvò le mie labbra e scesi di corsa gli scalini, col rischio di spezzarmi il collo ma poco importava.

Arrivato alla fine, il mio cuore saltò un battito nel vedere il mio bellissimo uomo che stringeva tra le braccia James, tutto sorridente.

"Mancato tatto" piagnucolò il bambino, sapendo di guadagnarsi in quel modo altre coccole.

Il suo sguardo, alzandosi, incrociò il mio e il sorriso si allargò nel notare le iridi brillanti ed emozionate.

"Mi dai un minuto che saluto papà amore?" chiese, rivolgendosi a James, il quale si imbronciò un po' ma cedette.

Attesi in disparte e non appena venne verso di me, gli saltai addosso, gettandomi sulle sue labbra.

Per qualche minuto non capii più nulla, le mani vagavano, le bocche si cercavano e i corpi si stringevano fino ad incastrarsi perfettamente.

Sentii la punta del suo naso delineare l'incavo del collo verso il basso per poi ripercorrere lo stesso tragitto, con la punta della lingua.

"Il resto lo lecco dopo" sussurrò al mio orecchio, causandomi un brivido al basso ventre.

Mi aggrappai alle sue spalle, tentando di tornare lucido. Non potevo farmi venire un'erezione davanti al bambino.

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