Pov Derek
Forse me ne ero andato nel peggiore dei modi, tra Christian che fingeva di cavarsela e Max con nuovi dubbi sulla nostra relazione, la mossa di partire in quel momento, non era stata granché giusta.
Ma oltre a ciò che dovevo sistemare in Argentina, c'era dell'altro, riguardante Sebastian.
I media locali, non facevano altro che parlare di lui e di come si stesse distruggendo con le sue mani tra droga e alcool, vizi che non gli erano mai appartenuti.
Dovevo vederlo, chiedergli cosa stesse succedendo e pregare Dio, che la causa di tutto ciò, non portasse il mio nome.
Mi ero comportato da fottuto stronzo con lui, non chiamandolo neanche una volta per sentire come stesse o chiedere a qualcuno.
Il silenzio, dettato ancora una volta dal mio egoismo.
Sebastian non si meritava tutto quello e dovevo guardarlo negli occhi per poterglielo dire, anche col rischio di essere preso a calci.
Per questo, mi trovavo su un taxi che dall'aeroporto, mi stava portando direttamente alla casa di moda dove lavorava.
Controllai il telefono, trovandolo scarico e sbuffai, riponendolo in tasca e riconoscendo in fondo alla via, l'imponente grattacielo.
Pagai la corsa e armato di un poco di coraggio, scesi dall'auto, camminando verso l'entrata.
Tutto uguale a come lo ricordavo, di primo impatto nessuno fece caso a me, così passai tranquillamente inosservato, salendo all'ultimo piano dell'edificio.
Sapevo che per trovare Sebastian, dovevo per forza rivolgermi al suo manager, anche se lo avrei volentieri evitato.
Percorsi il corridoio lentamente, come un condannato a morte, fissando la porta in fondo, spalancata, quasi mi attendesse.
Esistevano poche persone al mondo in grado di tenermi testa alla pari: mio padre e Christian ma se c'era qualcuno che riusciva a farlo allo stesso modo, con la stessa arroganza e le stesse palle era lui: Thiago Ayres.
Feci capolino nel suo ufficio e bussai un paio di volte sulla porta aperta, attendendo la sua attenzione.
Alzò lo sguardo verso di me e potei giurare di aver visto una scintilla d'odio dietro le iridi nere come il carbone.
"Madre de Dios! L'ultima faccia da schiaffi che volevo trovarmi di fronte" sbottò, lanciando fuoco e fiamme dagli occhi.
"Non sono neanche entrato e già mi insulti?" osservai, varcando la soglia e andando ad accomodarmi, senza il suo permesso, su una delle due poltrone avanti la scrivania.
"Veramente è da mezz'ora che ti insulto ma almeno fino a cinque secondi fa, avevo il piacere di farlo con una versione di te muta" ribatté acido, indicando sopra la sua scrivania.
I miei occhi slittarono in quella direzione, trovando decine di foto di me e Sebastian, risalenti al periodo in cui stavamo insieme.
E noi, che stupidamente, avevamo creduto di aver mantenuto segreta la nostra relazione alla stampa.
"Che cosa significa?" domandai, fissando gli scatti nitidi di atteggiamenti intimi, più che evidenti.
"Significa che questi stronzi stanno col fiato sul collo a Sebastian. Lui non rende più perché non si impegna nel suo lavoro, passa da una festa all'altra, da un letto all'altro e ingoia antidepressivi come fossero fottute caramelle! Ma tu in fondo che ne sai, ti sei goduto la tua vita, ignorando la distruzione che ti sei lasciato dietro! Quindi o Sebastian fa il suo lavoro in modo impeccabile e ti assicuro che è troppo sul ciglio del baratro per fare qualsiasi cosa o loro pubblicheranno le foto, facendolo finire al centro di uno scandalo che a te toccherà poco dato che ormai sarai sparito a Dover! Mi sto dannando l'anima per evitare tutto questo e farlo soffrire ancora di più" spiegò, urlando come suo solito e rimasi allibito, incollato alla sedia.
STAI LEGGENDO
Keep Me Safe
Teen FictionTre anni sono passati dalla pubblicazione di 'There you'll be' il libro di Christian Scott per sua madre Rachel Whitie Scott. Cosa sarà cambiato? Sequel di 'Everywhere where I am there you'll be'. STORIA A TEMATICA OMOSESSUALE.