Capitolo 65

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Pov Ines





Ero riuscita a mettere piede fuori casa, solo nel momento in cui la stampa si era placata.

Fortunatamente Aiden non aveva avuto contatto diretto con quei giornalisti insensibili.

Il suo rapimento ci aveva distrutto completamente e solo ora, che lo sapevamo al sicuro e a casa, potevamo tirare un sospiro di sollievo.

Avevo pianto infinite lacrime nel buio della mia stanza, pregando di rivedere colui che era più che un migliore amico, un vero fratello acquisito.

Ma ora che Aiden stava bene, tutti i problemi che avevo accantonato, inevitabilmente erano tornati più pesanti di prima.

Avevo ancora qualcosa in sospeso e questo qualcosa comprendeva l'ultima lezione di recupero con Angel.

La biblioteca stranamente era chiusa per controlli e senza sapere dove andare, eravamo finiti nel suo appartamento.

Un posto piccolo ma accogliente e ben mantenuto, si vedeva un po' di disordine qua e là ma per un ragazzo era abbastanza normale.

Non avevo rifiutato del vino quando mi fu offerto, nonostante avessi eliminato gli alcolici dalla mia decisione di rimanere incinta.

Ma con lo stress dell'ultimo periodo, quel bicchiere di vino bianco, me lo meritavo proprio.

Che poi quel bicchiere fossero diventati tre, quella era un'altra questione.

Buttai giù l'ultimo goccio rimasto, pronta per riempire il bicchiere numero quattro quando la bottiglia mi venne tolta dalle mani.

"Sono le cinque di pomeriggio, sei brilla e non credo che dovresti bere con tutta la questione gravidanza" mi riprese, facendomi corrucciare.

Forse, un poco brilla lo ero ma ancora ragionavo perfettamente, tanto da ricordare qualsiasi minuscolo dettaglio non andasse nella mia vita.

"Ma per favore! Ho tutto il diritto di bere e sai perché? Non me ne va bene una!" sbottai, lasciandomi cadere sul tappeto di schiena.

Fissai il soffitto bianco e sbuffai, sapendo di star facendo una figura del cavolo con un ragazzo che se non mi aveva creduto pazza fino a quel momento, sicuramente aveva appena cambiato idea.

"Senti" attirò la mia attenzione, sbucando con la testa nella mia visuale.
"Mi dispiace per tuo cognato ma in fondo ora è a casa, no? L'importante è questo, sta bene ed è anche molto fortunato dato che non gli hanno fatto nulla di grave. Per quanto riguarda la gravidanza, sei giovane e in forma. I medici sanno fare il loro lavoro e non puoi abbatterti se alla prima volta è andata male"

Il suo discorso effettivamente, non faceva una piega ma mi sentivo comunque sotto tono e sola.

La forza e la determinazione iniziali, sembravano essersi volatilizzate al momento, lasciando solo sconforto.

Presi un respiro e mi tirai su con il busto lentamente, fissando il ragazzo dai capelli scombinati, gli occhi grigi inespressivi e il potere di guardare oltre a tutto.

"Mi dispiace, ogni volta che dovrei aiutarti con lo studio finisco per riempirti la testa con i miei problemi" dissi, passando le dita nervosamente sulle cosce.

"Credo che il tuo problema sia nel pensare troppo. Perché non provi a concederti qualche distrazione?" osservò, dicendo per l'ennesima volta, la cosa giusta.

"Non ho hobby se è questo che intendi. La mia vita incasinata e lo studio occupano tutto il mio tempo per cui non saprei proprio cosa fare per distr-"

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