Capitolo 28

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Pov Christian






"Pronto?"

Dall'altra parte solo il silenzio, come accadeva ormai fin troppo spesso.

Quelle chiamate strane, continuavano imperterrite ad arrivare.

E ciò che poteva essere all'inizio uno scherzo, stava diventando stancante.

Sospirai e riattaccai, alzando lo sguardo a Derek che da dietro la tazza di caffè, mi guardava accigliato.

"Sai ho notato una cosa" esordì, inumettandosi le labbra.
"Se rispondo io, mamma, Aiden o qualcun altro, la chiamata si stacca subito. Quando invece rispondi tu, rimangono in linea"

Corrugai la fronte, incrociando le braccia al petto mentre lo fissavo negli occhi scuri.

"Quindi credi che abbiano a che fare con me?" domandai, dando voce alle sue teorie.

Scrollò le spalle, facendo una piccola smorfia.
"Può darsi, in ogni caso se questa persona non dice niente, non potremo mai saperlo" disse infine, riportando la concentrazione alla sua tazza, stretta tra le mani.

Lasciai vagare lo sguardo fino alla finestra, scuotendo la testa.

Ci mancava solo un psicopatico che chiamava in continuazione per sentirmi.

La mia attenzione, venne catturata da una voce all'ingresso, che conoscevo fin troppo bene.

Sfoggiai uno dei miei migliori sorrisi ed uscii dalla cucina, lasciando solo mio cugino per accogliere mio marito.

Percorsi di fretta i pochi metri che mi dividevano da lui, finché non me lo ritrovai davanti.

I piedi si incollarono sul pavimento, la mascella quasi precipitò a terra mentre gli occhi erano più che usciti fuori dalle orbite.

Rimasi a fissarlo con quell'espressione da pesce lesso, per chissà quanto.

"Aiden.." mormorai, non appena ritrovai l'uso della parola.

Mi rivolse un timido sorriso, liberandosi delle svariate buste che teneva tra le mani.

"Come sto?" domandò e come una molla scattai verso di lui, travolgendolo con talmente tanta foga da farlo barcollare all'indietro.

In pochi secondi lo avevo afferrato dal sedere, caricato addosso e mi ero avventato sulle sue labbra, come un cacciatore sulla sua preda.

Camminai alla cieca verso le scale che iniziai a salire, non staccandomi neanche un secondo dalle sue labbra morbide e calde.

Il brivido di eccitazione, che mi aveva attraversato nell'esatto momento in cui avevo posato lo sguardo su di lui, era bastato per risvegliare tutto al di sotto della vita.

Con qualche intoppo finalmente, riuscii ad arrivare nella nostra stanza e dopo aver superato l'ostacolo dei pochi gradini dalla porta alla torretta, potei facilmente raggiungere il letto su cui lo lasciai cadere di schiena.

"Cosa cazzo sei" sbottai, concedendomi ancora qualche secondo per guardarlo con le labbra schiuse dall'affanno e rosse per i baci.

Mi liberai in pochi attimi, dei vestiti che mi ricoprivano, rimanendo solo con l'intimo già molto fastidioso e stretto.

Quasi mi dispiaceva fare letteralmente fuori la camicia candita abbinata ai pantaloni eleganti, usati per l'ufficio ma non potevo trattenermi oltre.

Afferrai due lembi della camicia e con un brusco strattone, feci scattare tutti i bottoni in aria, causandogli un sussulto.

"Christian.." sussurrò mentre i miei occhi vagavano sul suo petto, soffermandosi all'aquila nera d'inchiostro, sui pettorali.

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