Capitolo 26

2.8K 244 8
                                    

Pov Ryan



Vederlo così impaurito e disorientato mi fece solo preoccupare ancora di più.

Non capivo come fosse finito lì e soprattutto perché, l'unico modo per scoprirlo era raggiungerlo così accelerai il passo fin quando non scattò improvvisamente a correre come una scheggia lungo il marciapiede.

Mi bloccai qualche secondo, giusto il tempo di imporre alle mie gambe di correre verso la sua direzione.

"Brayden! Brayden!" urlai a pieni polmoni, facendo rieccheggiare la mia voce nella strada buia.

Ma sembrava come se fosse in un altro mondo, come se non percepisse nulla fuorché la sua confusione.

La paura che potesse finire in mezzo alla strada senza rendersene conto, fece scattare ancora di più i miei muscoli, finalmente lo raggiunsi e riuscii ad afferrarlo per un braccio.

Dovetti stringere la presa con maggiore forza nel momento in cui iniziò a dimenarsi ancora più spaventato di prima.

"Brayden sono io! Ryan!" esclamai, puntando lo sguardo al suo viso su cui potei benissimo scorgere un segno rosso su una guancia.

Spalancò gli occhi scuri e mi fissò a lungo, con le labbra schiuse esattamente con le mie, nel tentativo di riprendere fiato dopo quella corsa estenuante.

"Ryan?" domandò con un filo di voce, insicura e tremante come se dovesse scoppiare in un pianto da un momento all'altro.

Annuii ed allentai la presa sul suo braccio per tirarlo delicatamente verso il mio petto, stringendo le braccia attorno al suo corpo minuto.

"Ma cosa ti è successo?" chiesi dolcemente, cercando di metterlo a suo agio il più possibile.

Per vari attimi rimase immobile, lasciandosi stringere passivamente per poi portare entrambe le sue piccole mani alla stoffa della mia maglietta che strinse nei pugni, scoppiando in lacrime.

Socchiusi per qualche secondo le palpebre, ripensando alla prima volta che lo avevo visto.

Le lacrime copiose scendevano dai suoi occhi, esattamente come adesso.

Mi sentivo uno stupido per non aver pensato che magari ci fosse qualcosa che non andava nella sua vita e questa era la dimostrazione più grande.

"Ehi, ci sono io qui sh calmati, non ti succede niente te lo prometto" sussurrai, alternando gentili carezze sulla sua schiena a dei baci tra i capelli.

Rimanemmo lì nel bel mezzo del nulla per un po', lasciando che si sfogasse sul mio petto, lasciando che si aggrappasse a me del tutto.

Solo quando i suoi singhiozzi cessarono e i suoi tremolii divennero meno frequenti, parlai di nuovo.

"Vuoi che ti porto a casa?" sussurrai, sperando almeno in una risposta questa volta.

Vidi il suo viso alzarsi per puntare gli occhi liquidi ai miei, scuotendo la testa energicamente.

Ci potevo leggere tante di quelle emozioni negative in quei specchi scuri, che un senso di angoscia si fece strada nel mio petto.

"Casa mia è qui vicino" dissi soltanto, sciogliendo quello strano abbraccio per poter racchiudere una delle sue piccole mani nella mia.

La pelle gelida al tatto mi causò un leggero brivido e ancora più urgenza nel tornare a casa.

Era impaurito, sconvolto, ferito e congelato, dovevo prima prendermene cura per avere delle risposte in seguito.

Non mi rispose, in compenso si aggrappò al mio braccio intanto che lentamente, gli facevo strada verso casa mia.

Mentre i nostri passi quasi sincronizzati, calpestavano l'asfalto, mi ritrovai a pensare cosa fosse successo al ragazzino se io non fossi uscito. Se avessi deciso di cucinare o fossi rimasto ancora dieci minuti in più nella camera oscura.

Keep Me SafeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora