Capitolo 17

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Pov Derek










Mi svegliai con qualcosa che mi vibrava sulla guancia, solo dopo qualche secondo realizzai fosse il telefono e che mi fossi addormentato con quel affare in viso, come spesso mi era capitato durante le ultime notti.

La voce di Sebastian mi rilassava a tal punto da cullarmi fino al sonno più profondo.

Emisi un grugnito infastidito nell'afferrare a fatica il telefono e premetti il tasto verde.

"Amore" sentii dall'altra parte con la sua voce calda e un sorriso spontaneo incurvò le mie labbra.

"Buongiorno" mormorai rotolando sulla schiena ed aprii lentamente le palpebre mettendo a fuoco la stanza fin troppo illuminata dai raggi solari.

"Ti ho svegliato? Scusa ma è mezzogiorno, ho dato per scontato fossi sveglio. Mi spiace amore" disse con un tono dispiaciuto che mi fece sorridere ancora di più.

Se a Buenos Aires era mezzogiorno qui dovevano essere le undici di mattina, perché avevo dormito così tanto?

"Ma no tranquillo amore, mi dovevo alzare prima o poi e svegliarmi con la tua voce beh, non potrei chiedere di meglio" risposi, poggiando una mano sullo spazio vuoto nel letto, uno spazio in cui dovrebbe esserci lui.

"Avevo voglia di sentirti anche solo per il buongiorno, ora devo scappare come al solito" sbuffò e mi limitai ad annuire, ricordando a me stesso il motivo per cui eravamo lontani.

Io un calciatore professionista, lui un modello star di tutte le copertine e un anno di relazione nella piena ombra.

Una decisione che avevamo preso entrambi per evitare di stare sulla bocca di tutti.

Ma ora a un anno di distanza, il nostro rapporto ormai solido, non può più rimanere segreto e solo nostro.

"Vai piccolo, ti chiamo io dopo.
Te quiero" lo salutai, materializzando nella mia mente il ricordo del suo sorriso.

"Yo tambien, con toda mi alma" rispose e proprio in quel istante la porta si spalancò.

"Sveglia!" urlò mio cugino entrando, puntò lo sguardo su di me e poi al telefono attaccato al mio orecchio.

Lo seguii con lo sguardo mentre si avvicinava e si buttava sul letto, facendomi rimbalzare al tonfo.

"Vamos a bailar, al mar e a pescar" disse a gran voce facendomi corrugare la fronte in un'espressione confusa.

"Eh?"

"Che c'è? So dire solo questo in spagnolo" si difese con una smorfia e sentii Sebastian scoppiare a ridere dall'altra parte del telefono.

"Sei tutto scemo" scossi la testa, tirandogli un leggero calcio e con un ultimo saluto chiusi la chiamata, riponendo il telefono sul comodino.

"Il mio compito qui è finito, vado a svegliare gli altri con i miei modi dolci" disse, sporgendosi a lasciarmi un bacio sulla fronte prima di alzarsi.

"Sì, ho notato che modi dolci" alzai gli occhi al cielo, tirandomi lentamente a sedere.

Lo vidi uscire dalla stanza e con la giusta calma, scesi dal letto per camminare fuori dalla camera.

Appena in corridoio, alzai le braccia per stiracchiarmi e destino volle che finii con incrociare Isabel diretta nella camera di Ines.

Lasciai ricadere le braccia sui fianchi, sforzandomi in un sorriso tirato.

Dire che da quando ero tornato mi trattava come se avessi qualche malattia rara, sarebbe stato un eufemismo.

Per alcuni motivi potevo capirla ma per altri, proprio no.

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