Capitolo 92

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Pov Jonathan



Aprii gli occhi, sussultando nella sedia e mi voltai di scatto verso William, comodamente seduto al mio fianco.

"Oddio, ho fatto un sogno orribile!" esclamai, slanciandomi verso di lui, per abbracciarlo.

"Cosa hai sognato?" mi chiese, tirandomi completamente sopra le sue gambe.

"Ero tornato sedicenne, ero a Londra e voi non c'eravate, anzi tu e Aiden eravate sposati! Stronzo" borbottai, colpendolo sul petto, causandogli una risata.

"Questo è il frutto di tutte le seghe mentali che ti fai" mi prese in giro, continuando però ad accarezzarmi.

Avrei voluto vedere lui, al mio posto!

"Dove sono gli altri?" sussurrai, notando solo facce sconosciute, nella sala d'aspetto.

"Sono in giro a curiosare"

Mi scostai per guardarlo in viso, allungandomi per posare le labbra su una sua guancia, ruvida di barba.
"Ovvero sono a guardare bambini, sognando di averne uno presto" mormorai, sorridendo contro la sua pelle.

"Tu non sogni di averne?"

Spalancai gli occhi, indietreggiando con la testa per fissarlo.
Avevo sentito bene o?..

"Vuoi un figlio?" chiesi in un sussurro, iniziando a credere che anche quello dovesse trattarsi di un sogno.

Si strinse nelle spalle, puntando gli occhi altrove, come se si sentisse in imbarazzo e dopo quattro anni, imbarazzato, non lo avevo mai visto.
"Non ci avevo mai pensato prima ma nell'ultimo periodo tra Ines e Christian, non si è parlato altro che di bambini. Derek e Max, hanno già James e Ryan ed Eric sono sposati da una vita, quanto credi che resisteranno?"

"Rimaniamo solo noi.." finii il discorso, rendendomi effettivamente conto, che saremmo stati gli ultimi ad avere un bambino.

"E quindi, vuoi avere un bambino subito? Io non chiedo altro, certo sarà un po' difficile con l'università di mezzo e.. I miei esami.. La tua palestra e dovremmo sistemare la villa perché.. È un casino ma okay.. Ho vent'anni.. Posso farlo.. Insomma.. Max ce l'ha fatta da solo benissimo.. E.."

"Jonathan"

Mi ammutolii al suo richiamo, tornando a guardarlo, con un'agitazione in corpo, che ricordava un campanello d'allarme.

Ero pronto? No.

"Non sto dicendo che dobbiamo avere un bambino subito, anzi, voglio aspettare ma se te ne sto parlando è perché ultimamente ci ho riflettuto tanto e vorrei che in futuro, tenessi in considerazione una richiesta" disse, stavolta più deciso, gli occhi blu che brillavano, bello da morire, anche sotto quella luce fredda.

"Quale richiesta?" domandai, intrappolando il labbro inferiore tra i denti, sentendo già l'emozione premere contro il petto, volendo uscire, facendomi piangere prima del tempo.

"Ovviamente sono a favore dell'adozione, so in prima persona cosa significa non avere una famiglia ma nell'ultimo periodo, riavvicinandomi a mio padre, ho notato una cosa.. Lui rivede in me la mamma e quel tipo di emozione che prova nel guardarmi, la vorrei sentire anche io un giorno.. Voglio che nostro figlio sia uguale a te, una creatura rara, voglio innamorarmi di nuovo, tutti i giorni, di voi due" sussurrò, posando la fronte sulla mia. Il mio respiro bloccato in gola, mentre tentavo di riprendermi da quell'uomo, che non smetteva mai di rigirarmi lo stomaco e tutti gli altri organi.

"Non osare piangere, altrimenti finirai le lacrime, per quando vedrai il piccolo Scott" aggiunse, notando le bastarde già scendere sulle guance.

"Stupido" borbottai, alzando gli occhi al soffitto, nel tentativo di ritornare lucido, giusto per togliergli quel sorriso compiaciuto dalle labbra.
"Non si fa così all'improvviso! Devi avvertimi almeno un anno prima, così io mi alleno per bene e poi non piango!"

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