Capitolo 31

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Pov Ryan








"Avanti" dissi semplicemente, appena sentii bussare alla porta dell'ufficio.

La mia scrivania era un disastro, varie foto la riempivano e non avevo la più pallida idea, di quali scartare e quali salvare.

"Sei molto indaffarato, vedo"

Trasalii sulla poltrona al suono della voce del mio capo, sapevo che fosse ancora in viaggio chissà dove e ora invece, era qui davanti a me, con uno sguardo scrutatore.

"Non mi aspettavo di vederla" risposi, alzandomi in piedi e notai con rammarico, che il suo sguardo non era più su di me, bensì sulle foto sparpagliate.

"Credo sia ora di passare al livello successivo, prima è meglio è" esordì, mandandomi in confusione.

Poggiai due pugni chiusi ai bordi della scrivania, schiarendomi la voce.

"Mi scusi ma non la seguo, cosa vorrebbe dire passare al livello successivo?" domandai, inumidendomi le labbra e per una piccola frazione di secondo, credetti che i suoi occhi furono catturati dal mio gesto ma accantonai subito quella supposizione, alquanto ridicola.

"Intendo la parte più bella di questo lavoro, mollare tutto, partire, scattare foto di scenari meravigliosi e ritornare a casa molto più ricchi dentro di prima"

Le sue parole erano molto accattivanti ma l'idea di dover partire mi allarmò non poco.

Sapevo che ciò che volevo fare, implicava dei viaggi ma non sapevo se fossi pronto a lasciare i miei amici, il lavoro e Brayden.

Dopo quella mattina a casa mia, non lo avevo più rivisto e né sentito, dato che non ci eravamo neanche scambiati i numeri di telefono.

Avevo sperato di incontrarlo qui, negli uffici di suo padre, ma non era mai venuto e una piccola parte di me, doveva ammettere che gli mancava.

L'altra parte era solo preoccupata per ciò che un ragazzino di appena diciotto anni, doveva subire completamente da solo.

"Non so se sia il momento adatto per me per partire" mi ritrovai a rispondere con un pizzico di insicurezza nella voce.

Mi fissò dritto negli occhi, lasciandosi andare in un profondo sospiro.

"So cosa significa divorziare, anche io lo feci quando ero molto giovane, esattamente come te. Ora non voglio entrare nella tua vita privata, non mi permetterei mai ma fidati che cambiare aria per un po', dedicandoti a tutt'altro, con non può che farti bene"

Una stretta allo stomaco nel parlare di divorzio, mi fece quasi cedere le ginocchia.

Il mio cervello era come in fase di negazione, come se Eric non mi avesse lasciato ma fosse solo lontano per il momento.

Stupido modo di affrontare la cosa, ricordai a me stesso.

"Si tratta solo di tre settimane. Pensaci su okay?" aggiunse, convincendomi ancora un po' di più.

Annuii e un ticchettio alla porta, attirò la nostra attenzione.

"Avanti" dissi ad alta voce e la porta si aprì, mostrando la segreteria del signor Jeffrey.

"Mi scusi se la disturbo signore ma sono arrivati dei clienti senza appuntamento e la richiedono urgentemente" ci informò con un tono dispiaciuto.

"Cavolo" sbottò Robert, dando un'occhiata all'orologio sul polso. "Devo andare a prendere mio figlio a scuola, l'autista è in ferie"

A quelle parole, le mie orecchie si drizzarono e senza che potessi rendermene conto, avevo già aperto bocca.

"Posso andare io a prenderlo" avevo detto, troppo velocemente, ottenendo uno sguardo confuso da Robert.

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