Capitolo 62

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Pov Ryan








"Chris, non dormi da due giorni, riposati un poco. Non riuscirai neanche a reggerti in piedi di questo passo" tentai di farlo ragionare, non appena riuscii a trascinarlo in camera.

"No, devo trovarlo" rispose come un disco rotto.

Ormai era la risposta ad ogni domanda.

"Stanno indagando tutti quanti, è notte fonda. Ti prego, mettiti a dormire qualche ora" lo pregai, sentendo poi la porta aprirsi.

Derek fece il suo ingresso in camera e pregai che riuscisse in qualche modo a far riposare Chris.

Si avvicinò a me, lanciando uno sguardo dietro le mie spalle e sospirò.

"Vai, ci penso io a lui. Lo faccio dormire, torna a casa, ci vediamo domani" disse sottovoce e nonostante non volessi lasciare Christian da solo, un po' di tranquillità gli avrebbe fatto bene.

Mi voltai, raggiungendo Chris davanti alla finestra e avvicinai il viso al suo, schioccando un bacio su una sua guancia.

"Ti voglio bene" sussurrai e finalmente portò gli occhi nei miei, accennando un'ombra di sorriso che servì a rincuorarmi.

Salutai Derek e lasciai i due cugini da soli per tornare velocemente al piano inferiore.

Ero stanco morto anche io e avevo bisogno di una doccia urgente.

In cucina, mi imbattei in Clara con il piccolo Caleb addormentato tra le sue braccia ed Eric.

Mi soffermai su di lui qualche secondo, la sua sofferenza era ben visibile.

Era il miglior amico di Aiden sin dai tempi dell'asilo, avevano passato infanzia e adolescenza insieme, due fratelli, divisi ora dalla crudeltà delle persone.

"Ryan, se stai tornando a casa, ti chiedo un passaggio che non mi va di chiamare un taxi" disse Clara, alzandosi con attenzione dalla sedia per non svegliare il piccolo.

"Sì certo, ti porto io" mi ofrii, notando come Eric, mi ignorasse bellamente, troppo concentrato sul suo bicchiere di plastica.

"Sei a piedi anche tu?" gli chiesi, ottenendo la sua attenzione.

"Sì ma chiamo un taxi, non preoccuparti" rifiutò velocemente, facendomi sospirare.

"Non mi costa nulla, dai. Vi accompagno tutti e tre" dissi infine, afferrando la sua giacca dal sedile per tirargliela addosso.

Dopo qualche altra protesta, si arrese e potei finalmente caricarli in macchina.

Era strano guidare con Eric accanto ma dovetti accantonare quei pensieri per non finire in qualche incidente.

Dopo una decina di minuti, raggiunsi l'appartamento di Clara e con un silenzioso saluto, la lasciammo sulla soglia di casa.

Mentre riaccendevo la macchina e poggiavo le mani al volante, diedi una rapida occhiata al passeggero accanto al mio sedile.

Teneva la testa poggiata sul finestrino, le palpebre chiuse e le labbra leggermente aperte.

Le lunghe e nere ciglia arrivavano agli zigomi e le sue labbra, sembravano più rosse del solito.

"Sei sconvolto" fu la mia affermazione.

Uscii dal parcheggio per addentrarmi nella strada principale e strinsi con forza il volante, formulando una frase che non avrei mai potuto credere di dire.

"Non puoi rimanere da solo in queste condizioni, ti porto da Andrew"

Anche se ero voltato completamente verso la strada, avevo sentito benissimo il suo sussulto nel sedile.

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