Pov Jonathan
Due calde labbra sul retro del collo, mi portarono via dal mio sonno profondo.
Mi sentii disorientato non appena aprii gli occhi, trovandomi nella mia camera da letto.
Lanciai un'occhiata all'orologio che segnava poco più delle sette del mattino e mi resi conto che William, aveva fatto tutta quella strada per vedermi.
"Che ci fai qui? È presto" mormorai, voltandomi pigramente su un fianco, incrociando così, gli occhi blu più belli del mondo.
"Avevo voglia di vederti, ieri non siamo stati insieme" spiegò, sporgendosi per far scontrare le nostre labbra, in un dolce bacio a stampo.
Se solo mi chiedessi di venire a vivere con te, pensai, abbassando lo sguardo alla sua maglietta.
Ormai erano tre anni che stavamo insieme, ne avevamo passate di cotte e di crude e per finire, la maggior parte delle mie cose, erano nel suo appartamento da anni.
Non volevo imporgli la mia presenza ma era frustrante e inutile, dovermi dividere tra l'università, casa mia e il suo appartamento.
Ora per trovare qualcosa che perdevo, dovevo spostarmi da una parte all'altra della città, una cosa assurda e che ahimè, era già capitato con un libro d'esame.
"Cosa c'è? Ti sei rabbuiato" attirò la mia attenzione, accarezzandomi dolcemente una guancia.
Con tutto quello che stava passando, i miei pensieri non erano nulla a confronto, eppure quella, era una cosa su cui rigurginavo da tempo.
"Nulla, pensavo a quella volta in cui persi quel libro che dovevo studiare" scrollai le spalle e notai il suo sorriso divertito sulle labbra.
"Eri uscito completamente fuori di testa, meno male che alla fine l'abbiamo trovato, tra le mie mutande, se non sbaglio" ridacchiò, scuotendo il capo e rimasi ad osservarlo.
"Come mai pensavi al tuo libro perduto di prima mattina? Hai un esame?" domandò, accostandosi maggiormente al mio corpo.
Negai con la testa, allungando una mano al suo petto che accarezzai, lisciando le pieghe della maglietta.
"Non avrei perso tutto quel tempo a cercarlo se avessi avuto meno spazio a disposizione" sussurrai, mantenendo lo sguardo fisso alle mie dita che disegnavano linee immaginarie, sulla stoffa candida.
"Cosa intendi?" chiese e alzai lo sguardo verso il suo, trovandolo leggermente accigliato.
Mi inumidii le labbra, provando un certo nervosismo all'altezza del petto.
"Intendo che se mi trasferissi da te, saprei dove potrebbero essere le mie cose. Ci vedremmo tutti i giorni, dormiremmo tutte le notti insieme e nessuno dovrebbe farsi tutti questi chilometri, specialmente di prima mattina" ebbi il coraggio di dire, dopo chissà quanto tempo.
Ormai anche i muri si chiedevano perché non vivessimo insieme, non abitavamo così tanto vicini da non aver bisogno di questo cambiamento, come faceva a non rendersene conto.
Aspettai in silenzio una sua risposta, sperando di non aver detto qualcosa di sbagliato e che entro la giornata, potessi avere quella grande soddisfazione.
Rotolò, sdraiandosi di schiena sul materasso e puntò lo sguardo al soffitto, mettendomi ancora di più sulle spine.
"Non lo so, cioè così ognuno ha i suoi spazi e non siamo come quelle coppie che stanno sempre insieme, siamo giovani" rispose, stringendosi nelle spalle e una stretta allo stomaco, mi fece sentire uno schifo.
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Keep Me Safe
Teen FictionTre anni sono passati dalla pubblicazione di 'There you'll be' il libro di Christian Scott per sua madre Rachel Whitie Scott. Cosa sarà cambiato? Sequel di 'Everywhere where I am there you'll be'. STORIA A TEMATICA OMOSESSUALE.