Capitolo 86

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Pov Jonathan







Concentrato com'ero sullo schermo del telefono, non mi resi conto di una persona sul mio tragitto, intenta a fare la stessa cosa e inevitabilmente, finimmo col scontrarci.

L'impatto mi fece barcollare all'indietro mentre lui rimase impassibile nella sua posizione, affrettandosi ad acciuffarmi per un braccio prima che finissi contro l'asfalto.

"Ma stai attento pulcino" mi riprese con un tono canzonatorio, beccandosi un'occhiataccia.

"Guarda che tu devi stare attento, dato che sopporti la spinta mentre io potevo finire col spaccarmi la testa in due!" sbottai per poi saltargli addosso, obbligandolo a sostenermi.

"Mi sei mancato!" esclamai accanto ad un suo orecchio,  ridendo poi per il pizzicotto che ricevetti su un fianco.

"Amoreggiate un po' di meno, sono un marito geloso io" disse Aiden, passandoci accanto, tutto ben vestito e pronto ad andare in ufficio.

"Stai tranquillo, ti ho già tradito un paio di volte questa settimana, mi trattengo fino alla prossima" scherzò Chris, continuando a stringermi in quello strano abbraccio.

"Divertiti allora!" urlò di rimando, prima di entrare in auto e partire.

Una volta soli, pensò bene di uscire dal vialetto con me attaccato stile piovra al suo busto, come se fosse del tutto normale.
"Non mi metti giù, scusa?"

"Nah, nessuno mi vieta di camminare con un pulcino in braccio" rispose e sorrisi contro l'incavo del suo collo, inspirando quel profumo che mai avrebbe cambiato.

Nonostante ciò, mi divincolai finché i miei piedi non toccarono terra e mi strinsi al suo fianco mentre un suo braccio mi circondava le spalle.

"Non ti ho chiesto come stai" borbottai, corrucciando le labbra, prima di alzare il viso e osservare il suo bel profilo.

La sua mano scivolò dalla mia spalla alla nuca, risalendo tra i capelli con cui iniziò a giocare, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé.

"Me la cavo, è ciò che faccio sempre, no?" osservò, voltandosi verso di me e accennando un sorriso bianco che non includeva gli occhi, dietro i quali leggevo un enorme tormento.

Ed io, nel mio piccolo, non potevo aiutarlo in nessun modo, non sapevo come farlo sentire al sicuro.

Afferrai un suo braccio e lo trascinai verso la prima panchina disponibile.
"Abbiamo camminato per un paio di metri e già vuoi sederti?"

Ignorai le sue parole, posando i palmi sul suo petto per spingerlo, finché non si lasciò andare a sedere contro il legno.

Subito gli fui addosso, incastrandomi a lui come meglio potevo, unendo gambe e braccia, stritolandolo con tutta la mia forza.

Christian mi osservò leggermente stranito prima di sbuffare una risata e avvolgere entrambe le braccia attorno la mia vita.
"Ma di quanto amore hai bisogno, pulcino?"

"Tanto! Ma anche tu ne hai bisogno, sei triste e non mi piace quando sei triste" mormorai, sporgendo il labbro inferiore che venne prontamente afferrato dalle sue dita e tirato all'inverosimile.

"Non devi preoccuparti per me, occhi d'oro" sussurrò, picchiettando la punta del mio naso con un dito.

Corrugai leggermente la fronte nel sentire il nomignolo del tutto nuovo.
"Occhi d'oro? Cos'è un nuovo soprannome?"

Scrollò le spalle, affondando ancora una mano tra i miei capelli per scompigliarli.
"Non credo ti chiamerò mai Jonathan, fattene una ragione"

"Mi va bene così, giuro! Anche da ottantenni" ridacchiai prima di bloccarmi nel sentire il suono del telefono.

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