Capitolo 75

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Pov Max








Rabbrividii di freddo, nell'attesa che qualcuno mi venisse ad aprire, a casa Scott.

Dopo poco, la porta si aprì, facendomi trovare davanti il dolce sorriso di Jessica.

"Ehi tesoro, entra, si muore di freddo fuori" mi accolse nella villa e non persi tempo a domandarle di suo figlio.

"Derek è di sopra?"

Lei annuì e senza aspettare altro, corsi al piano superiore, puntando nella stanza del mio ragazzo.

Era assurdo che non si fosse fatto vedere né sentire per quasi due giorni.

Spalancai la porta e i miei occhi schizzarono fuori dalle orbite, paralizzandomi esattamente dov'ero mentre quelle due valigie aperte al centro del letto, continuavano a rimanere lì.

Sentii dei passi e Derek sbucò fuori dal bagno, fresco di doccia, con un asciugamano al collo, il petto in bella mostra e una tuta addosso.

"Cosa sono?" domandai con un filo di voce, alzando la mano tremante per indicare ciò che occupava il suo materasso.

Si voltò a guardare in quella direzione e riportò l'attenzione su di me, afferrando l'asciugamano per riprendere a frizionare i capelli umidi.

"Vado in Argentina per un paio di giorni, il mio agente mi sta addosso. Se non annullo il contratto che ho con loro, non me ne posso procurare un altro qui. In più devo organizzare il trasloco e vendere la casa, insomma parecchie faccende" spiegò con tutta tranquillità.

Un profondo cipiglio mi nacque in fronte, confuso non tanto per ciò che stava dicendo ma per il comportamento.

"Ho capito, ma non ti sei fatto sentire per un giorno intero e non mi hai detto nulla del viaggio" aserii, incrociando le braccia al petto.

Era più che evidente che fosse accaduto qualcosa o che gli avessi involontariamente fatto qualcosa, tutto quel distacco, non era da lui.

"Te lo sto dicendo ora" ribatté, con fare ovvio, facendomi sospirare.

Chiusi la porta alle mie spalle e lentamente lo raggiunsi, bloccandolo per un braccio.

"Derek mi spieghi che c'è? L'altra sera sei andato via in un modo strano, poi non ti sei fatto vivo. Vuoi seriamente partire e lasciarmi qui con questi dubbi?" provai con un tono dolce, incatenando lo sguardo con i suoi occhi scuri.

E mentre lo fissavo, un'idea si insinuò tra i miei pensieri, causandomi un brivido di paura, lo stesso che mi aveva travolto nel vedere le valigie.

"Sei arrabbiato perché a causa mia molli la tua vita in Argentina? Hai avuto dei ripensamenti? Io.. Mi dispiace.. Non voglio che rinunci.." iniziai a blaterare senza senso parole sconnesse, venendo poi bloccato dolcemente.

"Non ho dubbi o ripensamenti riguardanti l'Argentina. Il mio posto è qui" ribatté, senza ombra di dubbio.

Ma se non era quello che lo infastidiva, doveva esserci un altro motivo.

Mi avvicinai, poggiando le mani sui suoi fianchi, stringendoli appena tanto da fargli addolcire leggermente lo sguardo.

"Allora cos'hai amore?" sussurrai, annullando la distanza tra di noi, toccando il suo petto nudo con il mio e guardandolo dal basso.

Sospirò appena e non resistette alla tentazione di affondare una mano tra i miei capelli, facendoli scorrere tra le dita e stringerli alla nuca.

"Sono solo un po' giù. Vederti così emozionato per James che finalmente ti ha chiamato papà è stato bellissimo tanto quanto triste. Voi due siete una famiglia e anche se voglio un bene dell'anima a quel bambino, lui è e sarà tuo, non mio. Ho sempre immaginato una famiglia con te e ora tu ne hai una per conto tuo ed io non ne faccio parte, me ne sono reso conto l'altra sera più che mai. Vorrei tanto anche io sentire ciò che hai provato tu ma non è così per il momento e devo farci l'abitudine" ammise, con gran fatica, sfuggendo dal mio sguardo, quasi lo imbarazzasse troppo parlarne.

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