Capitolo 41

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Pov Isabel







"Dio mio che ansia! Non stavo così dagli esami dell'ultimo anno!" esclamai, scendendo di corsa gli ultimi gradini delle scale, seguita da Max.

"Rilassati, andrà bene" cercò di rassicurarmi con scarsi risultati.

Quando quella mattina, mi era arrivato un messaggio da un numero sconosciuto, che diceva di andare il pomeriggio al locale, mi era preso un mezzo infarto.

"Non so fare un cazzo, mi sbatteranno fuori ancor prima di aver iniziato. Ti rendi conto? Per non parlare del fatto che l'ultima volta che ho visto il mio capo, ci siamo scannati" raggiunsi velocemente la cucina, dove avevo lasciato la mia borsa.

"Avete due caratteri duri" osservò, facendomi alzare gli occhi al cielo.

"Già, questo vuol dire solo una cosa. Se lo porto all'esasperazione, mi licenzia, se mi porta all'esasperazione, lo insulto nei peggiore dei modi e mi licenza. In ogni caso finisco a fare la barbona sotto i ponti" mi lamentai, aprendo di scatto la borsa per controllare che ci fosse tutto.

"Non stressarti così, sono sicuro che troverai il modo di sopportare quel tizio" replicò e scrollai le spalle, alzando lo sguardo nella sua direzione.

"Tu invece, quando hai intenzione di chiamare il vecchio per accettare il lavoro?" domandai, appoggiando una mano sul fianco.

Erano giorni che rimandava senza un motivo apparente ed io sapevo che voleva accettare, sin da quando me lo aveva raccontato.

"Ci sto ancora pensando" tentò di difendersi ma con me, non funzionavano quelle banali scuse.

"Tesoro, tu ci hai pensato per i primi dieci minuti, dopodiché avevi già deciso. Stai solo aspettando che arrivi qualcuno a dirti che è una cattiva idea, così ti puoi aggrappare a quello, per rinunciare. Ma nessuno verrà a dirtelo perché tutti noi, pensiamo che ce la farai"

Ottenni un sospiro da parte sua e uno sguardo, truce subito dopo.

"Smettila di psicanalizzarmi" borbottò, sporgendo il labbro inferiore in un leggero broncio.

"Ti conosco meglio di quanto conosca me stessa, se non vuoi essere psicanalizzato, fai la cosa giusta per te e augurami buona fortuna" dissi, afferrando la borsa e avvicinandomi a lui, per stampargli un bacio su una guancia.

"Buona fortuna, stai calma e fammi sapere come va" mi regalò un sorriso e con quel ultimo incoraggiamento, uscii, andando in contro al mio destino.




**


Il locale era come me lo ricordavo, se non con qualche luce e tavolo in più.

I stupendi ballerini, passavano da una parte all'altra, solo una minuta ragazza lavorava al bancone, sistemando dei bicchieri.

Camminai in quella direzione, fin quando una fastidiosa voce, non mi fece bloccare sui miei passi.

"Eccola qua la novellina" esclamò, attirando l'attenzione di tutti, che si posò direttamente su di me.

Fantastico, pensai, doveva mettermi in imbarazzo nel mio primo giorno.

"Hai pensato a cosa saresti buona a fare qui dentro?" domandò con la solita faccia da schiaffi e lo maledii ancora una volta, per aver messo su quel teatrino davanti a tutti.

Ora ero la tipa nuova che non sapeva fare un cazzo, magnifico.

"Ho detto che posso fare di tutto per cui, scegli tu" replicai a tono, incrociando le braccia sotto al seno.

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