Capitolo 71

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Pov Christian




"Ciao Chris.." mormorò la donna dalle sembianze di colei che mi aveva messo al mondo ed era morta cinque anni fa.

Non poteva essere realmente davanti ai miei occhi, lei non esisteva più. Cosa stava succedendo?

"Tu non sei reale, non puoi esserlo. Sto impazzendo? Tu sei morta. Cosa cazzo sei, un fantasma?" sbottai, iniziando a farneticare fuori di me.

I suoi occhi, verdi come i miei, erano lucidi di emozioni troppo vive e reali per essere solo frutto della mia fantasia.

Sentii le ginocchia quasi cedere, il mio cervello completamente in tilt, cercava di elaborare tutto ma il cuore batteva contro la gabbia toracica, felice in qualche modo di averla davanti.

"Non sai quanto mi dispiace ma era l'unico modo, io dovevo sparire dalle vostre vite o vi avrebbero fatto del male. Non avevo altra scelta e non sai quanto io soffra, ogni giorno, per la tua mancanza" iniziò a dire, confondendomi soltanto di più.

Alzai una mano, bloccandola e presi fiato, avvicinandomi a passi lenti, alla panchina rovinata, su cui mi lasciai cadere, stremo di forze.

Fissai per interi minuti le foglie secche sotto i miei piedi e di nuovo, alzai lo sguardo verso gli occhi verdi freddi come il ghiaccio, identici ai miei.

"Tu sei viva?" mormorai in un sussurro, quasi volessi una dannata conferma perché non mi fidavo granché delle mie percezioni, in quel momento.

"Sì" rispose, torturandosi le dita, come suo solito, quando era nervosa.

Tentai di rimettere insieme i pezzi ma come potevo? Avevo perso mia madre cinque anni prima, il dolore che avevo provato era simile a metà cuore strappato dal petto.

Ero diventato freddo, apatico, stronzo, una persona orribile, immersa nel dolore per aver perduto la persona più importante della sua vita.

E ora lei, spuntava magicamente, facendomi rendere conto di aver vissuto in una bugia per gran parte della mia adolescenza.

Di essere diventato un mostro per nulla.

Mentre io urlavo al cielo che era stato ingiusto e che avevo bisogno di lei, lei era chissà dove.

"Perché?" sussurrai, sentendo un groppo in gola e una confusione in testa e dentro il cuore, terribile

Si avvicinò di poco, venendo illuminata dalla luce del lampione rotto.

Ora potevo vedere le sue lacrime, potevo notare come tremava e nonostante ciò, non sentivo il bisogno di alzarmi e stringerla in un abbraccio.

Non riuscivo a provare niente se non quel groppo in gola, completamente sconvolto.

"Lascia che ti spieghi, okay?"
Venne a sedersi accanto a me ma a debita distanza.

"Quando iniziai a scrivere il mio libro, Samantha mi portò ad alcune cene per farmi conoscere da varie case editrici e proprio a una di queste cene, fui avvicinata da un uomo. Un uomo ricco e potente, non gli interessava del mio libro, puntava a me, finché non divenni un'ossessione. Tentai di risolvere la cosa, mantenendo tutto nascosto a tuo padre e alla fine quasi decisi di chiamare la polizia per farla intervenire ma scoprii qualcosa di molto più grosso.
Quest'uomo era a capo di un clan mafioso russo molto potente e fluente. Iniziarono le minacce, per tuo padre e per te e io dovevo proteggervi in qualche modo e l'unica maniera, era lasciarvi. Ma so che non avresti capito se ti avessi lasciato così da un giorno all'altro. Non potevo farlo, non me la sentivo.."

"Così hai finto la tua morte" finii io per lei, vedendola con la coda dell'occhio, annuire lentamente.

Una rabbia cieca si impossessò del mio corpo, facendomi stringere le dita al bordo della panchina.

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