Capitolo 46

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Yesterday's gone and
Tomorrow's come way too fast
You were my first love
California, my last.

Now I'm wide awake
Thinking of you with every breath I take
And I'm up before you in Pacific Standard time
Trying to find the words to write a perfect rhyme
And it's such a crazy hour
But I just can't get you off my mind
Just can't get you off my mind.






Pov Christian







"Alla fine Sebastian si è rivelato per quello che è, un ragazzo molto intelligente, oltre agli altri suoi pregi. Sei tu l'idiota" dissi con noncuranza, ottenendo uno sguardo truce dal mio amato cugino.

"Sarebbe questo il tuo modo di consolarmi?" borbottò, facendomi scrollare le spalle.

"Giuro che ci sto provando ma non riesco proprio a negare l'evidenza. Sei un cretino punto" mi difesi, confermando l'ovvio.

Alzò gli occhi al cielo e mi ignorò, puntando lo sguardo altrove.
Notai come la sua espressione cambiò man mano che si perdeva in chissà quali pensieri, rabbuiandosi.

"Stai davvero così male per lui?" domandai, ottenendo nuovamente la sua attenzione.

Si lasciò sfuggire un lungo sospiro e alzò le spalle, continuando a fissare un punto indefinito sul pavimento.

"È per tutto" rispose, facendomi accigliare e scattai sull'attenti.

C'era molto di più dentro di lui che lo turbava e Derek, nonostante non volesse affatto scoprirsi in paure e insicurezze, aveva bisogno di tirarle sempre fuori, anche se ciò significava scavare a fondo.

"Tutto cosa? Tuo padre e William? Max?" azzardai con calma, avvicinandomi quel che bastava per fargli percepire che ero lì fisicamente e con l'anima, pronto ad aiutarlo in qualsiasi sconforto avesse.

Scosse la testa, negando quelle domande che mi sembravano più ovvie.

"Io che ho deciso di realizzare il mio sogno" ammise in un sussurro più che udibile.

Era la prima volta che metteva in discussione la sua carriera calcistica, tutto ciò che aveva sempre desiderato o almeno, era la prima volta che me ne rendevo conto.

Il che, mi spiazzò totalmente, come era possibile che mettesse in dubbio la sua passione, ciò che lo faceva stare bene e ciò, per cui aveva lottato e sacrificato tanto.

"Perché questi dubbi? È bellissimo il fatto che tu abbia raggiunto da solo tutti i tuoi obiettivi, dovresti esserne più che soddisfatto" tentai, poggiando una mano sulla sua spalla che strinsi leggermente.

"A che scopo? Ho lasciato la mia casa, la mia famiglia, il mio amore per andare a realizzare un sogno da solo. Mi sono allontanato così tanto che ora qui non mi sembra neanche più di farne parte. Sono cresciuto per i cazzi miei e nessuno apprezza ciò che sono diventato"

Ogni sua parola, era come un pugno dritto allo stomaco.
Non avevo la più pallida idea di come poteva sentirsi, di come ritornare a casa dopo un tempo così lungo, potesse fargli venire dubbi tali da sentirsi un estraneo.

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